Collegati con noi

Cronache

Violenza sessuale su minori, arrestato dalla Polizia a Forlì un 35enne che li adescava sul web

Pubblicato

del

La Polizia di Stato  ha arrestato un 35enne per violenza sessuale su due ragazzi minorenni. Dalle indagini, condotte dai poliziotti della squadra mobile e del Servizio centrale operativo, è emerso che l’uomo ha
contattato gli adolescenti attraverso social network e whatsapp, poi le conversazioni quotidiane sarebbero diventate via via più intense, con contenuti a sfondo sessuale. L’indagato avrebbe scambiato con i giovani anche foto e video, acquisendo informazioni sulle vicende personali dei ragazzi, offrendosi di aiutarli a risolvere i loro problemi con riti e poteri magici di cui sosteneva di essere dotato.

Advertisement

Cronache

In Cassazione definitive le condanne per la morte di Desiree

Pubblicato

del

La Cassazione ha reso definitive le ultime due condanne relative all’omicidio di Desiree Mariottini, la ragazza di 16 anni trovata morta il 19 ottobre del 2018 in uno stabile abbandonato a Roma, nel quartiere San Lorenzo. Nel procedimento erano coinvolti quattro cittadini di origini africane. Contestati, a seconda delle posizione, omicidio, violenza sessuale, cessione di droga e morte come conseguenza di altro reato. I Supremi giudici hanno confermato quanto stabilito nel secondo processo di appello, nel maggio scorso. In particolare diventano definitive le pene a 22 anni per Mamadou Gara, e a 26 anni per Alinno Chima. Era già definitive le condanne a 18 anni per Brian Minthe e all’ergastolo per Yousef Salia.

– Il secondo processo di appello era stato disposto dalla Cassazione che nell’ottobre del 2023 laveva fatto cadere alcuni capi di imputazione. Secondo quanto accertato dagli inquirenti la 16enne morì a causa di un mix letale di sostanze stupefacenti. La ragazzina, vittima anche di abusi, fu trovata senza vita in un immobile abbandonato nel quartiere San Lorenzo. Una fine tragica in cui fu determinate, secondo l’accusa portata avanti dalla Procura, il ruolo svolto dai quattro. In base all’impianto accusatorio, gli imputati non fecero sostanzialmente nulla, non mossero un dito per cercare di salvare la vita alla ragazza originaria della provincia di Latina. Nelle motivazioni dell’appello bis i giudici parlarono di “volontarietà della azione criminosa” posta in essere ai danni di Desirèe “dagli imputati Salia, Alinno e Minteh, i quali, a fronte della ormai gravissima condizione di debilitazione psico-fisica in cui versava la minore, che a quel punto già appariva in stato di incoscienza, non solo non prestavano il soccorso dovuto alla persona offesa, mostrando un’assoluta indifferenza verso la vita della giovane vittima, ma si opponevano fermamente e minacciavano chi suggeriva l’intervento di un’ambulanza che avrebbe impedito la morte della ragazza”.

Continua a leggere

Cronache

Neonati morti, ‘Chiara deve andare in carcere’

Pubblicato

del

domiciliari non bastano, Chiara Petrolini deve andare in carcere: la decisione è del tribunale del Riesame di Bologna che due giorni dopo l’udienza ha accolto l’appello della Procura di Parma. Non è però esecutiva, ma resta sospesa come sempre avviene in questi casi: bisogna attendere prima il deposito delle motivazioni e poi l’esito dell’eventuale, ma praticamente certo, ricorso della difesa in Cassazione. Non succederà prima di almeno un paio di mesi. “Prendo atto della decisione. Come già detto, a mio avviso, gli arresti domiciliari sono in realtà adeguati al contenimento delle esigenze cautelari proprie di questa vicenda (su cui unicamente occorre concentrarsi).

D’altro canto la misura cautelare non può e non deve mai rappresentare un’anticipazione della pena”, ha detto il difensore della ragazza, l’avvocato Nicola Tria. E’ un punto segnato dall’accusa, che ha chiesto la restrizione più severa della libertà, contestando alla 21enne l’omicidio premeditato e la soppressione dei cadaveri dei due neonati partoriti il 12 maggio 2023 e il 7 agosto 2024 e poi ritrovati a distanza di circa un mese l’uno dall’altro, nel giardino della villetta dove viveva la famiglia, a Vignale di Traversetolo.

Due gravidanze tenute nascoste a tutti, familiari ed ex fidanzato compreso. L’avvocato del ragazzo, Monica Moschioni, si limita a dire: “Attendiamo di sapere quale sarà la decisione definitiva, qualora dovesse essere proposto ricorso per Cassazione dalla difesa di Chiara. Ovviamente, come tutti, non conosciamo le motivazioni a sostegno di questa decisione e per ora Samuel dovrà metabolizzare questa notizia”. La giovane era agli arresti dal 20 settembre, quando il Gip di Parma aveva accolto parzialmente le richieste cautelari della Procura, che con il procuratore Alfonso D’Avino e il pm Francesca Arienti coordina le indagini dei carabinieri.

Le prime volte che è stata sentita, all’epoca a piede libero, la ragazza ha ammesso che i bambini erano suoi, ha parlato del silenzio sulle gravidanze, ha detto che il bambino partorito ad agosto era nato morto, ma gli esami medico legali hanno chiarito che ha respirato e sarebbe morto dissanguato, mentre quelli sui resti del primogenito sono ancora in corso.

Poi, nelle due occasioni successive, gli interrogatori dopo l’esecuzione della misura, si è avvalsa della facoltà di non rispondere. E il 15 settembre non si è presentata in udienza a Bologna, dove si discuteva dell’adeguatezza dei domiciliari. In quell’occasione la difesa ha ribadito l’insussistenza del rischio di reiterazione del reato. Secondo la Procura, invece, gli arresti a casa con la famiglia non sono sufficienti perché non si può affidare proprio a quei genitori che non si sono mai accorti di quello che avveniva nelle mura domestiche l’efficacia della misura.

A sostegno di questa tesi è stato sottolineato anche che Chiara avrebbe continuato a mentire, anche alle amiche, anche quando ormai, a settembre, le notizie su quanto era successo erano iniziate a circolare sui mezzi di informazione. Negli atti che la Procura ha presentato al Riesame sarebbero state ricapitolate proprio queste bugie che la 21enne ha detto, riferite dalle stesse amiche, sentite a verbale dagli inquirenti.

Continua a leggere

Cronache

Cdr Gazzetta Mezzogiorno chiede all’editore di ritirare 29 licenziamenti

Pubblicato

del

“Il comitato di redazione della Gazzetta del Mezzogiorno ha ricevuto con sorpresa la comunicazione dell’avvio della procedura ex legge 223/91 per l’iter che porterebbe ai licenziamenti di 29 giornalisti del nostro quotidiano. Il sindacato interno della “Gazzetta” respinge la procedura con forza, auspicando che si valuti sin da subito ogni strada alternativa per tutelare i livelli occupazionali”. Il Cdr lo scrive in una nota con riferimento all’avvio delle procedure di licenziamento di 29 giornalisti del quotidiano.

“Pur rilevando – è detto nel comunicato – che era in corso una interlocuzione con la task force della Regione Puglia e Basilicata, e tenuto conto del lavoro congiunto tra il Cdr, le assostampa e la Fnsi che solo un anno fa ha consentito – con un accordo sottoscritto da tutte le parti, tra cui Edime e il Ministero del Lavoro – di evitare scelte drammatiche, preservando l’organico dei giornalisti grazie al ricorso agli ammortizzatori sociali, il Cdr formula un appello sentito perchè la procedura sia ritirata dall’azienda, in un contesto di rinnovata responsabilità collettiva.

L’alternativa ai licenziamenti, pur in un quadro di drammatica crisi del settore editoriale, passa dallo studio e dall’approfondimento di ogni strumento legislativo a tutela dei posti di lavoro (come prefigurato in maniera esplicita dal presidente della Task force della Regione Puglia Leo Caroli), o da un auspicabile rinnovo dell’accordo vigente, a partire dal punto 5 in vigore fino al 31 dicembre 2024 (sottoscritto da tutte le parti)”.

“In questo percorso da fare in tempi ristrettissimi il Cdr – conclude la nota – si augura di trovare interlocutori responsabili e concreti, perchè l’alternativa ad un accordo a portata di mano – il cui perimetro potrebbe essere definito con chiarezza – è il lasciare nel dramma sociale e reddituale ventinove giornalisti con le loro famiglie. Per questo, concludiamo invitando tutti ad un immediato ritorno ai tavoli di concertazione in continuità con il lavoro congiunto nel 2023 che ha consentito di sventare ben 46 licenziamenti”.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto