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Misure anticovid: scuola e trasporti, settimana prossima le misure

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Arriveranno la settimana prossima le misure su scuola e trasporti: il governo conferma che entro la pausa estiva prevista per il 6 agosto ci sara’ il nuovo decreto, con gli interventi che puntano al raggiungimento di due obiettivi. Il primo, prioritario per l’esecutivo e ribadito anche oggi sia dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella sia dal ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, riportare in classe tutti gli studenti a settembre e dire addio alla Dad; il secondo, evitare che il ritorno dalle vacanze si trasformi in un’ondata di nuovi contagi tale da far schizzare la curva del virus e soprattutto far risalire le ospedalizzazioni. E dunque intervenire sui trasporti a lunga percorrenza – treni, aerei e navi – introducendo l’obbligo del green pass, molto probabilmente dalla seconda meta’ di agosto. Su entrambi i dossier si sta gia’ lavorando: Mario Draghi ha visto a palazzo Chigi Matteo Salvini proprio per parlare di vaccini e green pass; un incontro “proficuo e cordiale” secondo il governo, nel corso del quale, sostanzialmente, il premier ha spiegato al leader della Lega che questa settimana sara’ dedicata a blindare la riforma della giustizia e chiudere la complicata mediazione tra le forze di maggioranza, per poi passare al Covid. Con Salvini che all’uscita dall’incontro non ha nascosto la soddisfazione per aver ottenuto qualche giorno in piu’ ribadendo pero’ la sua contrarieta’ all’obbligo vaccinale, non solo nella scuola. “Io sono per la liberta’”, dice, e trova la sponda del presidente della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga: “utilizzerei cautela in questo momento, dobbiamo coinvolgere le persone a partecipare e non alimentare tensioni”. Proprio alle Regioni nelle prossime ore sara’ illustrato il Piano messo a punto dal ministero dell’Istruzione sulla base delle indicazioni del Comitato tecnico scientifico: arrivare alla ripresa dell’anno scolastico con almeno il 60% degli studenti tra i 12 e i 19 anni vaccinati (2,4 milioni di persone, 2 se si considera solo chi frequenta le superiori) – percentuale che per il Commissario per l’emergenza Francesco Figliulo e’ raggiungibile entro la prima decade di settembre – utilizzo della mascherina e distanziamento, con possibilita’ pero’ di superamento della misura laddove non sia possibile mantenere il metro di distanza, capienza dei traporti pubblici all’80% ed eventuale scaglionamento degli orari d’ingresso, anche se sarebbe preferibile dilazionare quelli degli uffici pubblici anziche’ della scuola. Il nodo centrale restano pero’ le vaccinazioni del personale scolastico. Ad oggi la percentuale degli immunizzati e’ arrivata all’85,5% ma con forti differenze regionali: in base all’ultimo report 4 regioni – Sicilia, Sardegna, Calabria, Liguria – e la provincia di Bolzano hanno oltre il 30% di prof che non hanno fatto neanche la prima dose. L’obiettivo e’ quello di arrivare a settembre con il 90% del personale scolastico vaccinato con entrambe le dosi. Problemi di forniture non ce ne sono visto che nei frigoriferi delle Regioni ci sono 4,6 milioni di dosi e ad agosto ne arrivera’, oltre ai circa 15 milioni gia’ previsti, un ulteriore milione “grazie – dice palazzo Chigi confermando il completamento della campagna di vaccinazione per fine settembre – alla proficua interlocuzione tra il presidente del Consiglio Mario Draghi e la presidente della Commissione Ue Ursula Von der Leyen”. Il problema dunque e’ convincere chi non vuole vaccinarsi. E’ probabile che il governo proceda con una forte raccomandazione e poi, se entro il 20 agosto – data in cui le Regioni dovranno fornire a Figliuolo i numeri reali della situazione – non si sara’ raggiunto il 90%, potrebbe pensare a introdurre l’obbligo. “A scuola si va in presenza – conferma il sottosegretario alla Salute Andrea Costa – e per centrare l’obiettivo non possiamo pensare ad un ritorno senza il personale vaccinato. Chi si oppone, se non riusciremo a convincerlo, sara’ obbligato”. Bianchi e’ piu’ cauto. “il governo vedra’ se c’e’ bisogno di un’omogeneizzazione di tutto il paese. Se c’e’ una regione con solo il 70% dei docenti vaccinati, il generale Figliulo si concentrera’ su quella per portarli al livello nazionale”. Anche i presidi hanno riconfermato il loro sostanziale appoggio all’obbligatorieta’, attaccando pero’ la politica sia per le “difficolta’” nel decidere sia sui trasporti locali, altro punto critico per la ripresa a settembre: “in un anno e mezzo non si e’ riusciti a comprare mezzi e ad assumere piu’ autisti” dice il presidente dell’Associazione nazionale presidi Antonello Giannelli. Non sembra invece percorribile anche in Italia, stando a fonti ministeriali sia per problemi di privacy sia per questioni legate ai protocolli sulla quarantena, la scelta della Francia in base alla quale, in caso di contatto positivo in classe, in Dad va solo chi non e’ vaccinato.

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A Pompei via al numero chiuso, guerra ai bagarini

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“Pompei non può essere associata al turismo di massa, ma deve avere come obiettivo quello della qualità”. Gabriel Zuchtriegel stringe tra le mani il suo biglietto nominativo, quello che da oggi è obbligatorio per entrare negli scavi che dirige dal febbraio 2021. È una delle novità introdotte all’interno del parco archeologico. La più importante riguarda il numero chiuso per gli ingressi giornalieri, che non potranno mai superare quota 20mila. Nel periodo di maggiore afflusso (dal primo aprile al 31 ottobre), poi, saranno anche previste specifiche limitazioni a seconda delle fasce orarie: dalle 9 alle 12 massimo 15mila ingressi; altri 5mila da mezzogiorno alle 17.30. L’acquisto dei ticket è consentito sul posto e online. “Alla base – spiega ancora Zuchtriegel – ci sono soprattutto motivi di sicurezza, sia dei visitatori, sia di tutela del patrimonio. Partiamo in questo periodo di bassa stagione per sperimentare tale misura, i cui numeri saranno poi esaminati con calma in vista delle giornate di maggiore afflusso”.

Obiettivo è anche combattere il fenomeno del bagarinaggio, che portava i turisti ad acquistare biglietti rivenduti a prezzi maggiorati e con l’aggiunta di “servizi” già compresi nel costo abituale del ticket. Altro proposito è puntare a distribuire i visitatori anche sugli altri siti del parco (Boscoreale, Torre Annunziata, Villa dei Misteri, Civita Giuliana e Stabia). Gli scavi di Pompei introducono le novità del numero chiuso e del biglietto nominativo dopo un’estate da record, che ha fatto registrare flussi mai visti in passato, con oltre quattro milioni di visitatori e punte di oltre 36.000 presenze in occasione di una delle prime domeniche del mese (quelle a ingresso gratuito). Questa mattina Zuchtriegel ha deciso di seguire personalmente l’avvio del cambiamento insieme con Prefettura, vigili del fuoco e consulenti dei lavoratori insieme ai quali è stata ravvisata la necessità di prevedere una gestione in piena sicurezza del sito Unesco.

“Abbiamo avuto in autunno, estate e primavera – sottolinea ancora il direttore – giornate in cui il limite dei 20.000 ingressi è stato superato: ci siamo resi conto di dover garantire a tutti i visitatori una esperienza di qualità. Pompei non deve essere un sito per il turismo di massa. Abbiamo un territorio meraviglioso e ci impegneremo a canalizzare maggiormente i flussi, ma anche gli investimenti, la ricerca e la valorizzazione di questi luoghi. Questo non è una misura contro la crescita. Anzi, noi puntiamo sulla crescita”. Nessuna gara sui numeri, come avviene in particolare in occasione delle domeniche ad ingresso gratuito: “La nostra priorità è la sicurezza – conclude Zuchtriegel -. E in caso di emergenza, abbiamo pensato di assicurare uscite controllate ai visitatori. Attenzione, siamo orgogliosi dei dati che abbiamo raggiunto in questi anni: spesso eravamo al primo posto nelle giornate di ingressi gratuiti. Questa classifica è carina, ma logica ci impone di scegliere la conservazione del nostro patrimonio: non vorremmo mai che qualche classifica finisca per danneggiarlo”.

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Casi di Covid in calo, 8.660 in 7 giorni e cresce la variante Xec

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Calano i contagi da Covid-19 in Italia. Nella settimana dal 17 al 23 ottobre si registrano 8.660 nuovi casi rispetto ai 11.433 della rilevazione precedente mentre i decessi sono 116 a fronte di 117. Il maggior numero di nuovi casi è stato registrato in Lombardia (2.693), Veneto (1.206), Piemonte (998) e Lazio (928). Mentre continua la corsa della variante Xec. E’ quanto emerge dal bollettino aggiornato e dal monitoraggio settimanale a cura del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità. Nell’ultima settimana sono stati effettuati 89.792 tamponi, in calo rispetto ai 94.880 della precedente rilevazione, e scende anche il tasso di positività, da 12% a 9,6%.

L’indice di trasmissibilità (Rt) basato sui casi con ricovero ospedaliero, al 15 ottobre è pari a 0,84 rispetto a 1,06 del 9 ottobre. È in lieve diminuzione, in quasi tutte le regioni, l’incidenza settimanale: la più elevata è stata in Lombardia (27 casi per 100mila abitanti) e la più bassa in Sicilia (con 0,2 casi per 100mila abitanti). Al 23 ottobre, si legge, “l’occupazione dei posti letto in area medica è pari a 3,7%, stabile rispetto alla settimana precedente (3,8% al 16 ottobre). In lieve diminuzione l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva, pari a 0,9% (76 ricoverati), rispetto alla settimana precedente (1,0% al 16 ottobre)”. In base ai dati di sequenziamento nell’ultimo mese si osserva la co-circolazione di differenti sotto-varianti di JN.1 attenzionate a livello internazionale, con una predominanza di KP.3.1.1. In crescita, inoltre, la proporzione di sequenziamenti attribuibili a Xec (17% nel mese di settembre contro il 5% del mese di agosto).

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Salgono del 30% i casi di Covid, in 7 giorni 11.164

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Dopo il calo delle ultime settimane, tornano a salire i contagi da Covid-19 in Italia. Dal 19 al 25 settembre sono stati 11.164 i nuovi positivi, rispetto agli 8.490 della settimana precedente, pari a un aumento di circa il 30%. La regione con più casi è la Lombardia (3.102), seguita dal Veneto (1.683) e Lazio (1.302). E a crescere sono anche i decessi settimanali, passati da 93 a 112. Stabile l’impatto sugli ospedali mentre cresce la variante Xec.

Questi i dati dell’ultimo bollettino settimanale pubblicato dal ministero della Salute e del monitoraggio a cura dell’Istituto superiore di Sanità. Ad aumentare sono stati anche i tamponi, passati dai 81.586 del 12-18 settembre a 85.030, mentre il tasso di positività è passato dal 10% al 13%. Stabile invece il numero di posti letto occupati da pazienti Covid nei reparti di area medica (pari a 3% con 1.885 ricoverati), così come quelli occupati in terapia intensiva (0,7% con 62 ricoverati). I tassi di ospedalizzazione e mortalità restano più elevati nelle fasce di età più alte.

L’indice di trasmissibilità (Rt) basato sui casi con ricovero, è pari a 0,9, in lieve aumento rispetto alla settimana precedente. Mentre l’incidenza è di 19 casi per 100mila abitanti, anche questa in aumento rispetto alla settimana precedente (14 casi per 100mila abitanti). L’incidenza più elevata è in Veneto (35 casi per 100mila abitanti) e la più bassa nelle Marche (1 per 100mila). In base ai dati di sequenziamento genetico, nell’ultimo mese circolano insieme differenti sotto-varianti di Jn.1 attenzionate a livello internazionale, con una predominanza di Kp.3.1.1 (68%). In crescita, e pari a circa il 5%, i sequenziamenti del lignaggio ricombinante Xec, appartenente alla famiglia Omicron.

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