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Sprint di Draghi sulle riforme, ma su giustizia è stallo col M5s

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Lo stallo sulla giustizia preoccupa soprattutto chi vede avvicinarsi il giorno della verita’ senza che vengano fatti apparenti passi avanti. Fra gli attori della trattativa c’e’ la consapevolezza che l’obiettivo comune sia scongiurare una rottura: fra il M5s e il governo, o dentro il M5s. Ma finche’ non si arrivera’ a un testo che vada bene a tutti, il voto di fiducia sul provvedimento resta ad alto rischio per la blindatura dell’attuale maggioranza. Nonostante le retromarce e le rassicurazioni, pesano ancora le parole della pentastellata Fabiana Dadone, che ha parlato della possibilita’ che i ministri 5 Stelle possano dimettersi. Il presidente del consiglio Mario Draghi cerca lo sprint sul pacchetto riforme, proprio a partire dalla giustizia per poi proseguire con la concorrenza e il fisco. Ma l’incognita giustizia e’ ancora rilevante. La posizione del governo resta comunque la stessa: si possono fare modifiche tecniche, ma l’impianto non deve cambiare. Il provvedimento arrivera’ in Aula alla Camera venerdi’. L’ostacolo principale all’accordo sono le posizioni del M5S, che ha nella giustizia una bandiera. Nel nuovo testo, frutto del lavoro del ministro Marta Cartabia, si interviene sulla riforma firmata dall’ex Guardasigilli, Alfonso Bonafede, del M5s, che bloccava la prescrizione dopo il primo grado. La nuova versione mantiene questo elemento, ma aggiunge un limite alla durata dei processi che – salvo prolungamenti per alcune categorie di casi- e’ di due anni per l’Appello e di uno per la Cassazione. Poi scatta l’improcedibilita’: il processo, di fatto, “decade”. Compito di Conte e’ trovare un punto di equilibrio fra chi, nel M5s, giudica l’improcedibilita’ una discesa verso l’impunita’, e la posizione del governo, che deve fare i conti anche con le richieste dell’Ue per una giustizia piu’ efficiente, pena il rischio di perdere i fondi del Recovery. Alla Camera c’e’ chi parla di una squadra di qualche decina di parlamentari Cinque stelle sul piede di guerra. E l’avvocato non puo’ permettersi di esordire alla prova del Parlamento rompendo con una parte della truppa. Per il momento, non sembra che la trattativa col governo abbia fatto progressi significativi. Conte ha comunque ribadito di essere “al lavoro” per un accordo. E i vertici pentastellati ostentano fiducia. Il ministro Luigi Di Maio ha usato parole distensive: “Io credo nelle mediazioni, credo nel fatto che si possa trovare una posizione che riesca a mettere d’accordo tutti”. Fra gli alleati di governo, il segretario del Pd, Enrico Letta, appare ottimista: “Io sono fiducioso sul fatto che il voto trovera’ una maggioranza unita. L’importante e’ che sia un voto che prima della pausa estiva approvi la riforma”. Un passaggio di Letta sulla lettura che il testo avra’ al Senato, da’ modo al deputato di Azione, Enrico Costa, di chiedere se il Pd abbia aperto alla possibilita’ di modifiche a Palazzo Madama. La risposta arriva dal Nazareno: “Figuriamoci. ll segretario ha solo ricordato una cosa ovvia: e’ scontato che la legge avra’ una lettura al Senato. Sui tempi di approvazione la nostra posizione non e’ cambiata di una virgola. Ci affidiamo a Draghi e Cartabia e siamo certi che il percorso intrapreso sulla giustizia sia affidato alle migliori mani possibili”. Anche i dem hanno chiesto interventi alla riforma Cartabia, soprattutto per evitare che abbia ricadute negative sui processi in corso, specie in quelle sedi giudiziarie con grossi carichi di arretrati. Ma l’accordo non pare difficile: sia perche’ per i dem il tema giustizia e’ meno “scottante” che per i Cinque stelle, sia perche’ le richieste del Pd potrebbero rientrare fra quegli “aggiustamenti tecnici” che Draghi e la ministra Cartabia hanno messo in conto. Altra cosa sarebbe aprire i cancelli a modifiche incisive. Perche’ a quel punto – e’ il ragionamento – ogni partito della maggioranza potrebbe farsi avanti con proposte sostanziali . Gia’ nei lavori di commissione qualche sentore di tutto questo c’e’ stato. In ogni caso: in attesa di venerdi’, quando il provvediento approdera’ in Aula alla Camera, gli “ottimisti” ricordano che in consiglio dei ministri gli esponenti 5s hanno gia’ dato due “si'” alla riforma: quando e’ stata varata e quando e’ stata autorizzata la fiducia.

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Pichetto Fratin: col nucleare risparmieremo 34 mld l’anno

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Il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin annuncia, in una intervista alla Stampa, che varerà entro l’anno un disegno di legge per il rilancio del nucleare. Così “il nostro Paese risparmierà fino a 34 miliardi di euro l’anno” e nel 2030 si passerà “dalla sperimentazione alla produzione dei nuovi moduli nucleari”. Sul Green Deal Ue “la posizione dell’Italia è sempre stata chiara: non abbiamo mai messo in dubbio gli obiettivi finali, cioè di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, ma gli strumenti imposti per farlo. Abbiamo invitato a abbandonare l’ambientalismo ideologico che per tanti anni è stato alla base di molte scelte europee. Più realismo e meno idealismo”.

Su auto e case green “il governo lavorerà, soprattutto con la nuova Commissione e il nuovo Parlamento europeo, per raggiungere gli obiettivi comuni proponendo un percorso compatibile con le politiche economiche e sociali del nostro Paese. Chiediamo di poterlo raggiungere difendendo gli interessi delle famiglie e delle imprese italiane”. Per il costo dell’energia “l’unica soluzione è il nucleare di nuova generazione da affiancare all’energia prodotta dalle rinnovabili tradizionali. Noi stiamo lavorando, senza alcun ritardo, per consentire all’Italia di farsi trovare pronta e preparata. Con il 22% di nucleare nel nostro futuro mix energetico nazionale, potremo far risparmiare al nostro Paese fino a 34 miliardi l’anno”. Le scorie? “Le vecchie potremmo lasciarle ancora in Francia e in Inghilterra, continuando a pagare un affitto. Il vero problema sono i rifiuti di bassa e media intensità, soprattutto di origine sanitaria, che produciamo quotidianamente. Per quelli abbiamo il dovere di trovare la soluzione con uno o più depositi nazionali”.

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Ronzulli: no alle porte aperte a chi insultava Berlusconi

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“Sulle adesioni al partito vorrei ci fosse più attenzione. Va bene aprire le porte, ma senza svenderci. Soprattutto per chi fino a un minuto prima ci attaccava e infangava il nome di Berlusconi”. Così al Tempo la vicepresidente del Senato Licia Ronzulli (FI). Sull’ipotesi di accogliere i delusi di Azione, ha detto: “Far parte di questa famiglia non può essere una scappatoia per chi vuole garantirsi un futuro politico. Non penso che chi è andato via sognasse un’alternativa al bipolarismo, perché non c’erano le condizioni allora e non ci sono nemmeno oggi”. Carfagna e Gelmini “non sono uscite proprio in punta di piedi da FI ma in pieno dissenso dalle scelte fatte da Berlusconi.E la notizia di un loro eventuale ritorno nel nostro partito, che non difetta del vizio della memoria, stava facendo rumore. E anche loro lo sanno bene”.

Il fallimento del Terzo Polo “l’ho preannunciato nel 2022, appena nacque. Era solo questione di tempo. Quando nascono, i cartelli elettorali hanno un solo obiettivo: ottenere posti in Parlamento. A unire è solo la prospettiva di una poltrona. Una volta che l’hanno portata a casa, Renzi e Calenda hanno subito cominciato a litigare”. “Tutte le idee servono ad arricchire il dibattito, a dare contributi che possono rivelarsi vincenti – ha detto poi – Fin dalla sua nascita, FI è stata la casa che ha accolto chi proveniva da esperienze politiche diverse. Per fare in modo che questo accada però è necessario che ci sia uno spazio reale di confronto, per fare sintesi e arrivare a una proposta unitaria. Altrimenti rischiamo di diventare una Torre di Babele”.

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Vannacci: un partito? Ora Lega ma mai dire mai

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Circa 300 sostenitori lo aspettano nell’audiotorium dell’hotel Salus Terme di Viterbo. In molti, nell’attesa, non escludono che l’eurodeputato Roberto Vannacci possa dar vita a un nuovo soggetto politico. Anzi, sono pronti. Il generale arriva e prova a non deludere nessuno. Un partito da lui fondato? “È un’altra invenzione della stampa di sinistra”, dice. Anche se poi aggiunge: “non ho mai detto che farò un partito, ma io non escludo mai nulla”. “Io non lo escludo, – prosegue – perché nel novero di quello che può succedere nel futuro non vedo perché debba escludere un’opportunità. Ma oggi non è questo il discorso”. Insomma, mai dire mai. Di sicuro, però, non è questo il giorno. E una sorta di rassicurazione, l’europarlamentare vuole darla anche al partito con cui è stato eletto a Bruxelles: “oggi sono nella Lega, chi si conglomera attorno a me è perché condivide il fatto che io stia nella Lega”. All’associazione ‘Noi con Vannacci’, che ha organizzato a Viterbo la sua prima festa, il generale strizza l’occhio. “Da oggi – dice – parte probabilmente una serie di altre riunioni di tutti quelli che si conglomerano attorno a quello che io diffondo e propongo”. E sulle polemiche legate alle poche presenze registrate nel primo giorno di kermesse, risponde sul palco, attaccando ancora una volta i “giornalisti di sinistra”, citati con nomi e cognomi.

“Grazie alle tante persone che sono qui a questa manifestazione, il flop è una falsificazione della stampa”, taglia corto. L’eurodeputato rilancia quindi i suoi cavalli di battaglia. Dalla contrarietà alla Ius Scholae, all’impegno pacifista e contro l’uso delle armi da parte dell’Ucraina in territorio russo. E si difende dall’etichetta di “estremista”, rinnovando il suo supporto al partito tedesco AfD. Sulla sospensione del suo ruolo da vicecapogruppo dei Patrioti al Parlamento Europeo, non lascia spazio a interpretazioni. “Mi sospendano – dichiara – la mia vita non cambia, non mi rattrista. M’hanno bocciato, e vabbè”. La platea non smette di applaudirlo. Quando la giornalista che dialoga con Vannacci chiede se la platea è pronta al nuovo partito, la risposta è all’unisono: “sì”. In prima fila i vertici di ‘Noi con Vannacci’ e quelli dell’associazione ‘Il mondo al contrario’. Da una parte e dall’altra si rigetta la competizione interna. Da entrambi i lati, però, nessuno esclude un nuovo soggetto politico alle porte. Sul palco, si alternano negli interventi. Tra i corridoi dell’hotel parte una girandola di incontri e dichiarazioni. Ci sono gli ex leghisti Edouard Ballaman, Giuseppe Bellachioma e Vito Comencini. “Abbiamo dato il via a una grande chat – dice Comencini – ma siamo ancora a una fase embrionale”. A chi gli chiede del partito, lui non nega e aggiunge: “è sempre più difficile che Vannacci possa rimanere nel sentiero stretto della Lega”. Gli ex leghisti, vicini a ‘Noi con Vannacci’, sembrano già pronti al partito. Vorrebbero un Vannacci “slegato”. L’ex senatore Umberto Fusco, animatore della kermesse, rimane più abbottonato. Il gruppo del ‘Mondo al contrario’ rivendica un protagonismo politico. “Il primo gennaio diventiamo associazione politica, ma il nome non l’abbiamo ancora deciso”, dice il colonnello Fabio Filomeni. “Ci stiamo trasformando in realtà politica”, fa eco Bruno Spatara. Entrambi si siedono al tavolino con Gianni Alemanno del Movimento Indipendenza, che spiega: “Vannacci sta riempendo un vuoto nel centrodestra, ma nessuno vuole tirargli la giacca”. Non mancano rappresentanti della galassia dell’estrema destra come Rinascita Nazionale. Tra i gadget dei partecipanti, spiccano quelli della X Mas. Il sindaco di Pennabilli mostra il suo ciondolo e dice: “sono nato e morirò con la camicia nera”.

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