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La marcia delle mamme dei bimbi morti in guerra

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Lacrime nelle piazze di mezzo mondo. Da Cracovia, a Bratislava, da Chisinau a Monaco e Atlanta le mamme ucraine sono scese in piazza in memoria di tutti i bambini che hanno perso la vita nella guerra russa in Ucraina. Lunghi e strazianti cortei del dolore in cui – riporta l’Ukrainska Pravada – sono apparse bambole avvolte in lenzuolini macchiati di rosso, a simboleggiare il sangue dei bambini uccisi a Bucha, Kramatorsk, Mariupol, Irpin e in tante altre citta’ del Paese. “Stiamo gridando in diversi Paesi del mondo. Stiamo crescendo e questo e’ gratificante perche’ il nostro grido si fa piu’ forte. Ha gia’ raggiunto 14 Paesi e raccolto migliaia di persone nelle principali piazze di 23 citta’ nell’ultimo mese”, ha detto la curatrice del progetto, Olga Kanska. Nelle varie piazze tante iniziative emblematiche. A Cracovia, in Polonia, tra fiumi di bandiere gialle ed azzurre e candele, alcuni partecipanti al corteo hanno realizzato una simbolica fossa comune per bambini. A Monaco, invece, sono scese in piazza anche la cantante ucraina Oksana Stebelska e la suonatrice di bandura Natalia Kholodenko. In Moldavia, a Chisinau, e’ apparsa anche una scritta a sostegno di Mariupol, da settimane assediata dai russi e dove sono morti circa 21.000 civili, secondo le ultime stime ufficiali. I manifestanti hanno marciato dall’Ambasciata russa fino al Teatro nazionale dell’Opera e del Balletto, dove hanno acceso candele con la scritta “Bambini”. Ad Atlanta, negli Stati Uniti, infine, le donne sono scese in piazza vestite di nero e hanno inscenato una fossa comune di bambini, composta da bambole in lenzuola insanguinate. Intanto, mentre il peluche ritrovato tra i resti dell’attacco alla stazione di Kramatorsk sara’ consegnato alle Nazioni Unite come prova delle atrocita’, il bilancio ufficiale dei bimbi morti durante la guerra in Ucraina sale drammaticamente: sono gia’ 186 le piccole vittime.

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Abusi su bambini in case d’accoglienza, 355 arresti in Malesia

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La polizia malese ha annunciato l’arresto di 355 persone nell’ambito di un’inchiesta su centinaia di casi di bambini vittime di aggressioni fisiche e sessuali in case d’accoglienza in Malesia. L’ispettore generale della polizia, Razarudin Husain, ha spiegato che i sospetti sono stati fermati nel corso di un’operazione contro membri il gruppo Global Ikhwan Services and Business (Gisb) che gestisce le case e accusato di avere legami con la setta islamica Al-Arqam bandita dalle autorità nel 1994.

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Esercito Israele in sede Al Jazeera Ramallah, stop 45 giorni

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Militari dell’esercito israeliano hanno fatto irruzione nella sede di Ramallah di Al Jazeera per notificare la chiusura per 45 giorni. L’ingresso dei militari negli uffici della Cisgiordania è stato testimoniato in diretta dalla stessa emittente qatariota.

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Quad, preoccupati per situazione in Mar cinese meridionale

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I leader del Quad – Usa, Australia, Giappone e India – si dicono “seriamente preoccupati” per la situazione nel Mar cinese meridionale. Lo si legge nella dichiarazione conclusiva del summit ospitato da Joe Biden a Wilmington, in Delaware.

Joe Biden, il premier australiano Anthony Albanese, quello indiano Narendra Modi e il primo ministro giapponese Fumio Kishida si impegnano a sostenere “in maniera inequivocabile” il mantenimento “della pace e della stabilità nella regione dell’Indopacifico quale elemento indispensabile della sicurezza e della prosperità globali”, si legge ancora nella dichiarazione finale. I leader del Quad si oppongono “fermamente a qualsiasi azione destabilizzante o unilaterale che cerchi di cambiare lo status quo con la forza o la coercizione. Condannano i recenti lanci missilistici nella regione che violano le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ed esprimono seria preoccupazione per le recenti azioni pericolose e aggressive nel settore marittimo”.

“Cerchiamo una regione – affermano il presidente americano e i tre premier – in cui nessun Paese domina e nessun Paese è dominato, una regione in cui tutti i paesi siano liberi dalla coercizione e possano esercitare la propria influenza per determinare il proprio futuro. Siamo uniti nel nostro impegno a sostenere un sistema internazionale stabile e aperto, con un forte sostegno ai diritti umani, al principio di libertà, allo stato di diritto, ai valori democratici, alla sovranità e all’integrità territoriale, alla risoluzione pacifica delle controversie e al divieto della minaccia o l’uso della forza in conformità con il diritto internazionale, inclusa la Carta delle Nazioni Unite”.

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