Collegati con noi

Cronache

Ponte di Genova, è iniziata la demolizione: giù i primi manufatti

Pubblicato

del

E’ iniziata la demolizione sotto al ponte Morandi crollato il 14 agosto a Genova. Di primo mattino una pinza meccanica ha rotto il tetto e un muro di un edificio dell’Amiu sotto al moncone ovest. Entro breve si comincera’ a smontare il viadotto. “La demolizione ha un valore simbolico enorme ma anche uno reale – spiega il commissario Bucci -, si inizia a demolire veramente come nei piani”. La macchina prosegue il lavoro ma Bucci corre sulla sponda opposta del Polcevera e con il governatore Toti sposta dalla carreggiata la transenna che chiudeva via Perlasca, riaprendo al transito una delle strade strategiche per il quartiere isolato dal crollo. Sono sparite le macerie di una pila. Il commissario non si ferma: domani, o al piu’ tardi lunedi’, annuncia, parte la “lettera fondi” per chiedere ad Aspi le risorse per ricostruire e per le case di sfollati e imprese, “circa 400 milioni piu’ iva”. Aspi ha 30 giorni per rispondere. Sui tempi e le esigenze delle indagini Bucci ribadisce il dialogo con la procura: “Il Procuratore ha ragione, ci sono richieste specifiche dei periti e sta a noi trovare il modo per rispettarle. In pochi giorni daremo i dettagli della demolizione”. Anche il cardinale Bagnasco invita a rifare il ponte in fretta e il governatore Toti sottolinea che non e’ importante rimanere impiccati alle date, ma – dice – “Credo che nella primavera del 2020 il viadotto possa essere inaugurato”. E comunque, sottolinea “quando torneremo con la memoria a questi giorni sara’ un ottimo esempio di come la politica e le istituzioni abbiano saputo rispondere ai bisogni della citta’” e ricorda le cose fatte (riapertura ferrovia, strade, case a sfollati). Il procuratore ribadisce che e’ “interesse comune portare giustizia e ridare a tutta la citta’ quello che c’era prima e anche meglio. Per i tempi occorrera’ che i periti del gip incontrino le imprese della demolizione” per avere a febbraio “un accordo sulle esigenze”. Si rinforzeranno le pile e i periti potranno salire sui tronconi per ispezioni e carotaggi. Il capo degli investigatori sara’ vicino ai parenti delle vittime alla messa di Natale con il cardinale Bagnasco a Certosa. “Saro’ soprattutto vicino ai parenti delle vittime, a loro prometto il massimo impegno per arrivare alla verita’ e rendere loro giustizia. In questo Paese spesso la sicurezza viene posposta al tema del profitto”. In Consiglio comunale nel frattempo si tiene una seduta sul ponte dove Bucci annuncia che “la zona arancione che potra’ usufruire di ammortizzatori sociali e indennizzi speciali per i danni sara’ estesa ai tre municipi Centro Ovest, Medio Ponente e Valpolcevera”. “Entro domattina – ha detto Bucci – pubblicheremo un decreto con le aree nera, che corrisponde alla demolizione, rossa, arancione e la zona franca urbana, che coincide con cinque comuni: Campomorone, Sant’Olcese, Mignanego, Ceranesi e Serra Ricco’”. In serata si chiude senza troppi ostacoli la partita delle acquisizioni delle case degli sfollati da parte della struttura commissariale, passaggio necessario per sbloccare gli indennizzi.

Advertisement

Cronache

Polizia scopre nel Milanese l’arsenale della Curva Nord

Pubblicato

del

Un deposito di armi, che si reputa possa essere l’arsenale della Curva nord interista, è stato scoperto dalla Polizia a Cambiago, nel Milanese. In un capannone, indagando su un ultras che sarebbe legato ad Andrea Beretta, l’ultrà nerazzurro in carcere per l’omicidio di Antonio Bellocco, altro capo della Curva, sono stati sequestrati pistole, kalashnikov, bombe a mano e molti proiettili.

Secondo quanto si apprende, all’arsenale gli investigatori milanesi sono giunti la scorsa notte, seguendo la traccia di una proprietà immobiliare di Beretta che però era nella disponibilità di una altra persona, un ultras a lui vicino.

La questura di Milano non commenta, non conferma e non smentisce le notizie relative all’operazione di Polizia che ha portato alla scoperta di un arsenale in un deposito nel Milanese che sarebbe riconducibile alla Curva Nord nerazzurra.

Continua a leggere

Cronache

“Bomba Sinner”: un’invenzione giornalistica che alimenta il mito dei botti illegali

Pubblicato

del

La “bomba Sinner”, il nuovo ordigno di Capodanno sequestrato dai carabinieri in un appartamento di Pozzuoli, è solo l’ultima trovata di un fenomeno mediatico e sociale che va ben oltre la cronaca. Il nome, che richiama il tennista altoatesino Jannik Sinner, si unisce alla lunga lista di fuochi d’artificio illegali battezzati con appellativi accattivanti come “Maradona”, “Scudetto” o “Kvara”. Ma mentre questo genere di denominazioni richiama una sorta di “marketing” dei botti, è impossibile non notare come perpetui luoghi comuni pericolosi e pregiudizi su Napoli e il suo rapporto con l’illegalità.

La realtà dietro la “bomba Sinner”

Il nome non ha nulla a che vedere con il campione di tennis, ma sfrutta l’immaginario di esplosività associata al suo talento sportivo. La realtà, però, è ben diversa: si tratta di un ordigno pericoloso e illegale, capace di causare mutilazioni o peggio. L’ordigno, insieme ad altri 486 petardi illegali, è stato sequestrato dai carabinieri nell’abitazione di un 24enne incensurato a Pozzuoli, trasformata in una vera santabarbara. Materiale esplosivo per un totale di 50 chili era conservato in condizioni precarie, mettendo a rischio non solo l’incolumità del giovane, ma anche quella dei suoi vicini.

Un marketing pericoloso e la complicità dei media

La “bomba Sinner” e altri ordigni illegali sono promossi su piattaforme come Telegram, TikTok e Instagram, dove la vendita e distribuzione si sviluppano con logiche da e-commerce. I nomi accattivanti, però, non sono solo una trovata degli stessi produttori, ma trovano amplificazione nei media, che trasformano questi episodi in sensazionalismo, anziché sottolinearne i rischi. È qui che si insinua una responsabilità più ampia: invece di denunciare con forza il pericolo dei botti illegali, si finisce per rafforzarne la “fama”, perpetuando un’attrazione malsana verso questi prodotti.

Il perpetuarsi dei pregiudizi su Napoli

La narrazione che emerge da episodi come quello della “bomba Sinner” alimenta stereotipi radicati su Napoli e la Campania come luoghi di illegalità e anarchia diffusa. I nomi dei botti – da Maradona a Kvara – sono spesso legati a simboli locali, trasformando un problema grave in un racconto folkloristico che fa leva su luoghi comuni. In realtà, Napoli è una città con un tessuto sociale e culturale straordinario, che spesso lotta contro queste narrazioni riduttive. Collegare automaticamente l’illegalità a simboli della cultura partenopea non fa che danneggiare l’immagine di un territorio già troppo spesso vittima di pregiudizi.

Un problema nazionale, non locale

È importante sottolineare che il fenomeno dei botti illegali non è un problema esclusivamente napoletano. Gli ordigni sequestrati a Pozzuoli erano destinati anche al mercato tedesco, dimostrando che si tratta di un commercio organizzato su scala ben più ampia. Ridurre la questione a un “problema di Napoli” non solo ignora la complessità del fenomeno, ma ostacola una reale presa di coscienza e interventi efficaci.

L’urgenza di un cambiamento culturale

Il fenomeno dei botti illegali rappresenta un rischio concreto per la sicurezza pubblica e un problema culturale. Ogni anno, questi ordigni causano gravi ferite, amputazioni e persino vittime. Serve un cambio di paradigma: da una narrazione che esalta nomi e appellativi dei botti, si deve passare a una comunicazione che ne evidenzi i pericoli, senza alimentare inutili sensazionalismi.

La “bomba Sinner” non è solo un ordigno pericoloso: è un simbolo di come il sensazionalismo e la superficialità possano alimentare pregiudizi e ignorare il vero problema. Napoli merita una narrazione diversa, che metta in evidenza la lotta quotidiana di tanti cittadini contro l’illegalità, piuttosto che ridurla a un cliché. Allo stesso tempo, occorre un impegno collettivo per contrastare la produzione e la diffusione di fuochi illegali, puntando su una cultura della sicurezza e della responsabilità.

Continua a leggere

Cronache

Rischio disagi nel weekend per lo sciopero dei treni

Pubblicato

del

Treni a rischio per chi viaggia nel weekend. Scatta stasera alle 21 lo sciopero nazionale di 24 ore nel trasporto ferroviario, fino alla stessa ora di domenica, proclamato dai sindacati autonomi. La protesta coinvolgerà “tutto il personale delle aziende che operano nel settore ferroviario”, informa il sindacato di base Usb e quindi Fs, Italo e Trenord. Fs già da ieri ha avvertito che “lo sciopero potrebbe avere un impatto significativo sulla circolazione ferroviaria e comportare cancellazioni totali e parziali di Frecce, Intercity e treni del Regionale di Trenitalia”, con gli effetti, in termini di cancellazioni e ritardi, che “potranno verificarsi anche prima e protrarsi oltre l’orario di termine della protesta sindacale”. Il gruppo invita, quindi, i passeggeri “a informarsi prima di recarsi in stazione e, se possibile, a riprogrammare il viaggio”.

L’agitazione di questo weekend “si colloca dentro la vertenza per il rinnovo contrattuale nazionale delle attività Ferroviarie, portato avanti da un fronte ampio di sigle di base” spiega l’Usb. Ma dopo questo stop i treni non saranno coinvolti dallo sciopero generale di Cgil e Uil in programma venerdì 29 novembre. A parte il trasporto ferroviario, lo sciopero coinvolgerà, infatti, tutto il resto del personale dei trasporti: aereo, marittimo, bus, tram, filobus. Sullo sciopero generale indetto dalla Cgil e dalla Uil per il 29 novembre “abbiamo rispettato tutte le norme e le leggi che ci sono”, ripete intanto il leader della Cgil, Maurizio Landini, a margine della tappa di Bologna della terza marcia mondiale per la pace.

“Invito tutti i lavoratori a esserci”, è l’appello del segretario generale, che spiega come si sia deciso di “esentare i ferrovieri semplicemente perché c’è uno sciopero già oggi e domani, quindi non era possibile proclamarlo e abbiamo rispettato quella regola. Per il resto, abbiamo rispettato le norme e le leggi che ci sono”. “Ai lavoratori di tutte le altre categorie e settori chiediamo di partecipare, perché la condizione che ci ha portato allo sciopero parte da cose molto precise. Landini il 29 sarà alla manifestazione a Bologna. Nella stessa giornata il leader della Uil, Pierpaolo Bombardieri, sarà invece a Napoli.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto