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Ambiente

Turismo, 2017 record per l’Italia. Roma è la città più visitata. In Campania Napoli è la regina poi ci sono l’isola d’Ischia e Sorrento. Al Sud arriva solo un turista su 3

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Nuovo record per il turismo in Italia: a certificarlo è il report dell’Istat secondo cui nel 2017 gli esercizi ricettivi hanno registrato un nuovo massimo storico, dopo quello del 2016, con oltre 420 milioni di presenze (+4,4% rispetto al 2016) e 123 milioni di arrivi (+5,3%). La crescita è stata superiore a quella media europea. La Germania si conferma primo Paese di provenienza dei turisti stranieri in Italia con il 14,1% delle presenze registrate. Seguono Francia, Regno Unito e Stati Uniti con quote di circa il 3%.

Con quasi 27 milioni di presenze, Roma è la principale destinazione turistica in assoluto con il 6,4% del totale nazionale. A considerevole distanza ci sono Milano e Venezia con il 2,8 %. Seguono Firenze al 2,4%, Rimini al 1,8 per cento. Nel 2017 l’Italia è il 4 paese in Europa per presenze negli esercizi ricettivi.

Considerando la dinamica dei flussi per regione di destinazione, nel 2017 gli aumenti relativi più consistenti in termini di presenze si registrano in Sicilia (+7,3% rispetto al 2016), Basilicata (+6,5%), Piemonte (+6,3%) ed Emilia-Romagna (+6,0%). Viceversa, le regioni che hanno subito la flessione più rilevante sono Umbria (-8,4%), Marche (-8,0%) e Molise (-5,3%). La Campania ha fatto segnare un +2,9%.

Venezia

Roma

Ischia

Firenze

Milano

 

Sorrento

Roma mantiene il primato di turisti stranieri

Negli esercizi ricettivi dei primi 50 comuni italiani si concentrano quasi 171 milioni di presenze, pari al 40,6% del totale. Queste destinazioni, nel loro complesso, assorbono un terzo delle presenze della componente residente della clientela (32,7%) e quasi la metà (48,5%) di quella dei non residenti e sono principalmente localizzate nell’Italia settentrionale. Roma si conferma la principale destinazione con quasi 27 milioni di presenze (il 6,4% del totale nazionale), seguono Milano e Venezia (entrambe al 2,8%). Se si guarda alla sola clientela estera, la quota di turisti stranieri ospitati nella Capitale raggiunge circa il 9% del totale. Venezia si posiziona  al secondo posto della graduatoria se si considera la sola clientela non residente (4,8% delle presenze straniere). Accanto alle grandi mete turistiche vi sono anche comuni che, seppur di dimensioni demografiche contenute, registrano in proporzione un numero di presenze rilevanti in quanto gravitano attorno a poli di forte attrattività, come ad esempio Cavallino-Treporti, Jesolo, Caorle e Rosolina, tutti localizzati in prossimità di Venezia. Il primo comune del Sud Italia presente in graduatoria è Napoli, al sedicesimo posto con più di 3 milioni di presenze, pari allo 0,8% di presenze sul totale nazionale.

In Campania le presenze turistiche se le dividono alcune località più importanti:

  1. Napoli                 3.243.737
  2. Sorrento             2.267.729
  3. Forio d’Ischia    1.317.534
  4. Ischia                  1.165.838

Data la specificità del nostro Paese, caratterizzato dalla presenza di comuni di piccole e medie dimensioni, è importante considerare l’impatto che i flussi turistici hanno sul territorio in termini relativi, per poter apprezzare la pressione antropica ambientale del turismo.

Si osserva, infatti, che le prime cinque destinazioni turistiche italiane (Roma, Milano, Venezia, Firenze, Rimini) non rientrano tra i 50 comuni italiani per quota di presenze ogni 1.000 abitanti; inoltre sono appena 12 i comuni che, risultano tra i primi 50 per presenze in valore assoluto, e anche tra i primi 50 per incidenza sulla popolazione residente. Ne deriva che nei comuni demograficamente più piccoli il turismo – anche se in valori assoluti appare più modesto – esercita in proporzione un rilevante impatto dal punto di vista logistico e ambientale sul contesto locale. In particolare, i comuni con la più elevata incidenza di presenze per abitante si concentrano nelle regioni del Nord-est, in Lombardia e in Valle d’Aosta.

La maggior parte dei comuni italiani è meta di turisti residenti in Italia, soprattutto al Sud e nelle Isole. Al contrario, i comuni italiani che attraggono prevalentemente una clientela straniera (registrando quote di presenze di non residenti sul totale superiori al 66%) sono le grandi città turistiche (Roma, Venezia, Firenze), l’area dei laghi di Garda, Maggiore e di Como, il Chianti, le Langhe, l’area etnea-Taormina-Giardini Naxos, la penisola sorrentina-amalfitana e alcune aree della Sardegna.

L’ellisse della dispersione delle presenze della clientela non residente mostra una maggiore concentrazione di questa componente nella direzione Centro-Nord-Est, rispetto alla clientela domestica meno concentrata e localizzata prevalentemente nel Mezzogiorno.

Turisti tedeschi i più numerosi

Anche nel 2017 è la Germania il principale paese di provenienza dei turisti ospiti degli esercizi ricettivi italiani con il 14,1% delle presenze totali; seguono, con quote intorno al 3%, Francia, Regno Unito e Stati Uniti.

Rispetto al 2016 gli incrementi maggiori di presenze riguardano i turisti provenienti da alcuni Paesi come Russia (+26,0%) e Brasile (+23,1%) o da Paesi storicamente importanti per l’Italia in termini di quote di mercato come gli Stati Uniti (+10,3%).

Nel quadro di un generale aumento del fenomeno, tutti i Paesi che nel 2017 hanno una quota di presenze non inferiore allo 0,5% sul totale hanno comunque registrato valori in aumento rispettoall’anno precedente.

Nel 2017, negli esercizi ricettivi dei 28 Paesi dell’Unione europea si registrano più di 3 miliardi dipresenze di clienti, in aumento del 2,8% rispetto al 2016.

La Spagna, che registra una crescita di presenze rispetto all’anno precedente pari al 3,6%, è il primo paese per numero di presenze turistiche, seguita dalla Francia, in forte aumento rispettoall’anno precedente (+7,0%). L’Italia si colloca al quarto posto, in aumento del 4,4% rispetto al 2016, valore superiore alla media europea (+2,8%). I primi quattro Paesi insieme (Italia, Spagna,Francia e Regno Unito) coprono più della metà delle presenze complessive dell’Unione europea(55,9%).

Rispetto al 2016, crescono in modo significativo le presenze in Croazia (+10,6%), Grecia (+9,2%) e Portogallo (+9,1%)

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L’Italia pensa al nucleare, 50 miliardi l’impatto sul Pil

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Il tema del nucleare di ultima generazione irrompe al forum Teha di Cernobbio con con gli imprenditori e operatori del settore che chiedono di “fare presto” per evitare di perdere l’opportunità per gli investimenti. Una tecnologia che porterebbe benefici alla crescita economica del Paese un impatto sul Pil di 50,3 miliardi al 2050. La posizione del governo non si fa attendere con il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin che annuncia l’arrivo “entro fine anno” di un “disegno di legge, che conterrà la normativa primaria e dove saranno previsti i soggetti regolatori”.

L’Italia, di fatto, rientrerebbe nel nucleare. Da Villa d’Este, sul lago di Como, sono Edison e Ansaldo Nucleare ad illustrare l’impatto dell’atomo sulla decarbonizzazione energetica e sull’economia italiana. Il nucleare di ultima generazione, secondo una analisi illustrata a Cernobbio, può abilitare al 2050 un mercato potenziale fino a 46 miliardi di euro, con un valore aggiunto attivabile pari a 14,8 miliardi di euro. Ma c’è di più perché considerando anche i benefici indiretti e dell’indotto, sarà possibile creare oltre 117.000 nuovi posti di lavoro. Il nuovo nucleare non è soltanto una “risorsa preziosa per raggiungere gli obbiettivi di transizione energetica ma costituisce una vera e propria occasione di rilancio industriale per il Paese”, spiega Nicola Monti, amministratore delegato di Edison.

“L’Italia ha l’occasione – aggiunge – di essere protagonista, se da subito viene definito un piano industriale di medio-lungo periodo”. Sui tempi è il ministro Pichetto a fissare dei punti fermi. Per fine anno arriverà “l’analisi complessiva sul nucleare e su ciò che bisognerà introdurre come norma primaria che deve trasformarsi in disegno di legge”. I tempi li detterà il “parlamento, ma auspico che nel corso del 2025 che si possa chiudere quello che è il processo di valutazione normativa”. E sull’ipotesi di un nuovo referendum, “non faccio il mago di conseguenza la libertà di raccogliere firme e fare i referendum c’è”. In passato gli italiani si sono espressi su una “tecnologia di 60 anni fa, quella di prima e seconda generazione”, prosegue il ministro, ribandendo che “guardiamo al nuovo nucleare, che non prevede la costruzione di grandi centrali.

Pensiamo invece ai agli Small modular reactor e agli Advanced modular reactor”. In Italia c’è grande fermento tra i principali protagonisti del settore dell’energia per essere pronti ad affrontare la sfida del nuovo nucleare. Da mesi, infatti, sono stati siglati numerosi accordi di programma finalizzati allo ricerca ed allo sviluppo della tecnologia nucleare. Tra le ultime intese, ma solo in ordine di tempo, c’è quella tra Edison, Federacciai e Ansaldo Energia per decarbonizzare le acciaierie italiane. Per l’Italia si riapre una nuova “riflessione sul ruolo benefico che le nuove tecnologie nucleari disponibili o in via di sviluppo possono giocare nel mix energetico italiano”, spiega Daniela Gentile, amministratore delegato di Ansaldo Nucleare. Il nucleare di nuova generazione conta attualmente, a livello globale, oltre 80 progetti in via di sviluppo.

Nello sviluppo del nuovo nucleare, secondo l’analisi di Edison, Ansaldo Nucleare e Teha, l’Italia può contare su competenze lungo quasi tutta la catena di fornitura e su un sistema della ricerca all’avanguardia. Lo studio, inoltre, ha identificato 70 aziende italiane specializzate nel settore dell’energia nucleare che confermano una “forte resilienza di questo comparto a tre decenni dall’abbandono della produzione in Italia”. Il valore strettamente legato all’ambito nucleare generato dalle aziende di questa filiera si attesta nel 2022 a 457 milioni di euro, con circa 2.800 occupati sostenuti, e l’Italia che si posiziona quindicesima a livello globale e settimana in Ue-27 per export di reattori nucleari e componenti tra il 2018 e il 2022.

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Copernicus, quella del 2024 l’estate più calda di sempre

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Gli scorsi mesi di giugno e agosto sono stati i più caldi mai registrati e nel complesso, l’estate boreale 2024 (ovvero giugno-luglio-agosto) è stata la più calda di sempre. E’ quanto spiega Samantha Burgess, vicedirettrice del Copernicus Climate Change Service, il servizio europeo sul clima. “Questa serie di temperature record sta aumentando la probabilità che il 2024 sia l’anno più caldo mai registrato. Gli eventi estremi legati alla temperatura osservati quest’estate diventeranno solo più intensi, con conseguenze più devastanti per le persone e il pianeta, a meno che non adottiamo misure urgenti per ridurre le emissioni”.

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Greenpeace, aziende petrolifere paghino per crisi climatica

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Le aziende petrolifere paghino per la crisi climatica. E’ la richiesta ribadita da Greenpeace in una nota a commento dello studio del World Weather Attribution, sulla siccità in Sicilia e in Sardegna. «A pagare il prezzo della siccità estrema in Sardegna e in Sicilia – amplificata da un uso inefficiente delle risorse idriche e da infrastrutture inadeguate – sono le persone che subiscono razionamenti di acqua, gli ecosistemi naturali e persino interi settori produttivi come l’agricoltura e il turismo. Danni gravissimi di cui si dovrebbe invece chiedere conto alle aziende del petrolio e del gas, come Eni, che con le loro emissioni di gas serra sono i principali responsabili della crisi climatica”, sostiene Federico Spadini, campaigner Clima di Greenpeace Italia.

“Gli sconvolgimenti climatici causati dalla nostra dipendenza da petrolio, gas e carbone sono destinati a peggiorare se non metteremo al più presto fine allo sfruttamento delle fonti fossili”, si legge ancora nella nota che ricorda la produzione di gas nell’impianto Cassiopea a largo della Sicilia. “Al di là dei proclami, il governo non intende far nulla per le Regioni italiane più colpite dalla siccità e dagli altri eventi climatici estremi”, sostiene ancora Greenpeace che ricorda la causa intentata contro il gruppo energetico.

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