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Corona Virus

Johnson riapre con cautela, normalità dal 21 giugno

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Avanti tutta con i vaccini, avanti piano verso un’uscita cautissima e in gran parte differita dal terzo lockdown nazionale. Il premier britannico Boris Johnson formalizza l’annunciata roadmap su tempi, modi e condizioni per la riapertura dell’isola, a due mesi dall’imposizione del nuovo ‘tutti a casa’ reso necessario per riportare sotto controllo l’impennata di casi e morti scatenata dall’aggressivita’ della cosiddetta variante inglese del Covid. Lo fa sullo sfondo di dati freschi fragorosamente positivi sull’efficacia degli antidoti, nel Paese capofila d’Europa su questo fronte con ormai oltre 18 milioni di dosi somministrate e la copertura dell’intera popolazione adulta nel mirino a fine luglio; ma lo fa al rallentatore, senza revoche immediate: con una prima fase limitata alla ripresa delle scuole d’Inghilterra e a poco altro fra l’8 e il 29 marzo e una prospettiva di vera svolta rispetto al confinamento rinviata fra il 12 aprile, il 17 maggio e addirittura il 21 giugno. Lungo 4 tappe spalmate in ben 4 mesi. Il piano offre qualche speranza per l’avvenire e un gancio alla naturale propensione all’ottimismo di un BoJo che, dopo tante accuse di avventatezza, finisce stasera per essere paragonato al flemmatico predecessore laburista Harold Wilson: quello che diceva di essere ottimista, ma di “portare sempre un impermeabile” con se’. E in effetti e’ un piano condito di se, di ma, di forse, anche se i vaccini nelle parole del primo ministro “hanno rovesciato clamorosamente a nostro favore le chance” di fronte ai rischi comunque “inevitabili” d’un qualsiasi superamento del lockdown. Se non altro perche’ “la cautela” e’ condizione essenziale per far si’ che stavolta “i cambiamenti siano davvero irreversibili”, rispetto a restrizioni che non possono pesare “all’infinito sull’economia, sulla vita delle persone, sulla nostra salute mentale”.Anche se non esiste un futuro prevedibile “a Covid zero ne’ per la Gran Bretagna ne’ per il mondo”. La prima data messa nero su bianco e’ dunque quella dell’8 marzo, quando potra’ riaprire i battenti la generalita’ delle scuole inglesi, chiuse da Natale. Una tappa accompagnata da poco altro: il via libera alle visite di un familiare agli anziani ospiti delle case di riposo (dove la prima dose dei vaccini e’ stata gia’ somministrata a tappeto) e quello a intrattenersi fino a 2 persone in un parco; mentre bisognera’ attendere il 29 marzo per tornare alla “regola del 6”, ossia al permesso di riunirsi outdoor fino a un massimo di sei persone appartenenti a non piu’ di due nuclei familiari, o di praticare all’aperto sport come il calcio, il tennis, il golf. La fase 2 scattera’ invece solo il 12 aprile con la riapertura di negozi non essenziali, parrucchieri, musei, biblioteche, nonche’ di piscine e palestre per l’esercizio individuale; la fase 3 il 17 maggio, con un ulteriore graduale incremento dei contatti sociali, il ritorno distanziato il pub o ristoranti e l’ok a eventi sportivi e pubblici con un tetto di 10.000 spettatori; e la fase 4 non prima del 21 giugno, con l’auspicata fine di tutte le limitazioni interpersonali in vista dell’estate e la resurrezione dei locali notturni. Il tutto, ha avvertito peraltro Johnson in Parlamento, solo a patto che nel frattempo siano rispettate quattro condizioni: sul progresso ulteriore delle vaccinazioni, sul loro impatto sul calo in atto di casi e decessi, sul contenimento dell’indice di contagio Rt sotto la soglia 1, sul controllo delle nuove varianti piu’ minacciose. Ad alimentare le speranze ci sono del resto i risultati della prima ricerca nazionale britannica a vasto raggio, condotta sull’intera popolazione della Scozia comparando le persone gia’ vaccinate e quelle in attesa. Risultati che attestano un’efficacia “spettacolare” dei sieri gia’ dopo la prima dose, nelle parole del professor Aziz Sheikh, dell’universita’ di Edimburgo, fino a una riduzione dell’85% dei ricoveri in ospedale con il vaccino Pfizer/BioNTech e addirittura del 94% con AstraZeneca/Oxford. In barba ai dubbi di tante cassandre.

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Covid, ok Ue a vaccino aggiornato di Moderna contro JN.1

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Il Comitato per i medicinali per uso umano (Chmp) dell’Agenzia europea per i medicinali (Ema) ha raccomandato l’autorizzazione all’immissione in commercio per la formulazione aggiornata del vaccino contro Covid-19 di Moderna. Il nuovo vaccino è indirizzato contro la variante JN.1. Lo ha reso noto l’azienda. Si attende ora la decisione definitiva della Commissione europea. “Dato che le malattie respiratorie aumentano durante i mesi invernali, è fondamentale che le persone si proteggano vaccinandosi con un vaccino Covid-19 aggiornato”, ha detto in una nota Stéphane Bancel, amministratore delegato di Moderna. La raccomandazione di inserire la variante JN.1 nel vaccino di questa stagione era stata espressa dalla Emergency Task Force (ETF) dell’Ema lo scorso aprile e poi confermata dalla stessa agenzia a luglio. Esiste, però, anche una versione del vaccino aggiornata alla variante KP.2 – ceppo discendente da JN.1 – approvata nelle scorse settimane in Usa. L’azienda non ha anticipato quando inizierà la distribuzione del prodotto, ma ha reso noto che l’Unione Europea sta partecipando a una procedura di gara per i vaccini a mRNA attraverso l’Autorità per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie (HERA).

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La Corte Ue per diritti dell’uomo boccia sanitari novax

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Curve Covid stabili. Verso l'estate senza mascherine

La Corte europea per i diritti dell’uomo, dopo la Corte Costituzionale italiana, boccia i sanitari novax che durante l’emergenza Covid-19 rifiutarono nel 2021 la somministrazione del vaccino essendo per questo sospesi dalla loro funzione. Con una sentenza pubblicata il 29 agosto, la Corte europea afferma infatti che non vi fu violazione dei diritti, ritenendo “manifestamente infondata” l’accusa di discriminazione. Intanto, il presidente della Federazione degli ordini dei medici (Fnomceo), Filippo Anelli, invita a non sottovalutare la persistente diffusione del virus ed a proteggere i soggetti fragili. I sanitari che hanno fatto ricorso alla Corte Ue sono 26: 19 sammarinesi, 6 italiani e uno di nazionalità moldava, tutti impiegati presso l’Istituto per la Sicurezza Sociale di San Marino. Avevano rifiutato la vaccinazione contro il Covid-19 ed erano stati sospesi per questo dalla loro attività di operatori sanitari, per poi essere reintegrati passata la fase di emergenza. Secondo la Corte, non vi fu però violazione dei diritti e le misure adottate furono proporzionate e giustificate al fine della protezione della salute della popolazione in generale, compresi i richiedenti. “L’obiettivo delle misure – si legge infatti nella sentenza – era proteggere la salute pubblica e mantenere adeguate condizioni di sicurezza, nel contesto di una pandemia che aveva rappresentato un grave rischio per la popolazione in generale”.

Ed ancora: “Le persone non vaccinate erano più vulnerabili alle gravi conseguenze della malattia”. Le parti hanno ora tre mesi di tempo per fare ricorso. La Corte Europea, afferma Anelli, “promuove le misure adottate durante il Covid e le considera non sproporzionate e adeguate per la tutela della salute pubblica e per garantire le necessarie condizioni di sicurezza anche nei confronti delle persone non vaccinate, in quanto più vulnerabili alle gravi conseguenze della malattia”. La sentenza della Corte Ue, rileva, “segue quella della Corte Costituzionale italiana, che aveva sottolineato che le misure adottate dal legislatore al fine di prevenire la diffusione del virus, limitandone la circolazione, non possano ritenersi né irragionevoli né sproporzionate”. Una sentenza che arriva mentre il virus SarsCoV2 continua a diffondersi, anche se i dati italiani segnano attualmente una fase di stabilizzazione dei contagi. Medici ed epidemiologi esortano tuttavia a non abbassare la guardia, ribadendo come le persone fragili siano maggiormente a rischio e vadano protette anche per mezzo di un nuovo richiamo vaccinale.

I dati sul Covid “sono sicuramente sottostimati perchè buona parte dei cittadini non fa più i tamponi ed oggi – spiega Anelli – non abbiamo una reale percezione di quello che sta avvenendo. Personalmente, però, ogni giorno faccio diagnosi di Covid, largamente diffuso al momento soprattutto tra i giovani”. Il Covid, nella forma attuale, precisa, “non sta creando seri problemi: si presenta in genere come una influenza più forte che si autorisolve nel giro di pochi giorni. Tuttavia, il problema sussiste per gli anziani con malattie importanti che possono andare incontro a scompenso anche grave. E’ pertanto opportuno raccomandare il tampone se si hanno sintomi simili all’influenza, per essere coscienti del proprio stato ed evitare il contatto con soggetti fragili se si è positivi”. Quanto alla prossima campagna vaccinale, “al momento non abbiamo indicazioni in merito alla somministrazione del vaccino anti-Covid – aggiunge – e aspettiamo che le autorità sanitarie ci facciano sapere come e quando iniziare la campagna vaccinale per Covid e influenza, che appare opportuna soprattutto per i malati cronici”. A fronte di una attuale stabilità dei contagi, anche l’epidemiologo Cesare Cislaghi esorta tuttavia a non abbassare la guardia: “Si sta andando verso l’autunno e l’esperienza suggerisce che il virus probabilmente circolerà maggiormente. E’ per questo che consiglio una maggior protezione vaccinale ed una maggior precauzione soprattutto a protezione dei soggetti più fragili”.

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In 7 giorni oltre 15.200 casi di Covid, +11% in una settimana

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Salgono a 15.221 i casi di Covid-19 registrati dal 22 al 28 agosto in Italia, con un aumento di circa l’11% rispetto ai 13.690 della settimana precedente (ma in calo se confrontati a quelli di due settimane fa, considerato che dall’8 al 14 agosto i contagi erano stati 16.299). In aumento anche i decessi settimanali, che sono stati 135, rispetto ai 99 del 15-21 agosto. Lo indicano i dati dell’aggiornamento settimanale sul Covid-19 in Italia, pubblicato sul sito del ministero della Salute. Il maggior numero di casi si registra in Lombardia, con 2.562 contagi tra il 22 e il 28 agosto rispetto ai 1.796 della settimana prima. Sempre in Lombardia è stata registrata circa la metà di tutti i decessi per Covid rilevati nella settimana in esame, 66. In aumento anche i tamponi: dal 22 al 28 agosto ne sono stati eseguiti 94.171 rispetto ai 72.266 della rilevazione precedente. Il tasso di positività è al 16,2%, a fronte del 18,9%.

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