Basta armi in mano a giovani e giovanissimi. Dopo l’omicidio di Santo, 19 anni, e qualche giorno prima di Emanuele, appena 15, entrambi per mano di giovanissimi, Napoli si mobilita per cercare di mettere un freno all’escalation di violenza che sempre più spesso vede dei ragazzi nei panni sia di vittime che di carnefici. Associazioni, sindacati e altre realtà impegnate nel sociale – 75 sigle hanno aderito finora – scenderanno in piazza: lo faranno sabato, nel corso di un’assemblea pubblica promossa da Libera Campania, in collaborazione con l’Arcidiocesi di Napoli, che si terrà alle 10 in piazza Cavour. Gli omicidi di Salvo ed Emanuele, spiegano i promotori della mobilitazione, sono “ferite che colpiscono e interrogano Napoli”. “Pistole, esplosivi, armi di medio e piccolo taglio circolano tra le strade, le piazze, i vicoli e le scuole della nostra Napoli e feriscono, ammazzano, provocando dolore e morte.
Armi e droghe, troppo facili da acquistare e che finiscono nelle mani di giovani, adolescenti, bambini. Armi che vengono utilizzate senza controllo di giorno come di notte, quando gran parte della città spesso è lasciata in balia di bande e criminalità”. L’obiettivo della mobilitazione è di “liberare Napoli dall’uso e dalla cultura delle armi”. Per il sindaco Gaetano Manfredi, “a Napoli abbiamo una reale emergenza, quella delle armi in mano a ragazzini. Ci sono giovani che hanno cominciato a commettere reati con le armi in pugno già a 14 o 15 anni e questo ci deve far molto riflettere. E agire”. Secondo il sindaco, “bisogna intervenire nella direzione della vigilanza, con attività di controllo del territorio, soprattutto di notte, quando questi eventi nella maggior parte dei casi avvengono”.
Dunque, “più videosorveglianza e più vigili in strada la sera”, ma serve anche “un’attività di monitoraggio, di controllo ed anche di recupero e inclusione di questi ragazzi, che vanno seguiti, sapendo che spesso vengono da contesti familiari molto difficili”. “Mi ha colpito molto – ha aggiunto Manfredi – il fatto che l’ultima vittima è stata uccisa da un minore che era uscito da poco dal carcere e che aveva dei comportamenti non gestibili. Ragazzi come lui vanno seguiti con procedure specifiche; senza un’attenzione particolare da parte di chi ha competenze, ci possono essere altri casi del genere”. “È un momento particolare per Napoli ma sono certo che la città saprà superarlo”, assicura il prefetto Michele di Bari: “le istituzioni stanno lavorando all’inverosimile”.
Intanto, domani alle 11 si terrà l’udienza di convalida del fermo del minorenne accusato dell’omicidio di Santo Romano, morto dopo essere stato raggiunto al petto da un colpo di arma da fuoco a San Sebastiano al Vesuvio. Il ragazzo ha confessato di avere fatto fuoco con una pistola (che al momento però non è stata trovata), ma di aver sparato per difesa dall’aggressione di un gruppo di 4-5 ragazzi.
“L’indagato – dice il suo legale, Luca Raviele – racconta di avere reagito ad un’aggressione, durante la quale avrebbe ricevuto un calcio e nel corso della quale, mentre qualcuno lo teneva per un braccio e un altro gli mostrava un coltello, avrebbe estratto la pistola e, voltandosi dall’altra parte, avrebbe sparato con la sola intenzione di difendersi”. “Parliamo di un ragazzino con problemi di natura psichiatrica – aggiunge l’avvocato – come accertato da una precedente perizia eseguita due anni fa durante un procedimento per l’aggressione subita in casa dalla madre. Questa perizia sarà fornita al giudice e fungerà da base alla mia richiesta per accertare se il ragazzo avesse la capacità di intendere al momento della sparatoria e se abbia le capacità per partecipare al giudizio”. Sempre domani sarà conferito l’incarico al medico legale che dovrà eseguire l’autopsia sul corpo di Santo Romano.