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Aurelio De Laurentiis rompe il silenzio stampa e parla di Napoli-Verona, covid, Draghi e del futuro con Spalletti

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È un Aurelio De Laurentiis in gran forma quello che rompe il silenzio stampa dopo 129 giorni:“Il covid ha creato al calcio mille problemi”. “Napoli – Verona, delusione per tutti”. “Il mercato: dovrei prima vendere per poi comprare, oppure comprare senza aver comprato. Nessuno è incedibile per delle offerte appropriate”. Sono solo alcuni del temi toccati dal presidente del Napoli in una conferenza svoltasi con i giornalisti dall’Hotel St. Regis di Roma.
Si delinea il Napoli del futuro con il nuovo allenatore, Luciano Spalletti, e il rientro di interlocutori che a Napoli hanno già vissuto una esperienza significativa. Dopo Francesco Sinatti (preparatore atletico con Sarri) e Francesco Calzona (che di Sarri era stato il secondo coach) è rientrato nello staff del Napoli anche Beppe Santoro, team manager ai tempi di Walter Mazzarri.
Passato, presente e futuro, il patron azzurro rompe gli indugi e dialoga sui temi più disparati.

Le difficoltà create dal Covid e l’appello al Governo di Draghi. “Sono stati momenti difficili per la pandemia, non ci aspettavamo, ci ha colti impreparati. Stagione complessa lo scorso anno, idem l’anno in corso. Che senso ha programmare i campionati europei, senza riposo vero, ritiro vero e mercato vero? Dobbiamo fare la corsa per un assist agli “istituzionalisti” che non investono nel calcio ma sono nei loro ruoli grazie a noi e non ci tutelano, ma ci creano altri problemi. Leggevo del problema del Premier inglese, che ha castigato i protagonisti della Superlega, ma variante o non variante si accorda la finale a Londra con 25mila spettatori. Come se giocare una partita fosse più importante che preservare la salute dei popoli”.

DeLa ne ha anche per il premier Draghi: “Tra poco pubblicheremo i calendari, Draghi deve prendere atto che ci sono più di 30milioni di italiani che trovano nel calcio una valvola di sfogo. Perchè Draghi che ha un peso così importante in Europa si disinteressa al mondo del calcio e non convince i suoi colleghi a resettare i campionati posticipando l’inizio ad una data che dia maggiore serenità perché più conforme al piano vaccinale? Il Covid – secondo il presidente azzurro- è la terza guerra mondiale, subdola, ineluttabile. Draghi ha fatto dell’economia la sua politica e ha la credibilità assoluta degli italiani. Il calcio ha un’importanza economica enorme e a causa del covid il calcio è sotto di un miliardo e mezzo ma il governo non se ne è interessato. Non ci si è chiesti come sanare i bilanci in rosso. Caro Draghi, c’è tanto da lavorare nel calcio. Non è stato mai fatto nulla. C’è una legge sbagliata mai corretta, dicono che ci deve pensare il Governo e non la Federazione. Ma il governo fino ad oggi non ha fatto nulla. Oggi decidiamo di partire dal 20/21 agosto senza sapere se avremo negli stadi la possibilità di ospitare i tifosi. Vorrei che ci fosse la consapevolezza anche da parte di altri club di non partire.


Poi Aurelio De Laurentiis tocca un argomento che sta molto a cuore ai tifosi che sono ancora in collera proprio perchè finora non se ne era mai parlato: la partita con il Verona, l’ultima di campionato. Che cosa è successo nella partita Napoli – Verona? C’è da rimproverarsi qualcosa?
“Rimproverare altri è la strada più corta, puoi aggiustare i cocci ma se li riaggiusti si rivedono sempre. È stato un anno e mezzo improprio, tra il Covid e senza il pubblico che è il 12° uomo in campo, le gare sembrano giocate in un acquario. La presenza fonica delle voci degli allenatori quasi stordenti, lì dove la squadra – dopo essere stata preparata in settimana la partita – deve trovare da sola la sua miglior rappresentazione del gioco. In ogni gara non solo del Napoli, invece, c’era questa situazione irreale dove le voci dei tecnici impetuosamente diventavano protagoniste. Quando c’è il tifo questo non accade, se non a gesti degli allenatori, tant’è che ad ogni fallo un tecnico chiama il giocatore vicino per dargli indicazioni. Rimproverarmi qualcosa no, è stato un campionato falsato per tutti, poi non è mia abitudine fare dietrologie. Il fatto dell’ultima partita,  una grande delusione: io sono andato negli spogliatoi per suonare la grancassa all’intervallo, mi ha fatto piacere vedere il gol fatto, ma non mi ha fatto piacere vedere il pareggio. Tu arrivi alla fine di un campionato così negativo e complesso sulla tensione nervosa, giochi sul filo di lana con la tensione e dove anche il risultato degli altri conta, dove sei stato già bastonato più volte durante l’anno in partite dove si meritava di più… Poi c’è l’episodio del Cagliari che già ci aveva creato patemi d’animo. Io non ho nulla da recriminare, è stato un anno e mezzo falsato, facendo un assist solo agli Europei. È chiaro che sono tutti ragazzi giovani, dei nipoti più che dei figli: in una cena a Dimaro o  a Castel di Sangro è una conversazione che vorrò avere, con delle risposte che non arriveranno nel senso in cui volete voi”.
“Con i tifosi mi posso scusare io, ma qualsiasi scusa dei giocatori o del capitano può sembrare una cosa voluta. Io dialogo con i tifosi, ci sono quelli che mi amano, altri che mi odiano, il tifoso ha sempre ragione, non ha interesse alla salvaguardia dei conti economici, vuole vincere e basta e non gli interessa niente, non c’è una logica societaria. C’è anche chi a freddo poi ragiona. Il silenzio stampa è stata una panacea. Ma io l’ho deciso dopo aver sentito cose inappropriate, allora meglio mettere uno stop. Non è stato tolto per l’ultima partita dopo tre mesi a difesa dell’allenatore. Voi l’avreste massacrato”.

Capitolo Gattuso: “Per quanto riguarda Gattuso, prima della partita -dando per scontato l’accesso alla Champions- avevo preparato un saluto a lui col club in cui doveva andare, la Fiorentina, poi al pareggio ci siamo guardati e non abbiamo potuto mandare il saluto. Potevo essere molto arrabbiato, inquieto, ma il fatto di smettere con Gattuso risaliva alla scorsa estate, non c’era tempo, l’avevo preso per tamponare l’uscita di Ancelotti. Anche se lui avesse vinto il campionato, la sua mission si sarebbe conclusa. Mendes è un amico, ceniamo insieme, abbiamo parlato anche del rinnovo ma non ci siamo trovati in linea, ci siamo firmati due righe, poi quando finiscono ai legali diventano 27 righe di troppo e allora dissi soprassediamo e vediamo. Purtroppo abbiamo perso partite che non avremmo dovuto perdere, altre le abbiamo vinte quando potevamo avere problemi, questo disequilibrio, la mancanza di continuità, per me hanno rappresentato la riconferma che dovevo ad un certo punto interrompere quella collaborazione anche se fossimo arrivati in Champions”.

Sulla Superlega: “Florentino Perez non mi ha mai contattato. Ma non sono mai stato d’accordo. Io ne faccio una questione economica, facendo un torneo a 12 dove inviti gli altri a giocare non risolvi i problemi economici del calcio. Florentino ha il merito non di aver inventato la Superlega ma di aver detto che le competizioni europee non sostengono i bilanci se non le istituzioni che governano il calcio e che dovrebbero solo svolgere un’opera di segretariato ed invece comandano. Ritengo che serva un campionato europeo più equilibrato, dove non si va per estrazione da Montecarlo con le vecchie glorie. I 5 paesi più importanti sono quelli che fatturano di più, possono permettersi dei calciatori più importanti e costosi, Spagna, Francia, Gran Bretagna, Italia e Germania. Queste nazioni meriterebbero un campionato europeo infrasettimanale dando la possibilità democratica alle prime 6 di ogni campionato di poter competere. Cioè ad esempio se l’Udinese il Verona o la Fiorentina arrivano tra i primi 6 hanno diritto a partecipare al campionato europeo. 29 gare secche? Sono meno le partite perché non si scontrano quelle dello stesso paese altrimenti si crea un duplicato dei campionati nazionali. Così eviti l’Europa League con 156 mln di stipendi. Come va a finire la Superlega? Dovrebbe prevalere il buon senso, in quel caso la cosa più auspicabile è che tutti gli attori si possano sedere intorno ad un tavolo, ma se io faccio giocare la Juventus col Crotone, che nessuno si offenda, è difficile che possa batterlo, però lei mi dirà c’è una democraticità che va rispettata, lo sport è questo, però io le rispondo che Veltroni nel ’96 ha sancito che le società non sono dei club ma delle società per azioni, delle spa con bilanci e finalità lucrative. Se lei mi crea un torneo scompensato per capacità economiche, quindi poco omogeneo, lei non sta rispettando il concetto veltroniano”.

Mondiale 2022 in pieno inverno. “Non condivido, sono interessi nati ad opera del Qatar e quello che era valido pre-Covid, ora non è più valido. L’impresa privata sa dimensionare gli investimenti ed il mercato, l’impresa pubblica si basa solo su rapporti e strette di mano, non immaginando i danni a cascata per gli altri. Io ho sempre detto ai miei colleghi perché dobbiamo dargli i giocatori? Ce li pagano quanto noi dovremmo avere? Ne se qualcuno si fa male mi ridanno gli 80mln che valeva e che forse non valgono più? Ma di questo non parla nessuno. Io faccio un mercato, addirittura quest’anno li volevano per le olimpiadi, io gli ho detto ora ci guardiamo tutto in tv e manco giochiamo la Serie A e poi dicono che io ho negato Fabian alle olimpiadi con la Spagna, ma stiamo scherzando? Le istituzioni potevano rinviare tutto a dicembre se ci sono tutte queste competizioni, non è un problema nostro. Poi però vogliono le 20 squadre perché devono votare, quello non puoi farlo però devi giocare sempre”.

Il futuro con Spalletti. E Insigne? “Ho sempre stimato Spalletti, prima che allenasse la Roma, mi venne a trovare e mi disse che non poteva muoversi dalla Russia e virammo non mi ricordo su Benitez o su Sarri. Lo trovo giusto per il Napoli, sa allenare bene, contro di lui non è mai stato facile. Ha saputo gestire anche situazioni difficili, pure alla Roma, in tempi dove la mancanza della proprietà non chiariva le cose nello spogliatoio e lui si è comportato molto bene. Insigne? Non ci siamo proprio visti, la necessità di finire il campionato, il ritiro con la nazionale. Finito l’Europeo ci incontreremo, parleremo e sarà quello che sarà”.

La parabola discendente delle ultime 2 stagioni:“Non è un problema di non essere andato in Champions, il problema è che siamo passati da 30mln di stipendi a 50, a 75, a 120 ed oggi a 156mln. E’ ovvio che bisogna innanzitutto sanare questo problema, il Napoli spende cifre che non fattura e deve rivedere gli stipendi in base a ciò che guadagna. Altro punto: il Napoli deve in un mercato in cui sono tutti afflitti per le perdite, ad esempio c’è chi fattura più di noi e che da 2 anni non mi paga o mi sta pagando solo adesso. Bisogna differenziare il lato economico e finanziario. Sono stato sempre stato considerato un esempio virtuoso: i miei pagamenti avvenivano prima e non dopo. Non c’è un ridimensionamento, ma c’è una presa di coscienza che da un punto di vista del bilancio occorre rivedere il budget, altrimenti fallisci. Se tu il Napoli lo vuoi riportare sul binario giusto, devi tagliare le spese eccessive, non c’è niente da fare. Poche aziende nel calcio sono sane”.

30 giugno spartiacque, si chiude la vecchia stagione e parte la vecchia. Il Mercato
“Forse non basterà, ma bisognerà vendere quei giocatori che hanno aumentato a dismisura la loro parte salariale. Due acquisti non avrei dovuti farli, o alcuni spostamenti, dicendo a me stesso ‘calma, c’è il Covid, il campionato è falsato come ho detto, congeliamo tutto e sopravviviamo’ ed invece da ultra-ottimista ho investito troppi soldi e dalla parte degli sponsor mi dicevano ho 2 o 5 anni di contratto ma non possiamo rispettarlo…e lì soffri, e vai avanti, però commettendo l’errore di valutazione che spesso faccio, ovvero che pensino come me, e non è così.
Stabiliremo con l’allenatore cosa sostituire e cosa non sostituire, solo dopo aver capito come operare, vedremo il mercato se permetterà di operare in uscita per poi in relazione alle uscite opereremo in entrata. Io vedrò Spalletti venerdì, ci siamo dati appuntamento alle 12.30 a Castel Volturno, dal 1° luglio è con noi, il mercato inizia domani effettivamente. Forse non arriveranno proposte indecenti, magari ci fossero. La risposta vera: nessuno è incedibile per proposte appropriate.

 

Verona-Napoli (girone andata), tornando indietro cosa cambierebbe?
“Ad un certo punto, visto che il mister non si sentiva nella forma perfetta ho pensato che fosse meglio il silenzio stampa perché avevo intenzione di andare avanti così fino alla fine. Convocai una riunione al Britannique, c’era anche Lombardo, il medico, l’amministratore delegato, tutta la squadra. Non ho mai voluto esonerare Gattuso. Un paio di volte per problemi fisici non era presente nella panchina effettiva, ad un certo punto mi sono dovuto preoccupare, ho dovuto dire cosa accade se la situazione dovesse precipitare? Chiamai Spalletti per chiedergli la sua disponibilità, qualora fosse stato necessario ma non lo è stato. Raccontavo di quella sera al Britannique perché dissi potrei pagarvi in ritardo, ma ve lo sto pagando in anticipo lo stipendio di gennaio, però sappiate che il tecnico rimane, va rispettato, seguito, e non sento storie. A Rino chiesi di restare”.

In questo calcio così problematico può infiltrarsi la criminalità come è stato paventato dal libro del procuratore Cantone?
“Non è di Cantone, ma del 2007, volevo prendere i diritti per una serie tv, Cantone ne fece un’altra, viene fuori che il calcio è tutto corrotto, siamo abituati a Calciopoli ma calciopoli fa ridere in confronto a questi testi dove si parla con un nomignolo di operatività da Singapore, insieme alla ‘ndrangheta, con i messicani, passando per la Russia per gestire il calcioscommesse, girando fino a fermarsi a Napoli, girano 500 mld in nero all’anno e con questi soldi si possono persino far eleggere presidenti di stati importanti, figuriamoci nel calcio mondiale. E’ scritto lì, ci sono partite ed arbitri citati, allora io vi dico voi ricordate i risultati, le espulsioni, siete indottrinati, possibile non abbiate letto questi saggi e documenti? E’ un problema che si lega al disamore dei giovanissimi verso il calcio giocato e le istituzioni calcistiche sono vecchie”.

Obiettivo per la prossima stagione? “Io devo far quadrare i conti e tornare in Champions”.
Ritornare in Champions e far quadrare i conti, è un ossimoro? Qual è la strategia?
“E’ molto semplice, se non avessimo fatto giocare solo 5 minuti quei giocatori ora avremmo modo di fare certe valutazioni e sostituire magari alcuni più affermati, alleggerendo perdite e costi salariali. Oggi come oggi servono grossi ragionamenti con l’allenatore, poi l’impossibile si fa con il piede in due scarpe, dovrei prima vendere per poi comprare, oppure comprare senza aver comprato, il giocoliere finanziario, qualcosa che i direttori sportivi difficilmente fanno perché abbiamo sempre avuto capacità economiche in tempi diversi. Il Covid ha cambiato tutto, ad un certo punto mi sono buttato nei gelati, durante un film mi bloccarono il product placement e mi comprai direttamente l’azienza. Oppure un giorno mi sono detto ci facciamo noi da sponsor tecnico: tutti mi hanno detto sei pazzo, ma come Nike, Adidas, ci metto la faccia e ci lavoro. Ieri sono stato in fabbrica a lavorare su questo, stamattina parlavo con la Cina, devi creare delle svolte, magari ci rimetti dei soldi, ma hai creato una nuova realtà che si stacca dal costante passato”.

Stadio Diego Armando Maradona, Napoli

Sul settore giovanile. Il centro sportivo e le sponsorizzazioni. “Assolutamente sì, ma nella vita post-Covid le priorità sono altre, non possiamo distrarre denaro. Non è un problema di strutture, avevamo il vivaio a Castel Volturno, ma decidemmo che non era bello ai 14-15-16enni far vedere quelli con la Ferrari, spostiamoci da un’altra parte e trovammo un posto niente male con palestra, piscina che poi è andato fallito. Cercai di prenderlo dal Comune, non hanno avuto questa intenzione e mi sono spostati al Kennedy, ho provato a comprarlo, ma ho capito che non tutto era ok e ho detto aspettiamo, ci sono altre priorità. Quando comprai per 34mln il Napoli, non c’erano calciatori, uffici, centro, nulla. Per quel che riguarda il vivaio, non tutti i genitori immaginano la permanenza in Campania se vi offrono il Lazio o altro”.

Il VAR può essere richiamato dalle squadre nelle situazioni più difficili?
“Sono anni che li richiedo senza essere ascoltato. Anche con la classe degli arbitri vale lo stesso discorso del centro di potere! L’evoluzione del VAR si è visto adesso con gli Europei. Prima si aveva paura di andare a controllare, temendo di aver sbagliato. Adesso è il contrario, si aspetta sempre l’ok. La Federazione dovrebbe far partecipare solo squadre che hanno i conti ben quadrati ma non accadrà mai. Tra tre anni saremmo ancora più indietro”.

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Bocchino: dall’Italia verso un’internazionale conservatrice

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La vittoria elettorale della destra “avviene perché la sinistra prima è stata considerata inaffidabile per paura del comunismo, oggi è considerata inaffidabile perché si prende a cuore temi come l’immigrazione irregolare, che gli italiani non vogliono, o i diritti delle comunità LGBTQI+, che certo devono essere garantiti ma che riguardano comunque una minoranza dell’1,6% della popolazione, e perchè ha abbracciato la globalizzazione selvaggia, che è una cosa che fa paura agli italiani”.

Lo ha detto Italo Bocchino (foto imagoeconomica in evidenza) a margine della presentazione del suo libro “Perchè l’Italia è di destra” a Napoli, a cui hanno assistito anche il capo della procura partenopea Nicola Gratteri e l’ex ministro della cultura Gennaro Sangiuliano, mentre sul palco sono intervenuti il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e il viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli.

“Giorgia Meloni – ha proseguito Bocchino – ha fatto da apripista in Italia, dando vita a una destra che ha stupito, perché tutti si aspettavano una destra neofascista mentre si sono trovati una destra che rappresenta un conservatorismo nazionalpopolare.

E così si resta stupiti anche dal risultato degli Stati Uniti, che un po’ ricalca quel modello, e di quello che accade in alcuni paesi europei e in Sudamerica. Quindi c’è l’ipotesi che nasca nel prossimo decennio un’internazionale conservatrice e che abbia un grandissimo peso nella politica mondiale: in questo contesto, tra i leader sicuramente ci sarà Giorgia Meloni. Immaginiamo il prossimo G7, guardate la foto del prossimo G7: ci sono Scholz e Macron zoppicanti, lo spagnolo che ha problemi in casa, il giapponese che ha problemi in casa, il canadese che ha problemi in casa e due in splendida salute che sono Giorgia Meloni e Trump. Questo è il mondo oggi”.

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Da Putin a Gheddafi, i leader nel mirino dell’Aja

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Con il mandato d’arresto spiccato contro il premier israeliano Benyamin Netanyahu, insieme all’ex ministro della Difesa Yoav Gallant, si allunga la lista dei capi di Stato e di governo perseguiti dalla Corte penale internazionale con le accuse di crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Da Muammar Gheddafi a Omar al Bashir, e più recentemente Vladimir Putin. Ultimo in ordine di tempo era stato appunto il presidente russo, accusato nel marzo del 2023 di “deportazione illegale” di bambini dalle zone occupate dell’Ucraina alla Russia, insieme a Maria Alekseyevna Lvova-Belova, commissaria per i diritti dei bambini del Cremlino.

Sempre a causa dell’invasione dell’Ucraina nel mirino della Corte sono finiti in otto alti gradi russi, tra cui l’ex ministro della Difesa Sergei Shoigu e l’attuale capo di stato maggiore Valery Gerasimov: considerati entrambi possibili responsabili dei ripetuti attacchi alle infrastrutture energetiche ucraine. Prima di Putin, nel 2011 l’Aja accusò di crimini contro l’umanità Muammar Gheddafi, ma il caso decadde con la morte del rais libico nel novembre dello stesso anno.

Un simile provvedimento fu emesso per il figlio Seif al Islam e per il capo dei servizi segreti Abdellah Senussi. Tra gli altri leader di spicco perseguiti, l’ex presidente sudanese Omar al Bashir: nel 2008 il procuratore capo della Corte Luis Moreno Ocampo lo accusò di essere responsabile di genocidio e crimini contro l’umanità e della guerra in Darfur cominciata nel 2003. Anche Laurent Gbagbo, ex presidente della Costa d’Avorio, è finito all’Aja, ma dopo un processo per crimini contro l’umanità è stato assolto nel 2021 in appello.

Nel 2016 la Corte penale internazionale ha condannato l’ex vicepresidente del Congo, Jean-Pierre Bemba, per assassinio, stupro e saccheggio in quanto comandante delle truppe che commisero atrocità continue e generalizzate nella Repubblica Centrafricana nel 2002 e 2003. Il signore della guerra ugandese Joseph Kony, che dovrebbe rispondere di ben 36 capi d’imputazione tra cui omicidio, stupro, utilizzo di bambini soldato, schiavitù sessuale e matrimoni forzati, è la figura ricercata dalla Cpi da più tempo: il suo mandato d’arresto venne spiccato nel 2005. Tra gli altri dossier aperti e su cui indaga l’Aja c’è l’inchiesta sui crimini contro la minoranza musulmana dei Rohingya in Birmania. Un’altra indagine è quella su presunti crimini contro l’umanità commessi dal governo del presidente venezuelano Nicolas Maduro. E non è solo l’Aja ad aver processato capi di Stato e di governo: nel 2001, l’ex presidente Slobodan Milosevic fu accusato di crimini di guerra, genocidio e crimini contro l’umanità dal Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia. Arrestato, morì d’infarto in cella all’Aja nel 2006, prima che il processo potesse concludersi.

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Spagna, imprenditore sotto inchiesta denuncia: diedi 350mila euro a ministro e consulente

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L’imprenditore Victor de Aldama (nella foto col premier, che non è sotto accusa in questa inchiesta), uno dei principali accusati della rete di corruzione e tangenti al centro dell’inchiesta nota come ‘caso Koldo’, ha tentato oggi di coinvolgere numerosi esponenti dell’esecutivo, mentre il Psoe ha annunciato azioni legali per diffamazione. In dichiarazioni spontanee oggi davanti al giudice dell’Audiencia Nacional titolare dell’indagine, de Aldama ha segnalato anche il premier Pedro Sanchez, che a suo dire lo avrebbe ringraziato personalmente per la gestione che stava realizzando a favore di imprese spagnole in Messico, della quale “lo tenevano informato”, secondo fonti giuridiche presenti all’interrogatorio citate da vari media, fra i quali El Pais e Tve.

Al punto che lo stesso presidente avrebbe chiesto di conoscerlo, per ringraziarlo, in un incontro che – a detta dell’imprenditore, presidente del club Zamora CF e in carcere preventivo per altra causa – avvenne nel febbraio 2019 nel quartiere madrileno di La Latina, durante un meeting socialista. Un incontro che sarebbe documentato nella fotografia con Pedro Sanchez, pubblicata da El Mundo il 3 novembre scorso. Il presunto tangentista avrebbe sostenuto che Koldo Garcia, da cui deriva il nome del ‘caso Koldo’, divenne consulente dell’ex ministro dei Trasporti, José Luis Abalos, per decisione dello stesso Sanchez. Avrebbe sostenuto, inoltre, di aver consegnato tangenti per 250.000 euro ad Abalos e per 100.000 euro Koldo Garcia, arrivando a dire “io non sono la banca di Spagna, state esagerando”, secondo le fonti citate.

La rete di corruzione si sarebbe avvalsa dell’ex segretario di organizzazione del Psoe, Santos Cerdàn, al quale Aldama sostiene di aver consegnato una busta con 15.000 euro. Il tangentista avrebbe affermato anche si essersi riunito in varie occasioni con la ministra Teresa Ribera, per un presunto progetto di trasformazione di zone della Spagna disabitata in parchi tematici, secondo fonti giuridiche citate da radio Cadena ser. Un progetto al quale avrebbe partecipato anche Javier Hidalgo, Ceo di Globalia e al quale fu presente, in almeno una riunione, Begona Gomez, moglie di Pedro Sanchez. Fonti governative, riportate da Cadena Ser, definiscono un cumulo di menzogne le dichiarazioni di Aldana, che “non ha alcuna credibilità” ed è in carcere preventivo, per cui punterebbe a ottenere un trattamento favorevole in una prevedibile condanna.

“Il presidente del governo non ha né ha avuto alcuna relazione” con Aldama, segnalano le fonti. “Tutto quello che dice è totalmente falso”, ha dichiarato da parte sua ai cronisti Santos Cerdàn, “Questo signore non ha alcuna credibilità, sta tentando di salvarsi dal carcere. Non ha alcuna relazione con il presidente del governo, io non ho ricevuto mai denaro da lui e non lo conosco”, ha aggiunto l’esponente socialista, annunciando azioni .giudiziarie. Lo stesso ha fatto il portavoce parlamentare del Psoe, Patxi Lopez, che ha confermato “azioni legali” del partito della rosa nel pugno “perché la giustizia chiarisca tutte queste menzogne”.

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