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Cronache

La storia di Malika, la giovane lesbica cacciata di casa che ha comprato un cane e una Mercedes con i soldi della raccolta fondi

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La storia è questa. Malika Chalhy, di Castelfiorentino, usa una parte (non tutti) dei soldi per comprarsi una Mercedes. Si è tolta uno sfizio. In fondo è una Mercedes Classe A, peraltro una occasione da 17mila euro. Lei, Malika, giovane e lesbica, cacciata di casa, pensava che le persone le avevano donato soldi per la sua serenità.

Molti italiani, però, avevano messo mano al portafogli per consentire alla ragazza ripudiata malamente dai genitori per rifarsi altrove una vita. La Mercedes non era forse contemplata. Malika, operaia in fabbrica in cassa integrazione, ebbe i riflettori della cronaca, suo malgrado, perchè confessò di amare una ragazza. La madre, in cambio di questa confessione di amore, le spedì trenta messaggi vocali di insulti. “Mi fai schifo, schifo, schifo!” erano le parole meno insulse. C’erano anche minacce di morte, ma tra parenti e affini pare non siano reato. I genitori di Malika la mettono alla porta. Serrature di casa cambiate. Malika deve ricorrere ai carabinieri per poter entrare e prendere le sue cose. C’è la denuncia. C’è la Procura di Firenze che indaga per violenza privata. E c’è immancabile oramai la raccolta fondi per questa povera ragazza su Gofundme. Le donazioni non tardano ad arrivare. La storia di Malika passa dai giornali locali ai giornalini e alle tv nazionali. Lei si trasferisce a Milano. Comincia  a frequentare gli studi tv. Prima va da Bianca Berlinguer, poi da Maurizio Costanzo. Diventa amica di vip. Improvvisamente sbuca un video. Lei alla guida di una Mercedes. Tutto sui social, ovviamente. Sul profilo Instagram di Gaia, sorella di Tommaso Zorzi, famoso per i talent e perchè sul web spopola. Malika, la lesbica discriminata dai genitori, non da estranei, se la passa meglio grazie alle donazioni. Certo uno si aspetta che lei si metta in sicurezza e invece no. Dopo la Mercedes compra anche un French Bulldog da 2.500 euro. Un bel cane. Lei dice che il cane era un supporto psicologico. Insomma Malika fa tutto tranne che la vita dell’operaia in cassa integrazione. Oramai si sente o è anche lei una Vip, si  procura un agente, ha una portavoce. La quale portavoce, per silenziare la storia della Mercedes, si inventa battaglie anti discriminazioni assieme alla onorevole Laura Boldrini che però smentisce. Dice: vabbè, e allora?  Che c’è di male? I soldi le sono stati donati e lei fa quello che le pare. Può darsi. Ma dopo le polemiche divampate sui social per la macchina e il cane comprati con i soldi raccolti online, il Codacons annuncia di aver fatto un esposto alla magistratura “per la possibile fattispecie di truffa aggravata” contro Malika Chalhy. Per il Codacons, “la vicenda di Malika dimostra ancora una volta come nel settore regni l’anarchia: chiunque può chiedere soldi ai cittadini attraverso piattaforme come Gofundme, ma poi non c’è alcun controllo sulla reale destinazione dei soldi raccolti, e le stesse società che ospitano le campagne di solidarietà declinano qualsiasi responsabilità per eventuali usi non conformi dei fondi donati dai cittadini. Pertanto sul caso di Malika Chalhy abbiamo deciso di presentare un esposto alle Procure della Repubblica di Milano e Firenze, affinchè avviino una indagine sulla vicenda alla luce della possibile fattispecie di truffa aggravata, accertando i fatti e le relative responsabilità anche nei confronti dei gestori delle piattaforme che ospitano le raccolte fondi, per omissione di controllo e concorso in eventuali reati che saranno ravvisati”. E Malika come si difende? Su Instagram la povera ragazza lesbica cacciata di casa ha pubblicato i bonifici fatti a varie associazioni e ha spiegato che l’auto, la Mercedes, fa parte “della ricostruzione della mia vita”. Lei si sente meglio, si sente meno discriminata, se gira in Mercedes e se gioca col cane French Bulldog. Che pure questa è una spiegazione. Piaccia o no!

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Cronache

Uccisa nel Casertano, Cassazione annulla ergastolo per il marito

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La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di condanna all’ergastolo pronunciata dalla Corte di assise di appello di Napoli nei confronti del 42enne Michele Marotta, accusato dell’omicidio della moglie, Maria Tedesco, 33 anni, commesso a San Felice a Cancello (Caserta) l’11 novembre del 2020. La Suprema Corte, nonostante il diverso avviso del procuratore generale, ha accolto il motivo di ricorso presentato dal difensore di Marotta, l’avvocato Dario Vannetiello, annullando senza rinvio la pena del carcere a vita, e rideterminandola in 26 anni e mezzo di reclusione. In primo grado la Corte d’Assise del tribunale di Santa Maria Capua Vetere – era il 21 febbraio 2022 – aveva inflitto a Marotta proprio la pena di 26 anni e mezzo per omicidio aggravato dalla crudeltà, dai futili motivi e dalla premeditazione, poi però la procura sammaritana fece ricorso e la Corte d’Assise d’Appello di Napoli comminò l’ergastolo.

Oggi la Cassazione è tornata dunque alla prima condanna, e determinante nella decisione di annullare la sentenza di secondo grado è stato un cavillo giuridico scoperto dal legale di Marotta; l’impugnazione del pm, accolta in appello, avrebbe dovuto infatti essere dichiarata inammissibile perché il pubblico ministero non avrebbe potuto impugnare la sentenza emessa in primo grado nel punto in cui riteneva equivalenti le attenuanti generiche con le aggravanti contestate. Marotta uccise la moglie in una stradina sterrata di Cancello Scalo, frazione di San Felice a Cancello, sparandole sei colpi di pistola da distanza ravvicinata.

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Investimento a Lido di Camaiore, automobilista arrestata

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È finita agli arresti domiciliari, con l’accusa di omicidio stradale plurimo e lesioni gravissime, la donna che ieri ha investito con una Mercedes Gla a Lido di Camaiore (Lucca) sei persone, tra cui due giovani tedesche, entrambe decedute; Jasmine Bousnina avrebbe compiuto 19 anni fra un mese, mentre Elis Donmez avrebbe compiuto 18 anni domenica prossima. La polizia stradale e la procura di Lucca stanno conducendo gli accertamenti per chiarire come sia potuto accadere un incidente così grave. La donna alla guida dell’auto, Katia Pereira Da Silva, 44enne brasiliana che vive a Viareggio, è risultata negativa agli accertamenti per verificare se fosse alla guida in stato di ebbrezza o avesse assunto stupefacenti.

Andava certo a una velocità “molto elevata” lungo la via Italica, come specificato in una nota firmata dal procuratore Domenico Manzione, nella quale però non si fanno ipotesi specifiche sul perchè, dopo aver investito le due vittime e una loro amica all’altezza dell’incrocio con via Roma Capitale, salendo con l’auto sul marciapiede, la conducente abbia poi proseguito “la marcia per circa 250 metri, senza fermarsi e senza ridurre la velocita, andando prima ad impattare contro” un “palo del semaforo che abbatteva, quindi travolgendo altri tre pedoni per poi concludere la propria corsa quando urtava due veicoli in sosta”. Secondo quanto poi appreso sembra che l’auto, dopo aver investito le tre ragazze, avrebbe proseguito lungo la strada per poi risalire sul marciapiede, urtando poi il palo e investendo le altre tre persone, tutte di nazionalità francese. Nell’immediatezza la 44enne sarebbe apparsa in stato confusionale e avrebbe detto di non esserci accorta di nulla.

Con lei sulla Mercedes, auto che sarebbe stata presa a noleggio e ora è sottoposta a sequestro, viaggiava un’altra donna a sua volta finita in ospedale. L’unica illesa nell’incidente la 44enne: in ospedale è stata portata per gli esami tossicologici. Dei feriti portati in ospedale, si spiega dagli inquirenti, “due sono stati dimessi in mattinata, mentre altri tre sono ancora ricoverati ma, al momento, non sono in pericolo di vita”. Oggi qualcuno ha lasciato dei fiori nel luogo dove sono morte le due giovani tedesche, che facevano parte di una scolaresca proveniente da Duisburg, alloggiata in un hotel del Lido di Camaiore da dove la comitiva è ripartita stamani. In ricordo delle due ragazze domani a Camaiore sarà lutto cittadino: gli uffici comunali si fermeranno alle 12 per un minuto di silenzio con invito ad attività e comunità a fare altrettanto. Lo ha deciso il sindaco Marcello Pierucci che questo pomeriggio ha reso noto di voler contattare il primo cittadino di Duisburg “per esprimere il cordoglio e le condoglianze da parte di tutta la città”.

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Deteneva 12 kg droga, armi e munizioni, arrestato 32enne di Acerra a Lecce

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Più di dodici chili di droga, hashish, marijuana e cocaina, tre pistole pronte all’uso, centinaia di proiettili, una lanciarazzi e circa 5mila euro in contanti ritenuti il provento dello spaccio. È questo il bilancio del sequestro effettuato nel corso di una operazione messa a segno dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Lecce, che hanno arrestato un pregiudicato 32enne della zona. L’uomo, Antonio Baldassarre 32enne di Acerra (Napoli) ma residente a Lecce, aveva nascosto l’ingente quantitativo di droga e le armi all’interno di due garage nella sua disponibilità. Il nervosismo mostrato durante il controllo ha insospettito i militari. Dopo aver consegnato ai carabinieri un sacchetto contenente 2 kg e mezzo di hashish occultato sotto il sellino della moto, i militari hanno fatto scattare la perquisizione nei due garage di pertinenza dove poi è stato scoperto l’ingente quantitativo di sostanze stupefacenti.

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