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Nel mondo 2,7 mln di morti, Merkel proroga lockdown

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Anche la Germania si arrende all’evidenza che la pandemia e’ ancora troppo aggressiva per allentare la stretta: Angela Merkel, dopo un incontro con i Lander, azionera’ il “freno d’emergenza” con l’ulteriore proroga del lockdown, in linea con le decisioni adottate da altri governi europei. L’impennata dei contagi condizionera’ anche i lavori dei leader Ue, costretti a rinunciare ad un vertice in presenza a Bruxelles. Il 25 e 26 marzo, per fare il punto sulla campagna vaccinale, discuteranno in videoconferenza. Il Covid finora ha provocato 123 milioni di contagi e 2,7 milioni di morti in tutto il mondo. Dati certamente impressionanti, ma che chiarificano solo in parte l’emergenza in corso. L’Europa, soprattutto, e’ preoccupata dalla recrudescenza del virus dopo un breve periodo di tregua, a causa delle nuove varianti. In una fase in cui i vaccinati sono ancora troppo pochi. Dopo l’Italia e la Francia, anche la Germania si prepara a mettere nel cassetto la riapertura auspicata da una cittadinanza sempre piu’ frustrata. Cosi’ l’agenda dell’incontro di domani tra la cancelliera Angela Merkel e i 16 Stati federali e’ stato stravolto. E sul tavolo ci sara’ un ulteriore giro di vite. Nella bozza del documento si dice a chiare lettere che il lockdown deve essere prolungato almeno fino ad aprile. Tra le altre misure, l’obbligo di due test a settimana per chi non puo’ lavorare da casa e la quarantena per chi rientra dall’estero, fatta salva la raccomandazione di limitare al massimo i viaggi. Sperando di scoraggiare, ad esempio, i tanti tedeschi che hanno gia’ prenotato le vacanze di Pasqua nell’isola spagnola di Maiorca. Appare anche molto remota la riapertura prevista il 4 aprile della ristorazione all’aperto o delle attivita’ culturali e sportive. L’allarme delle autorita’ in questa fase e’ piu’ che motivato: il Paese vive una crescita esponenziale dei contagi, con un tasso di incidenza superiore alla soglia simbolica di 100 nuovi casi (103,9) ogni 100mila abitanti, sufficiente a far scattare i “freni di emergenza”, espressione utilizzata nei giorni scorsi da Merkel. L’aggressivita’ del Covid condiziona, in negativo, anche i lavori a Bruxelles, perche’ il presidente del Consiglio Ue Charles Michel ha deciso di trasformare il vertice in presenza dei leader, il 25 e 26 marzo, in un incontro virtuale. Che rischia di essere meno approfondito ed efficace sul fronte delle decisioni, come tutte le riunioni on-line, hanno rilevato funzionari europei. Mentre invece l’Ue dovrebbe essere chiamata ad uno scatto per accelerare la campagna vaccinale, che finora ha raggiunto appena il 12% della popolazione. La carenza di dosi si conferma il tallone d’Achille per la Commissione, tanto che Ursula von der Leyen e’ tornata ad evocate un blocco dell’export nel caso in cui AstraZeneca non rispettasse gli accordi di fornitura. Sullo sfondo di una tensione mai sopita con la Gran Bretagna, che anche grazie al vaccino di Oxford sta correndo al ritmo di quasi 900mila somministrazioni al giorno ed ha gia’ coperto meta’ della popolazione adulta. Da questa posizione di forza Londra ha reagito con un’apparente scrollata di spalle all’avvertimento di Bruxelles: secondo il ministro della difesa Ben Wallace il blocco dell’export porterebbe a dei contrasti “controproducenti” soprattutto per i cittadini europei.

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A Pompei via al numero chiuso, guerra ai bagarini

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“Pompei non può essere associata al turismo di massa, ma deve avere come obiettivo quello della qualità”. Gabriel Zuchtriegel stringe tra le mani il suo biglietto nominativo, quello che da oggi è obbligatorio per entrare negli scavi che dirige dal febbraio 2021. È una delle novità introdotte all’interno del parco archeologico. La più importante riguarda il numero chiuso per gli ingressi giornalieri, che non potranno mai superare quota 20mila. Nel periodo di maggiore afflusso (dal primo aprile al 31 ottobre), poi, saranno anche previste specifiche limitazioni a seconda delle fasce orarie: dalle 9 alle 12 massimo 15mila ingressi; altri 5mila da mezzogiorno alle 17.30. L’acquisto dei ticket è consentito sul posto e online. “Alla base – spiega ancora Zuchtriegel – ci sono soprattutto motivi di sicurezza, sia dei visitatori, sia di tutela del patrimonio. Partiamo in questo periodo di bassa stagione per sperimentare tale misura, i cui numeri saranno poi esaminati con calma in vista delle giornate di maggiore afflusso”.

Obiettivo è anche combattere il fenomeno del bagarinaggio, che portava i turisti ad acquistare biglietti rivenduti a prezzi maggiorati e con l’aggiunta di “servizi” già compresi nel costo abituale del ticket. Altro proposito è puntare a distribuire i visitatori anche sugli altri siti del parco (Boscoreale, Torre Annunziata, Villa dei Misteri, Civita Giuliana e Stabia). Gli scavi di Pompei introducono le novità del numero chiuso e del biglietto nominativo dopo un’estate da record, che ha fatto registrare flussi mai visti in passato, con oltre quattro milioni di visitatori e punte di oltre 36.000 presenze in occasione di una delle prime domeniche del mese (quelle a ingresso gratuito). Questa mattina Zuchtriegel ha deciso di seguire personalmente l’avvio del cambiamento insieme con Prefettura, vigili del fuoco e consulenti dei lavoratori insieme ai quali è stata ravvisata la necessità di prevedere una gestione in piena sicurezza del sito Unesco.

“Abbiamo avuto in autunno, estate e primavera – sottolinea ancora il direttore – giornate in cui il limite dei 20.000 ingressi è stato superato: ci siamo resi conto di dover garantire a tutti i visitatori una esperienza di qualità. Pompei non deve essere un sito per il turismo di massa. Abbiamo un territorio meraviglioso e ci impegneremo a canalizzare maggiormente i flussi, ma anche gli investimenti, la ricerca e la valorizzazione di questi luoghi. Questo non è una misura contro la crescita. Anzi, noi puntiamo sulla crescita”. Nessuna gara sui numeri, come avviene in particolare in occasione delle domeniche ad ingresso gratuito: “La nostra priorità è la sicurezza – conclude Zuchtriegel -. E in caso di emergenza, abbiamo pensato di assicurare uscite controllate ai visitatori. Attenzione, siamo orgogliosi dei dati che abbiamo raggiunto in questi anni: spesso eravamo al primo posto nelle giornate di ingressi gratuiti. Questa classifica è carina, ma logica ci impone di scegliere la conservazione del nostro patrimonio: non vorremmo mai che qualche classifica finisca per danneggiarlo”.

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Casi di Covid in calo, 8.660 in 7 giorni e cresce la variante Xec

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Calano i contagi da Covid-19 in Italia. Nella settimana dal 17 al 23 ottobre si registrano 8.660 nuovi casi rispetto ai 11.433 della rilevazione precedente mentre i decessi sono 116 a fronte di 117. Il maggior numero di nuovi casi è stato registrato in Lombardia (2.693), Veneto (1.206), Piemonte (998) e Lazio (928). Mentre continua la corsa della variante Xec. E’ quanto emerge dal bollettino aggiornato e dal monitoraggio settimanale a cura del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità. Nell’ultima settimana sono stati effettuati 89.792 tamponi, in calo rispetto ai 94.880 della precedente rilevazione, e scende anche il tasso di positività, da 12% a 9,6%.

L’indice di trasmissibilità (Rt) basato sui casi con ricovero ospedaliero, al 15 ottobre è pari a 0,84 rispetto a 1,06 del 9 ottobre. È in lieve diminuzione, in quasi tutte le regioni, l’incidenza settimanale: la più elevata è stata in Lombardia (27 casi per 100mila abitanti) e la più bassa in Sicilia (con 0,2 casi per 100mila abitanti). Al 23 ottobre, si legge, “l’occupazione dei posti letto in area medica è pari a 3,7%, stabile rispetto alla settimana precedente (3,8% al 16 ottobre). In lieve diminuzione l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva, pari a 0,9% (76 ricoverati), rispetto alla settimana precedente (1,0% al 16 ottobre)”. In base ai dati di sequenziamento nell’ultimo mese si osserva la co-circolazione di differenti sotto-varianti di JN.1 attenzionate a livello internazionale, con una predominanza di KP.3.1.1. In crescita, inoltre, la proporzione di sequenziamenti attribuibili a Xec (17% nel mese di settembre contro il 5% del mese di agosto).

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Salgono del 30% i casi di Covid, in 7 giorni 11.164

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Dopo il calo delle ultime settimane, tornano a salire i contagi da Covid-19 in Italia. Dal 19 al 25 settembre sono stati 11.164 i nuovi positivi, rispetto agli 8.490 della settimana precedente, pari a un aumento di circa il 30%. La regione con più casi è la Lombardia (3.102), seguita dal Veneto (1.683) e Lazio (1.302). E a crescere sono anche i decessi settimanali, passati da 93 a 112. Stabile l’impatto sugli ospedali mentre cresce la variante Xec.

Questi i dati dell’ultimo bollettino settimanale pubblicato dal ministero della Salute e del monitoraggio a cura dell’Istituto superiore di Sanità. Ad aumentare sono stati anche i tamponi, passati dai 81.586 del 12-18 settembre a 85.030, mentre il tasso di positività è passato dal 10% al 13%. Stabile invece il numero di posti letto occupati da pazienti Covid nei reparti di area medica (pari a 3% con 1.885 ricoverati), così come quelli occupati in terapia intensiva (0,7% con 62 ricoverati). I tassi di ospedalizzazione e mortalità restano più elevati nelle fasce di età più alte.

L’indice di trasmissibilità (Rt) basato sui casi con ricovero, è pari a 0,9, in lieve aumento rispetto alla settimana precedente. Mentre l’incidenza è di 19 casi per 100mila abitanti, anche questa in aumento rispetto alla settimana precedente (14 casi per 100mila abitanti). L’incidenza più elevata è in Veneto (35 casi per 100mila abitanti) e la più bassa nelle Marche (1 per 100mila). In base ai dati di sequenziamento genetico, nell’ultimo mese circolano insieme differenti sotto-varianti di Jn.1 attenzionate a livello internazionale, con una predominanza di Kp.3.1.1 (68%). In crescita, e pari a circa il 5%, i sequenziamenti del lignaggio ricombinante Xec, appartenente alla famiglia Omicron.

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