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Ambiente

Greta con 100 esperti per The Climate Book

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Sara’ in libreria il 27 ottobre 2022 nel Regno Unito ‘The Climate Book’ , a cura di Greta Thunberg. Ad annunciare la pubblicazione Allen Lane, Penguin Press. In Italia il libro sara’ pubblicato da Mondadori a novembre 2022. Nel libro la Thunberg ha riunito un parterre senza precedenti di piu’ di 100 autorevoli esperti, attivisti e comunicatori sulla destabilizzazione climatica contemporanea, in modo da fornire anche a tutti noi quel sapere. A insigni scienziati del calibro di Johan Rockstroem, Michael Mann, Katherine Hayhoe, Friedrike Otto, Stefan Rahmstorf, Saleemul Huq e Carlos Nobre si affiancano luminari come Thomas Piketty, Tedros Adhanom Ghebreyesus, Naomi Klein e Amitav Ghosh. “Questa e’ la storia piu’ grande del mondo, e bisogna raccontarla in lungo e in largo, fin dove arrivera’ la nostra voce, e ancora piu’ lontano. Ecco perche’ ho deciso di sfruttare la mia piattaforma per dar vita a questo libro che si basa sulla migliore scienza a nostra disposizione ad oggi: un libro che parla della crisi climatica, ecologica e della sostenibilita’ con un approccio olistico. Perche’ la crisi climatica e’, ovviamente, solo un sintomo di una ben piu’ ampia crisi della sostenibilita’. La mia speranza e’ che questo libro possa essere una sorta di riferimento imprescindibile per comprendere tali crisi, distinte ma altresi’ intimamente interconnesse” dice la Thunberg che con i suoi discorsi ha scosso il mondo. Con ‘The Climate Book’ ha creato uno strumento essenziale per chiunque voglia contribuire a salvarlo. Il libro offre una panoramica globale su come le molte crisi del pianeta si colleghino tra loro, raccontando la verita’ nuda e cruda sul come e il perche’ il nostro mondo sta cambiando. Geofisici ed esperti di salute, oceanografi e meteorologi, ingegneri e leader indigeni, economisti, psicologi e filosofi hanno usato le loro competenze e la loro esperienza in prima linea per sviluppare una comprensione profonda delle crisi con cui siamo chiamati a misurarci. Dalla fusione delle calotte di ghiaccio al tema della sovranita’ delle popolazioni indigene, dal fast fashion al futuro del cibo e alla piu’ ampia crisi della sostenibilita’, le loro testimonianze sono qui presentate come storie avvincenti di cambiamento, azione e resilienza, amplificate da efficaci grafici e fotografie. Insieme a loro, Greta condivide le sue personali storie di scoperta, dimostrazione e messa a nudo del greenwashing in tutto il mondo, rivelandoci fino a che punto siamo stati tenuti all’oscuro di cio’ che stava accadendo. Questo, ci dimostra, e’ uno dei nostri piu’ grandi problemi, ma anche la nostra piu’ grande fonte di speranza. A meno che non riusciamo a collegare tutti questi puntini, non troveremo soluzioni sostenibili alla crisi climatica ed ecologica. Una volta che avremo tutti il quadro completo, saremo in grado di agire. Se lo sciopero di una studentessa e’ stato capace di accendere una protesta globale, cosa potremmo fare collettivamente, se solo ci provassimo? “Con The Climate Book Greta si e’ dimostrata una delle nuove scrittrici piu’ raffinate ed elettrizzanti che abbiamo. In una serie di contributi acuti, perspicaci e accalorati, che fanno da collante tra le varie parti del libro, condivide le proprie esperienze e le reazioni a cio’ che ha imparato. I passaggi sull’inerzia dei governi palesano in modo straordinario il greenwashing attuale, e il suo appello alla giustizia climatica non puo’ essere ignorato. Questo e’ un libro unico, che vive di un obiettivo morale e punta a cambiare per sempre il dibattito sul clima” dice Chloe Currens, editor, Penguin Press, Londra.

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Ambiente

L’Italia pensa al nucleare, 50 miliardi l’impatto sul Pil

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Il tema del nucleare di ultima generazione irrompe al forum Teha di Cernobbio con con gli imprenditori e operatori del settore che chiedono di “fare presto” per evitare di perdere l’opportunità per gli investimenti. Una tecnologia che porterebbe benefici alla crescita economica del Paese un impatto sul Pil di 50,3 miliardi al 2050. La posizione del governo non si fa attendere con il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin che annuncia l’arrivo “entro fine anno” di un “disegno di legge, che conterrà la normativa primaria e dove saranno previsti i soggetti regolatori”.

L’Italia, di fatto, rientrerebbe nel nucleare. Da Villa d’Este, sul lago di Como, sono Edison e Ansaldo Nucleare ad illustrare l’impatto dell’atomo sulla decarbonizzazione energetica e sull’economia italiana. Il nucleare di ultima generazione, secondo una analisi illustrata a Cernobbio, può abilitare al 2050 un mercato potenziale fino a 46 miliardi di euro, con un valore aggiunto attivabile pari a 14,8 miliardi di euro. Ma c’è di più perché considerando anche i benefici indiretti e dell’indotto, sarà possibile creare oltre 117.000 nuovi posti di lavoro. Il nuovo nucleare non è soltanto una “risorsa preziosa per raggiungere gli obbiettivi di transizione energetica ma costituisce una vera e propria occasione di rilancio industriale per il Paese”, spiega Nicola Monti, amministratore delegato di Edison.

“L’Italia ha l’occasione – aggiunge – di essere protagonista, se da subito viene definito un piano industriale di medio-lungo periodo”. Sui tempi è il ministro Pichetto a fissare dei punti fermi. Per fine anno arriverà “l’analisi complessiva sul nucleare e su ciò che bisognerà introdurre come norma primaria che deve trasformarsi in disegno di legge”. I tempi li detterà il “parlamento, ma auspico che nel corso del 2025 che si possa chiudere quello che è il processo di valutazione normativa”. E sull’ipotesi di un nuovo referendum, “non faccio il mago di conseguenza la libertà di raccogliere firme e fare i referendum c’è”. In passato gli italiani si sono espressi su una “tecnologia di 60 anni fa, quella di prima e seconda generazione”, prosegue il ministro, ribandendo che “guardiamo al nuovo nucleare, che non prevede la costruzione di grandi centrali.

Pensiamo invece ai agli Small modular reactor e agli Advanced modular reactor”. In Italia c’è grande fermento tra i principali protagonisti del settore dell’energia per essere pronti ad affrontare la sfida del nuovo nucleare. Da mesi, infatti, sono stati siglati numerosi accordi di programma finalizzati allo ricerca ed allo sviluppo della tecnologia nucleare. Tra le ultime intese, ma solo in ordine di tempo, c’è quella tra Edison, Federacciai e Ansaldo Energia per decarbonizzare le acciaierie italiane. Per l’Italia si riapre una nuova “riflessione sul ruolo benefico che le nuove tecnologie nucleari disponibili o in via di sviluppo possono giocare nel mix energetico italiano”, spiega Daniela Gentile, amministratore delegato di Ansaldo Nucleare. Il nucleare di nuova generazione conta attualmente, a livello globale, oltre 80 progetti in via di sviluppo.

Nello sviluppo del nuovo nucleare, secondo l’analisi di Edison, Ansaldo Nucleare e Teha, l’Italia può contare su competenze lungo quasi tutta la catena di fornitura e su un sistema della ricerca all’avanguardia. Lo studio, inoltre, ha identificato 70 aziende italiane specializzate nel settore dell’energia nucleare che confermano una “forte resilienza di questo comparto a tre decenni dall’abbandono della produzione in Italia”. Il valore strettamente legato all’ambito nucleare generato dalle aziende di questa filiera si attesta nel 2022 a 457 milioni di euro, con circa 2.800 occupati sostenuti, e l’Italia che si posiziona quindicesima a livello globale e settimana in Ue-27 per export di reattori nucleari e componenti tra il 2018 e il 2022.

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Ambiente

Copernicus, quella del 2024 l’estate più calda di sempre

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Gli scorsi mesi di giugno e agosto sono stati i più caldi mai registrati e nel complesso, l’estate boreale 2024 (ovvero giugno-luglio-agosto) è stata la più calda di sempre. E’ quanto spiega Samantha Burgess, vicedirettrice del Copernicus Climate Change Service, il servizio europeo sul clima. “Questa serie di temperature record sta aumentando la probabilità che il 2024 sia l’anno più caldo mai registrato. Gli eventi estremi legati alla temperatura osservati quest’estate diventeranno solo più intensi, con conseguenze più devastanti per le persone e il pianeta, a meno che non adottiamo misure urgenti per ridurre le emissioni”.

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Greenpeace, aziende petrolifere paghino per crisi climatica

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Le aziende petrolifere paghino per la crisi climatica. E’ la richiesta ribadita da Greenpeace in una nota a commento dello studio del World Weather Attribution, sulla siccità in Sicilia e in Sardegna. «A pagare il prezzo della siccità estrema in Sardegna e in Sicilia – amplificata da un uso inefficiente delle risorse idriche e da infrastrutture inadeguate – sono le persone che subiscono razionamenti di acqua, gli ecosistemi naturali e persino interi settori produttivi come l’agricoltura e il turismo. Danni gravissimi di cui si dovrebbe invece chiedere conto alle aziende del petrolio e del gas, come Eni, che con le loro emissioni di gas serra sono i principali responsabili della crisi climatica”, sostiene Federico Spadini, campaigner Clima di Greenpeace Italia.

“Gli sconvolgimenti climatici causati dalla nostra dipendenza da petrolio, gas e carbone sono destinati a peggiorare se non metteremo al più presto fine allo sfruttamento delle fonti fossili”, si legge ancora nella nota che ricorda la produzione di gas nell’impianto Cassiopea a largo della Sicilia. “Al di là dei proclami, il governo non intende far nulla per le Regioni italiane più colpite dalla siccità e dagli altri eventi climatici estremi”, sostiene ancora Greenpeace che ricorda la causa intentata contro il gruppo energetico.

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