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Il discorso integrale di Putin nella Piazza Rossa

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Quello che segue è discorso integrale del presidente russo, Vladimir Putin, alla parata nella Piazza Rossa a Mosca per il giorno della Vittoria. Lo proponiamo come documento utile per comprendere l’attuale momento storico contingente. Siamo a due mesi e mezzo circa dall’aggressione/invasione della Russia all’Ucraina, uno stato sovrano che in questi giorni sta strenuamente resistendo alla macchina bellica russa. Quelle che seguono, dunque, sono le parole di Putin ai suoi concittadini. Il suo discorso integrale.

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Cari cittadini russi! Cari veterani! Compagni soldati e marinai, sergenti e capitani! Compagni ufficiali, generali e ammiragli! Mi congratulo con voi per il Grande Giorno della Vittoria! La difesa della Patria, quando si decideva il suo destino, e’ sempre stata sacra. Con tali sentimenti di autentico patriottismo, la milizia di Minin e Pozharsky si sollevo’ per la Patria, attacco’ il campo di Borodino, combatte’ il nemico vicino a Mosca e Leningrado, Kiev e Minsk, Stalingrado e Kursk, Sebastopoli e Kharkov. Quindi ora, in questi giorni state combattendo per la nostra gente nel Donbass. Per la sicurezza della nostra Patria – la Russia. Il 9 maggio 1945 e’ per sempre iscritto nella storia mondiale come un trionfo del nostro popolo sovietico unito, della sua unita’ e del suo potere spirituale, un’impresa senza precedenti al fronte e nelle retrovie. Il Giorno della Vittoria e’ vicino e caro a ciascuno di noi. Non c’e’ famiglia in Russia che non sia stata toccata dalla Grande Guerra Patriottica. La sua memoria non svanisce mai. In questo giorno, nel flusso infinito del “Reggimento immortale” – figli, nipoti e pronipoti degli eroi della Grande Guerra Patriottica portano fotografie dei loro parenti, soldati caduti che sono rimasti per sempre giovani e veterani che ci hanno gia’ lasciato.

Siamo orgogliosi della generazione invincibile e valorosa di vincitori, siamo i loro eredi, ed e’ nostro dovere conservare la memoria di coloro che hanno schiacciato il nazismo, che ci hanno lasciato in eredita’ l’essere vigili e fare di tutto affinche’ l’orrore di una guerra globale non succede piu’. E quindi, nonostante tutte le divergenze nelle relazioni internazionali, la Russia ha sempre sostenuto la creazione di un sistema di sicurezza uguale e indivisibile, un sistema vitale per l’intera comunita’ mondiale. Nel dicembre dello scorso anno abbiamo proposto di concludere un accordo sulle garanzie di sicurezza. La Russia ha invitato l’Occidente a un dialogo onesto, a cercare soluzioni ragionevoli e di compromesso, a tener conto dei reciproci interessi. Tutto invano. I Paesi della Nato non volevano ascoltarci, il che significa che in realta’ avevano piani completamente diversi. E l’abbiamo visto. Erano apertamente in corso i preparativi per un’altra operazione punitiva nel Donbass, per un’invasione delle nostre terre storiche, compresa la Crimea. A Kiev hanno annunciato la possibile acquisizione di armi nucleari. Il blocco Nato ha avviato lo sviluppo militare attivo dei territori a noi adiacenti. Cosi’ e’ stata creata una minaccia per noi assolutamente inaccettabile direttamente ai nostri confini. Tutto indicava che uno scontro con i neonazisti, su cui puntavano gli Stati Uniti e i loro partner, sarebbe stato inevitabile.


Ripeto, abbiamo visto come si sviluppava l’infrastruttura militare, come hanno iniziato a lavorare centinaia di consulenti stranieri, ci sono state consegne regolari delle armi piu’ moderne dai Paesi della Nato. Un pericolo che aumentava ogni giorno. La Russia ha risposto preventivamente all’aggressione. L’operazione e’ stata una decisione forzata, tempestiva e l’unica giusta. La decisione di un Paese sovrano, forte, indipendente. Gli Stati Uniti d’America, soprattutto dopo il crollo dell’Unione Sovietica, hanno iniziato a parlare della loro esclusivita’, umiliando cosi’ non solo il mondo intero, ma anche i loro Paesi satelliti, che devono fingere di non accorgersi di nulla e accettare docilmente tutto. Ma noi siamo un Paese diverso. La Russia ha un carattere diverso. Non rinunceremo mai all’amore per la Patria, alla fede e ai valori tradizionali, ai costumi dei nostri antenati, al rispetto per tutti i popoli e le culture. E in Occidente, a quanto pare, hanno deciso di cancellare questi valori millenari. Tale degrado morale e’ diventata la base per ciniche falsificazioni della storia della Seconda guerra mondiale, incitando alla russofobia, elogiando i traditori, deridendo la memoria delle loro vittime, cancellando il coraggio di coloro che vinsero e subirono la Vittoria. Sappiamo che ai veterani americani che volevano partecipare alla parata di Mosca e’ stato effettivamente vietato di farlo. Ma voglio che sappiano che siamo orgogliosi delle vostre imprese, del vostro contributo alla Vittoria comune. Onoriamo tutti i soldati degli eserciti alleati – americani, britannici, francesi – che parteciparono alla Resistenza, soldati coraggiosi e partigiani della Cina – tutti coloro che hanno sconfitto il nazismo e il militarismo.

Cari compagni! Oggi i miliziani del Donbass, insieme ai combattenti dell’esercito russo, stanno combattendo nella propria terra, dove i combattenti di Svyatoslav e Vladimir Monomakh, i soldati di Rumyantsev e Potemkin, Suvorov e Brusilov, hanno combattuto il nemico, dove gli eroi della Grande Guerra Patriottica – Nikolai Vatutin, Sidor Kovpak, Lyudmila Pavlichenko hanno combattuto fino alla morte. Mi rivolgo ora alle nostre forze armate e alle milizie del Donbass. State combattendo per la Patria, per il suo futuro, in modo che nessuno dimentichi le lezioni della Seconda guerra mondiale. In modo che non ci sia posto nel mondo per carnefici, punitori e nazisti. Oggi chiniamo il capo davanti al ricordo benedetto di tutti coloro la cui vita e’ stata tolta dalla Grande Guerra Patriottica, davanti al ricordo di figli, figlie, padri, madri, nonni, mariti, mogli, fratelli, sorelle, parenti, amici. Chiniamo il capo davanti alla memoria dei martiri di Odessa, bruciati vivi nella Casa dei sindacati nel maggio 2014. Davanti alla memoria degli anziani, delle donne e dei bambini del Donbass, dei civili morti per i bombardamenti spietati, i barbari attacchi dei neonazisti. Chiniamo il capo davanti ai nostri compagni d’armi, che morirono alla morte di coraggiosi in una giusta battaglia – per la Russia. Viene annunciato un minuto di silenzio.

La morte di ciascuno dei nostri soldati e ufficiali e’ un dolore per tutti noi e una perdita irreparabile per parenti e amici. Lo stato, le regioni, le imprese, le organizzazioni pubbliche faranno di tutto per prendersi cura di queste famiglie e aiutarle. Daremo un sostegno speciale ai figli dei compagni morti e feriti. Ho firmato oggi il decreto. Auguro una pronta guarigione ai soldati e agli ufficiali feriti. E ringrazio i medici, i paramedici, gli infermieri, il personale medico degli ospedali militari per il loro lavoro disinteressato. Un profondo inchino a voi per aver combattuto per ogni vita – spesso sotto tiro, in prima linea, senza risparmiarti. Cari compagni! Ora qui, sulla Piazza Rossa, ci sono spalla a spalla soldati e ufficiali di molte regioni della nostra vasta Patria, compresi quelli che sono arrivati direttamente dal Donbass, direttamente dalla zona dei combattimenti. Ricordiamo come i nemici della Russia abbiano cercato di usare contro di noi bande di terroristi internazionali, abbiano cercato di seminare inimicizia nazionale e religiosa per indebolirci e dividerci dall’interno. Niente e’ riuscito. Oggi, i nostri combattenti di diverse nazionalita’ sono insieme in battaglia, coprendosi a vicenda da proiettili e schegge, come fratelli. E questa e’ la forza della Russia, la grande, indistruttibile forza del nostro popolo unito e multinazionale. Oggi difendete cio’ per cui hanno combattuto i vostri padri, i vostri nonni, i vostri bisnonni. Per loro, il senso piu’ alto della vita e’ sempre stato il benessere e la sicurezza della Patria. E per noi, loro eredi, la devozione alla Patria e’ il valore principale, un supporto affidabile per l’indipendenza della Russia. Coloro che hanno schiacciato il nazismo durante la Grande Guerra Patriottica ci hanno mostrato un esempio di eroismo per tutti i tempi. Ammireremo sempre questa generazione di vincitori. Gloria alle nostre valorose Forze Armate! Per la Russia! Per la vittoria! Urra’!

 

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La spia che venne dagli Usa, l’uomo di Mosca nel Donbass

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Le prime foto di lui, con il viso pixelato e abbracciato a un soldato, erano apparse sui canali di blogger militari russi il 28 ottobre, subito dopo l’operazione che lo aveva esfiltrato dal territorio ucraino. Ma oggi Daniel Martindale si è presentato a volto scoperto e mostrando i suoi documenti di americano davanti ai giornalisti a Mosca, affermando di aver operato per oltre due anni dietro le linee nemiche fornendo preziose informazioni alle truppe di Mosca nel Donbass. Ora Martindale, che ha 33 anni, dice di voler farsi una vita e una famiglia in Russia e lavorare come agricoltore.

Oltre che acquisire la cittadinanza russa. Come Edward Snowden, l’informatico e attivista statunitense già tecnico della Cia che dal 2013 vive in Russia dopo aver rivelato i dettagli di diversi programmi top secret di sorveglianza di massa del governo di Washington e quello di Londra. E non sarà certo una sorpresa se Mosca deciderà di concedere la cittadinanza anche al nuovo transfuga, che promette di diventare una importante pedina della macchina propagandistica. “Dal 2005 considero gli Usa il mio nemico”, ha dichiarato Martindale, presentatosi alla stampa in camicia arancione e un cappellino nero con visiera. Quello che accade in Ucraina, ha insistito, “è un tentativo dell’America di contenere la Russia per non permetterle di competere ad armi pari con gli Stati Uniti”.

Poi un messaggio diretto a Washington: “Se qualcosa succede a me o a qualche mio parente non sarà un incidente, ma opera delle autorità americane per costringermi a tornare negli Usa e accusarmi di tutti i peccati”. Martindale ha detto di essere stato un “missionario” in Polonia. Quando ha capito che stava per scoppiare una guerra, si è trasferito in Ucraina e, dopo essere passato per Kiev, è arrivato nel territorio della regione di Donetsk controllato dalle forze governative solo una decina di giorni prima dell’attacco russo. Da lì, ha detto, si è messo in contatto con le forze separatiste filorusse scrivendo sul loro canale Telegram. Lo stesso sistema ha utilizzato per mantenere poi i contatti con le agenzie di sicurezza russe, che gli hanno fatto arrivare un nuovo telefono cellulare con un drone.

La settimana scorsa le forze speciali della 29/a Armata hanno fatto un’incursione in territorio ucraino per farlo uscire, dopo che, sostengono i canali degli osservatori militari russi, aveva avuto “un ruolo chiave nella preparazione dell’assalto al villaggio di Bogoyavlenka”, caduto in mano russa qualche giorno fa. Anche oggi Mosca ha annunciato la conquista di nuovi villaggi, quelli di Kurakhivka nella regione di Donetsk e quello di Pershotravneve nella regione di Kharkiv, in un’avanzata nell’est dell’Ucraina che ha accelerato nelle ultime settimane. Le truppe ucraine stanno affrontando una delle più “potenti” offensive della Russia dall’inizio dell’invasione, ha detto il comandante delle forze armate, Oleksandr Syrsky. La situazione è difficile, e “le ostilità in alcune aree richiedono un costante rinnovamento delle risorse delle unità ucraine”, ha aggiunto.

Difficoltà confermate dall’intelligence militare dell’Estonia, secondo la quale solo nell’ultima settimana le forze russe hanno occupato circa 150 chilometri quadrati di territorio nella regione di Donetsk. Il presidente Volodymyr Zelensky ha denunciato massicci attacchi di droni nella notte su varie regioni, compresa Kiev, dove le autorità locali hanno parlato di incendi scoppiati in vari edifici residenziali. Due feriti sono segnalati nella capitale e cinque, di cui tre bambini, a causa di un bombardamento di artiglieria nella città meridionale di Kherson. “I costanti attacchi terroristici contro le città ucraine provano che la pressione esercitata sulla Russia e i suoi complici non è sufficiente”, ha affermato Zelensky. Le autorità russe hanno invece detto che quattro civili sono rimasti feriti in attacchi di droni ucraini sulla regione frontaliera di Kursk e uno su quella di Belgorod. Oltre a due persone rimaste ferite in un attacco di artiglieria delle forze di Kiev a Gorlovka, località nel Donetsk controllata dalle truppe di Mosca.

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Cinque passi verso la pace tra Russia e Ucraina

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Dopo due anni e mezzo di guerra della Russia contro l’Ucraina, pesanti impatti sulla sicurezza energetica a quella alimentare oltre alla crisi di rifugiati (oltre 14 milioni) più significativa in Europa dalla Seconda Guerra Mondiale, la pace è urgente. Teha, coinvolgendo 9 think tank internazionali, ha disegnato una ‘road map’ che presenterà al Forum di Cernobbio: 5 proposte per rafforzare la sicurezza energetica, 5 per la sicurezza agroalimentare globale e 5 per arrivare alla pace. “Navighiamo in un panorama geopolitico instabile senza precedenti” sottolinea Valerio De Molli, il ceo di Teha Group, per questo “solo comprendendo le cause profonde della guerra e affrontando le sue implicazioni più ampie possiamo lavorare per un futuro in cui la resilienza, l’inclusività e la sostenibilità siano in prima linea nella governance globale”.

E’ il fil rouge del Paper “con l’obiettivo di fornire, si spera, un contributo costruttivo per avvicinare la pace” e il sogno, malcelato, è che il primo passo parta proprio da Cernobbio. Qui, nella prima giornata di lavori farà il suo intervento Viktor Orbán, Primo Ministro dell’Ungheria e Presidente di turno del Consiglio dell’Unione Europea e dovrebbe partecipare anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Per incontrarlo potrebbe anticipare il suo arrivo Giorgia Meloni. Bisogna partire con il “riconoscere gli ingenti danni causati dalla guerra sia a livello regionale che globale”, secondo l’analisi condotta da Teha con DiXi Group, EDAM Centre for Economics and Foreign Policy Studies, Higher School of Economics, Jacques Delors Institute, Kyiv School of Economics, Limes, Observer Research Foundation e la Conferenza Episcopale Italiana (CEI) è “il prerequisito di un processo di pace globale”.

Il passaggio successivo è “condurre un’analisi critica del fallimento diplomatico degli Accordi di Minsk” (firmati nel 2014 tra Ucraina, Russia e Osce, ndr). Le altre tappe sono: “segmentare il processo di pace in azioni a breve e medio-lungo termine per stabilire tappe e obiettivi chiari, facilitando risultati progressivi e garantendo che sia le esigenze immediate sia gli obiettivi di lungo termine siano raggiunti; organizzare una Conferenza di Pace internazionale” che coinvolga Russia e Ucraina e infine “creare un solido piano di assistenza finanziaria ed economica per sostenere l’Ucraina nel dopoguerra” prevedendo il problema del debito pubblico e il calo della popolazione. Per rispondere alle due grandi crisi, energetica e alimentare, originatesi con la guerra gli analisti di Teha suggeriscono cinque mosse per ognuna.

La diversificazione delle fonti energetiche, la creazione di riserve strategiche di energia, l’aumento degli investimenti nelle energie rinnovabili, l’introduzione di misure per l’efficienza energetica, e la creazione di un Network Energetico Pan-Europeo, sul fronte energetico. Par reagire all’insicurezza alimentare acuta ha raggiunto livelli record, riguardando 258 milioni di persone in 58 Paesi nel 2022, le proposte di TEHA sono: “avviare un’attività di coordinamento, che coinvolga le principali organizzazioni internazionali, nella gestione della crisi alimentare globale; istituire programmi internazionali di aiuto alimentare a sostegno dei paesi vulnerabili; dare un’assistenza finanziaria e aiuti allo sviluppo ai paesi vulnerabili per costruire sistemi agroalimentari e migliorare la resilienza a shock futuri; incentivare pratiche agricole sostenibili che aumentino la produttività riducendo al minimo l’impatto ambientale e infine avviare una riforma della politica agricola globale e della governance a sostegno della transizione verde per garantire un accesso e una distribuzione equi delle risorse agricole e alimentari”.

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Missili russi sull’ospedale pediatrico Okhmatdyt di Kiev, 20 morti e 66 feriti

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Almeno 20 morti e 66 feriti: è il bilancio provvisorio del massiccio attacco missilistico lanciato oggi dalla Russia contro l’Ucraina. Finora si registrano infatti 35 feriti e 10 vittime a Kiev, incluse cinque nell’ospedale pediatrico Okhmatdyt, e altre 10 a Kryvyi Rig, città natale del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, dove sono stati segnalati anche 31 feriti.

Ci sono persone intrappolate sotto le macerie dell’ospedale pediatrico Okhmatdyt Kiev colpito oggi da un attacco missilistico russo: lo riporta su Telegram il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

“Ospedale pediatrico Okhmatdyt di Kiev. Uno degli ospedali pediatrici più importanti non solo in Ucraina, ma anche in Europa. Okhmatdyt ha salvato e restituito la salute a migliaia di bambini. Ora l’ospedale è stato danneggiato da un attacco russo, con persone intrappolate nelle macerie, e non si conosce il numero esatto di feriti e dei morti. Ora tutti stanno aiutando a rimuovere le macerie: medici e gente comune”, si legge nel messaggio. “La Russia non può non sapere dove volano i suoi missili e deve essere ritenuta pienamente responsabile di tutti i suoi crimini: contro le persone, contro i bambini, contro l’umanità in generale. È molto importante che il mondo non rimanga in silenzio e che tutti si rendano conto di ciò che la Russia è e di ciò che sta facendo”, conclude Zelensky.

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