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Gru cade su un palazzo a Torino, morti 3 operai e altre tre persone ferite

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Crolla gru a Torino, morti 3 operai. Feriti passanti

ZCZC6033/SXB XCI21352019042_SXB_QBXB R CRO S0B QBXB >>>ANSA/Crolla gru a Torino, morti 3 operai. Feriti passanti Tragedia in video, sono morti tutti. E’ allarme incidenti lavoro (di Mauro Barletta) (ANSA) – TORINO, 18 DIC – Ancora poche ore e avrebbero finito il lavoro. Invece succede l’inimmaginabile: la gru che stavano costruendo prima ondeggia paurosamente, poi rovina al suolo con un fragore assordante. A Torino, in via Genova, zona residenziale a due passi dal Lingotto, sono le 10 del mattino. Tre operai perdono la vita dopo essere caduti da oltre quaranta metri d’altezza. Il piu’ giovane, Filippo Falotico, di Coazze (Torino), aveva compiuto vent’anni lo scorso luglio: quando lo raccolgono respira ancora, ma i medici non possono fare nulla per salvarlo. Lo schianto sull’asfalto e’ subito fatale a Roberto Peretto, 52 anni, di Cassano D’Adda (Milano), e Marco Pozzetti, 54 anni, di Carugate (Milano). Altre tre persone rimangono ferite in modo non grave: un collega delle vittime (manovratore della gru), un automobilista di passaggio e una donna colpita da un calcinaccio. Lo scenario che si presenta ai soccorritori e’ quello di una catastrofe. Una gru di colore azzurro spezzata in quattro tronconi in un mostruoso saliscendi. L’imponente braccio meccanico di una autogru disarticolato e conficcato nel secondo piano di una palazzina. Quasi al centro della carreggiata una vettura senza portiera. Poi, i corpi. Uno steso sull’asfalto a pochi centimetri da un troncone del mastodonte. L’altro, appena visibile, stritolato sotto il pesante contrappeso della gru. Il terzo, quello del ventenne, steso fra due vetture parcheggiate. Qualcuno, mentre le sirene delle ambulanze si avvicinano, gira un video col telefonino inquadrando un operaio in pettorina gialla che tenta di allontanare i passanti e si sgola al telefonino: “La gru e’ caduta, abbiamo fatto una strage… sono morti tutti… cosa stai a fare in ufficio, sono morti i gruisti, i tre montatori, vieni giu’… Dovevo andare in pensione, io non ce la faccio, io me ne vado. La gru e’ caduta, non so cosa sia capitato”. Arrivano i vigili del fuoco, la polizia municipale, la polizia di stato, i funzionari dello Spresal – servizio di prevenzione e sicurezza, il sindaco Stefano Lo Russo (che si dira’ “scosso”), due assessori, un magistrato della procura. L’inchiesta, aperta per omicidio colposo, accertera’ le cause e le eventuali responsabilita’ dell’ennesima tragedia sul lavoro. In via Genova, all’altezza del civico 107, era in corso il completamento del montaggio di una gru edile necessaria per ristrutturare il tetto di una casa. L’operazione era iniziata ieri e procedeva a ritmi considerati normali nell’ambiente: di prassi, infatti, ci vogliono un paio di giorni. Il rifacimento del tetto era stato affidato dal condominio (l’amministratore figura come responsabile dei lavori) alla ditta ‘Fiammingo’, che aveva chiesto la gru alla ‘Locagru’. Questa, per l’assemblaggio, si era affidata ai poderosi camion gialli della ‘Calabrese autogru’. Quanto agli operai, alcuni erano dipendenti o artigiani terzi. I primi accertamenti – cosi’ come lo stato dei luoghi – lasciano supporre che il lungo braccio dell’autogru abbia urtato il bestione azzurro per poi abbattersi sul parapetto di un balcone al secondo piano della palazzina di fronte. “Pensiamo a un cedimento della base che ha comportato a cascata il crollo della struttura reticolare”, dice il comandante dei vigili del fuoco, Agatino Carrolo, dopo il sopralluogo iniziale. Forse per un guasto. Forse per una manovra poco. Forse per un ripiegamento dell’asfalto sottostante: un ‘crac’ leggero ma sufficiente per scatenare forze incontrollabili. Ma sono solo ipotesi. La procura ha affidato una consulenza a un docente del Politecnico, Giorgio Chiandussi, esperto di ingegneria meccanica. Nel frattempo il pm Giorgio Nicola ha ascoltato all’ospedale Cto, dove era stato trasportato, il collega degli operai, Mirzad Svrka, 39 anni, di origine serba, residente a Chivasso (Torino). “Un grande dolore e sconcerto per questo nuovo drammatico incidente sul lavoro, una grave ferita per la citta’”, dichiara il sindaco Lo Russo. Nell’attesa delle conclusioni della magistratura, Maurizio Landini e Alessandro Genovesi, segretario generale della Cgil e segretario di Fillea Cgil, avvertono che “va contrastata la logica di fare sempre di piu’ e presto, con orari di lavoro massacranti e ricorso a squadre di cottimisti in sub appalto, che rischia di mettere in secondo piano la sicurezza di lavoratori e cittadini”. Cgil, Cisl e Uil hanno convocato per martedi’ un presidio sotto la prefettura. “Ci saremo anche noi”, annuncia Lo Russo. Manifestazioni di cordoglio e sconcerto arrivano da tutti gli schieramenti politici. Il leader della Lega, Matteo Salvini, rivolge via twitter “una preghiera per chi ha perso la vita” e “un pensiero commosso alle famiglie coinvolte”. (

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Polizia scopre nel Milanese l’arsenale della Curva Nord

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Un deposito di armi, che si reputa possa essere l’arsenale della Curva nord interista, è stato scoperto dalla Polizia a Cambiago, nel Milanese. In un capannone, indagando su un ultras che sarebbe legato ad Andrea Beretta, l’ultrà nerazzurro in carcere per l’omicidio di Antonio Bellocco, altro capo della Curva, sono stati sequestrati pistole, kalashnikov, bombe a mano e molti proiettili.

Secondo quanto si apprende, all’arsenale gli investigatori milanesi sono giunti la scorsa notte, seguendo la traccia di una proprietà immobiliare di Beretta che però era nella disponibilità di una altra persona, un ultras a lui vicino.

La questura di Milano non commenta, non conferma e non smentisce le notizie relative all’operazione di Polizia che ha portato alla scoperta di un arsenale in un deposito nel Milanese che sarebbe riconducibile alla Curva Nord nerazzurra.

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“Bomba Sinner”: un’invenzione giornalistica che alimenta il mito dei botti illegali

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La “bomba Sinner”, il nuovo ordigno di Capodanno sequestrato dai carabinieri in un appartamento di Pozzuoli, è solo l’ultima trovata di un fenomeno mediatico e sociale che va ben oltre la cronaca. Il nome, che richiama il tennista altoatesino Jannik Sinner, si unisce alla lunga lista di fuochi d’artificio illegali battezzati con appellativi accattivanti come “Maradona”, “Scudetto” o “Kvara”. Ma mentre questo genere di denominazioni richiama una sorta di “marketing” dei botti, è impossibile non notare come perpetui luoghi comuni pericolosi e pregiudizi su Napoli e il suo rapporto con l’illegalità.

La realtà dietro la “bomba Sinner”

Il nome non ha nulla a che vedere con il campione di tennis, ma sfrutta l’immaginario di esplosività associata al suo talento sportivo. La realtà, però, è ben diversa: si tratta di un ordigno pericoloso e illegale, capace di causare mutilazioni o peggio. L’ordigno, insieme ad altri 486 petardi illegali, è stato sequestrato dai carabinieri nell’abitazione di un 24enne incensurato a Pozzuoli, trasformata in una vera santabarbara. Materiale esplosivo per un totale di 50 chili era conservato in condizioni precarie, mettendo a rischio non solo l’incolumità del giovane, ma anche quella dei suoi vicini.

Un marketing pericoloso e la complicità dei media

La “bomba Sinner” e altri ordigni illegali sono promossi su piattaforme come Telegram, TikTok e Instagram, dove la vendita e distribuzione si sviluppano con logiche da e-commerce. I nomi accattivanti, però, non sono solo una trovata degli stessi produttori, ma trovano amplificazione nei media, che trasformano questi episodi in sensazionalismo, anziché sottolinearne i rischi. È qui che si insinua una responsabilità più ampia: invece di denunciare con forza il pericolo dei botti illegali, si finisce per rafforzarne la “fama”, perpetuando un’attrazione malsana verso questi prodotti.

Il perpetuarsi dei pregiudizi su Napoli

La narrazione che emerge da episodi come quello della “bomba Sinner” alimenta stereotipi radicati su Napoli e la Campania come luoghi di illegalità e anarchia diffusa. I nomi dei botti – da Maradona a Kvara – sono spesso legati a simboli locali, trasformando un problema grave in un racconto folkloristico che fa leva su luoghi comuni. In realtà, Napoli è una città con un tessuto sociale e culturale straordinario, che spesso lotta contro queste narrazioni riduttive. Collegare automaticamente l’illegalità a simboli della cultura partenopea non fa che danneggiare l’immagine di un territorio già troppo spesso vittima di pregiudizi.

Un problema nazionale, non locale

È importante sottolineare che il fenomeno dei botti illegali non è un problema esclusivamente napoletano. Gli ordigni sequestrati a Pozzuoli erano destinati anche al mercato tedesco, dimostrando che si tratta di un commercio organizzato su scala ben più ampia. Ridurre la questione a un “problema di Napoli” non solo ignora la complessità del fenomeno, ma ostacola una reale presa di coscienza e interventi efficaci.

L’urgenza di un cambiamento culturale

Il fenomeno dei botti illegali rappresenta un rischio concreto per la sicurezza pubblica e un problema culturale. Ogni anno, questi ordigni causano gravi ferite, amputazioni e persino vittime. Serve un cambio di paradigma: da una narrazione che esalta nomi e appellativi dei botti, si deve passare a una comunicazione che ne evidenzi i pericoli, senza alimentare inutili sensazionalismi.

La “bomba Sinner” non è solo un ordigno pericoloso: è un simbolo di come il sensazionalismo e la superficialità possano alimentare pregiudizi e ignorare il vero problema. Napoli merita una narrazione diversa, che metta in evidenza la lotta quotidiana di tanti cittadini contro l’illegalità, piuttosto che ridurla a un cliché. Allo stesso tempo, occorre un impegno collettivo per contrastare la produzione e la diffusione di fuochi illegali, puntando su una cultura della sicurezza e della responsabilità.

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Rischio disagi nel weekend per lo sciopero dei treni

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Treni a rischio per chi viaggia nel weekend. Scatta stasera alle 21 lo sciopero nazionale di 24 ore nel trasporto ferroviario, fino alla stessa ora di domenica, proclamato dai sindacati autonomi. La protesta coinvolgerà “tutto il personale delle aziende che operano nel settore ferroviario”, informa il sindacato di base Usb e quindi Fs, Italo e Trenord. Fs già da ieri ha avvertito che “lo sciopero potrebbe avere un impatto significativo sulla circolazione ferroviaria e comportare cancellazioni totali e parziali di Frecce, Intercity e treni del Regionale di Trenitalia”, con gli effetti, in termini di cancellazioni e ritardi, che “potranno verificarsi anche prima e protrarsi oltre l’orario di termine della protesta sindacale”. Il gruppo invita, quindi, i passeggeri “a informarsi prima di recarsi in stazione e, se possibile, a riprogrammare il viaggio”.

L’agitazione di questo weekend “si colloca dentro la vertenza per il rinnovo contrattuale nazionale delle attività Ferroviarie, portato avanti da un fronte ampio di sigle di base” spiega l’Usb. Ma dopo questo stop i treni non saranno coinvolti dallo sciopero generale di Cgil e Uil in programma venerdì 29 novembre. A parte il trasporto ferroviario, lo sciopero coinvolgerà, infatti, tutto il resto del personale dei trasporti: aereo, marittimo, bus, tram, filobus. Sullo sciopero generale indetto dalla Cgil e dalla Uil per il 29 novembre “abbiamo rispettato tutte le norme e le leggi che ci sono”, ripete intanto il leader della Cgil, Maurizio Landini, a margine della tappa di Bologna della terza marcia mondiale per la pace.

“Invito tutti i lavoratori a esserci”, è l’appello del segretario generale, che spiega come si sia deciso di “esentare i ferrovieri semplicemente perché c’è uno sciopero già oggi e domani, quindi non era possibile proclamarlo e abbiamo rispettato quella regola. Per il resto, abbiamo rispettato le norme e le leggi che ci sono”. “Ai lavoratori di tutte le altre categorie e settori chiediamo di partecipare, perché la condizione che ci ha portato allo sciopero parte da cose molto precise. Landini il 29 sarà alla manifestazione a Bologna. Nella stessa giornata il leader della Uil, Pierpaolo Bombardieri, sarà invece a Napoli.

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