Fermare la corsa del virus e mantenere il vantaggio accumulato in questi mesi, per impedire alla variante Omicron di diffondersi in Italia come sta avvenendo in altri paesi europei dove i casi sono schizzati oltre i 50mila al giorno. Con sei Regioni e 12 milioni di italiani che passeranno il Natale in zona gialla, e il nuovo record della quarta ondata con 26mila casi in un giorno, il governo rivendica la stretta sui viaggi e non esclude ulteriori misure se la situazione dovesse peggiorare, a partire dalla possibilita’ di introdurre l’obbligatorieta’ del tampone anche per i vaccinati che vogliono andare a vedere le partite in stadi e palazzetti, entrare in discoteca o assistere ad un concerto. Che l’incidenza dei casi legati ad Omicron crescera’ anche in Italia, gli esperti ne sono ormai convinti, anche se al momento la prevalenza della variante e’ ferma allo 0,19%. “Ci aspettiamo un aumento, ce lo dice il Centro europeo per il controllo delle malattie (Ecdc) e ce lo dicono le esperienze che arrivano da altri paesi. – sottolinea il presidente dell’Istituto superiore di sanita’ Silvio Brusaferro – Siamo ancora nella battaglia e anche se abbiamo una condizione di crescita piu’ controllata e’ pur sempre una crescita”. Il bollettino giornaliero conferma la lettura, visto che nelle ultime 24 ore si sono registrati 26.109 casi, quanti non ce n’erano da marzo, e altri 123 morti. Il report settimanale del Gimbe certifica inoltre che da ormai due mesi la corsa del virus non accenna a rallentare tanto da portare “verso una pericolosa congestione degli ospedali”: tra l’8 e il 14 dicembre i nuovi casi e le vittime sono aumentati del 18% rispetto alla precedente, i ricoveri in area medica del 17,9% e quelli nelle terapie intensive dell’11,2%. E questo senza contare il balzo nelle ultime 24 ore delle rianimazioni, con un incremento di 47 ingressi che porta il totale dei pazienti a 917. Ma il Gimbe dice anche che, nonostante aumenti la pressione sugli ospedali, nelle ultime settimane si e’ ridotta la percentuale dei ricoverati sul totale degli attualmente positivi: nei reparti ordinari si e’ passati da una media del 3,47% al 2,41% e nelle intensive dallo 0,47% allo 0,30%. Un dato positivo dovuto sostanzialmente all’incremento delle terze dosi. I numeri in crescita trovano comunque conferma nel passaggio in zona gialla da lunedi’ di Liguria, Marche, Veneto e della provincia di Trento – salvo variazioni all’ultimo dovute pero’ ad un aumento di posti nei reparti da parte delle Regioni e non ad un miglioramento dei dati – che si andranno ad aggiungere a Friuli Venezia Giulia, Calabria e provincia di Bolzano. Altre 3 regioni, Emilia Romagna, Lazio e Valle d’Aosta, invece, si ‘salvano’ poiche’ hanno ancora uno dei 3 parametri che rimane sotto la soglia critica. Ecco perche’, e’ il ragionamento del governo, bisogna anticipare la diffusione di Omicron, continuando a spingere sulle vaccinazioni e valutando la possibilita’ di nuovi interventi restrittivi. Il primo e’ gia’ scattato con l’ordinanza firmata dal ministro della Salute Roberto Speranza che introduce l’obbligo del tampone anche per i vaccinati che dai paesi dell’Ue vengono in Italia e reintroduce la quarantena di 5 giorni per i non vaccinati. “In queste ore – dice Speranza – la nostra priorita’ non puo’ che essere quella di continuare ad impegnarci per mettere in sicurezza il paese e per continuare a tenere un alto livello di sorveglianza, per evitare che i numeri del contagio e le ospedalizzazioni possano crescere in maniera troppo significativa”. L’altra misura l’ha indicata invece il presidente del Consiglio superiore di sanita’ e coordinatore del Cts Franco Locatelli: introdurre l’obbligo del tampone per accedere ai grandi eventi anche per i vaccinati. “E’ un’ipotesi da considerare se la situazione epidemiologica dovesse peggiorare”. Cosi’ come non va esclusa, aggiunge, la possibilita’ dell’obbligo di mascherina all’aperto. Qualcuno nel governo ci aveva gia’ provato con l’ultimo decreto, quello che ha prorogato lo stato d’emergenza, ma la misura non e’ passata in Cdm. Anche perche’ si tratterebbe di un provvedimento di facciata: molti sindaci e presidenti di Regione lo hanno gia’ introdotto con proprie ordinanze e, soprattutto, la normativa in vigore gia’ prevede l’obbligo all’aperto in caso di assembramenti o situazioni in cui non e’ possibile mantenere il distanziamento.