La notte di Capodanno le forze armate ucraine hanno inferto un durissimo colpo al nemico: un attacco missilistico contro una base russa a Makiivka, nel Donbass, che ha provocato una strage. Per Kiev sarebbero 400 i soldati uccisi, mentre Mosca ha parlato di 63 vittime. Ma comunque si è trattato di una delle maggiori perdite in una singola operazione da quando è iniziata la guerra.
Sul fronte opposto, Kiev e diverse altre zone del Paese sono state colpite per il terzo giorno consecutivo da missili e da droni di fabbricazione iraniana. I dettagli sul raid nella città di Makiivka, nella zona del Donetsk occupata, sono stati forniti dal ministero della difesa di Mosca: gli ucraini hanno lanciato sei missili, utilizzando le batterie americane degli Himars, contro un edificio adibito a “centro di schieramento temporaneo” dell’esercito russo. Due sono stati abbattuti, ma quattro hanno centrato il bersaglio, uccidendo “63” soldati.
Lo stato maggiore di Kiev ha confermato di aver “distrutto o danneggiato fino a 10 unità di equipaggiamento militare nemico di vario tipo”, ma da altre fonti militari sono rimbalzate notizie di un bilancio pesantissimo di vittime. Oltre 400 soldati uccisi e 300 feriti mentre stavano festeggiando a tavola l’arrivo del nuovo anno. Al di là delle cifre, i social filo-russi hanno ammesso perdite “significative”. Igor Girkin, ex colonnello del Fsb e blogger militare molto seguito, ha spiegato che l’edificio colpito dai raid è stato “completamente distrutto”, tanto più che le munizioni immagazzinate all’interno avrebbero amplificato la portata dell’attacco.
Le vittime erano principalmente riservisti mobilitati di recente, ha aggiunto il falco nazionalista, che ha criticato aspramente i comandi russi per questa debacle. L’attacco ucraino sarebbe stato possibile intercettando la posizione dei soldati nemici grazie alle loro comunicazioni con i cellulari su linee non criptate. Ma secondo Girkin, questa spiegazione serve solo a scaricare la colpa di quanto accaduto sulle vittime e non sui comandanti, che hanno deciso di piazzare così tanti soldati in un edifico non protetto, alla portata da missili Usa.
La notizia del blitz ucraino sulla base russa è arrivata nel terzo giorno consecutivo in cui le truppe di occupazione hanno condotto raid con missili e droni su Kiev. Nella regione della capitale sono stati riportati danni alle infrastrutture energetiche, con interruzioni di corrente. Attacchi russi sono stati segnalati anche negli oblast di Zaporizhzhia, Dnipropetrovsk, e Kherson, ma le difese anti-aeree hanno fatto ancora una volta un ottimo schermo, abbattendo 41 droni e un missile.
E non ci sono state vittime (rispetto ai 5 morti e alle decine di feriti del fine settimana). Sul terreno, i combattimenti appaiono concentrati nel Donbass. Nella regione di Lugansk i due eserciti si contendono il controllo dell’autostrada a nord di Kremina, che è una zona chiave per il rifornimento delle truppe di invasione. Nel Donetsk prosegue la battaglia per la città strategica di Bakhmut. Probabilmente il punto più caldo del fronte, dove si registrano perdite ingenti da entrambi gli schieramenti.
Nel frattempo, gli ucraini non rinunciano a colpire oltreconfine, come dimostra il raid condotto con un drone nella regione russa di Bryansk, che ha provocato danni alla rete elettrica. A Kiev anche nel 2023 si conterà sul massiccio sostegno dell’occidente per alimentare la controffensiva. Lo ha sottolineato Volodymyr Zelensky, dopo una telefonata con Ursula von der Leyen.
“Siamo al vostro fianco per tutto il tempo necessario, attendo con ansia di incontrarti di nuovo presto in Ucraina”, ha sottolineato la presidente della Commissione Ue, comunicando che a breve “inizieremo a erogare il pacchetto di aiuti da 18 miliardi”, che includono mezzi per superare l’inverno. I due leader hanno fatto anche il punto in vista del vertice Ue-Ucraina, in programma il 3 febbraio.