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Corona Virus

Chi vaccinare prima, le Regioni vedono il governo

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Con il via libera dell’Aifa ad AstraZeneca, destinato preferibilmente agli under 55, diventa sempre piu’ d’attualita’ il tema delle categorie da vaccinare prima. Ma non solo. Perche’ all’arrivo delle prime dosi, l’Italia dovra’ farsi trovare pronta anche per la somministrazione, ampliando il numero di centri vaccinali e coinvolgendo i medici di base e successivamente i farmacisti. Personale che andra’ ad affiancare i 15.000 e i 4.000 infermieri che hanno risposto al bando del commissario straordinario, Domenico Arcuri. Proprio per accelerare, governo e regioni torneranno a vedersi il prima possibile, probabilmente gia’ domani, compatibilmente con il calendario della crisi di governo. Sul tavolo la rimodulazione del piano, valutando le categorie da immunizzare prima in base ad arrivi e disponibilita’. Oggi a Pratica di Mare sono arrivate le 66 mila dosi settimanali di Moderna, alle quali, gia’ da domani, dovrebbero aggiungersi le circa 500 mila di Pfizer. Fiale indispensabili per ridare ‘fiato’ alle regioni che hanno ripreso la vaccinazione dopo il rallentamento dei giorni scorsi a causa del taglio delle consegne. L’Italia intanto va verso i due milioni di vaccini somministrati, con oltre 600 mila persone che hanno ricevuto gia’ la seconda dose. La tabella di marcia conta dunque di ripartire, con la conclusione della fase 1 – quella della somministrazione a personale sanitario, ospiti e lavoratori delle Rsa – e l’avvio di quella che prevede il vaccino per gli over 80. Le prime a partire, l’8 febbraio, saranno Lazio e Valle d’Aosta, poi, via via, tutte le altre regioni. Anche se bisognera’ comunque fare i conti con i tagli annunciati da Pfizer e Moderna, che dovrebbero farsi sentire in maniera piu’ corposa proprio nelle prime due settimane del mese, quando sara’ applicato il taglio del 20% sulle dosi di Moderna. Dall’8 febbraio, invece, arrivera’ il primo stock da 428.440 dosi di AstraZeneca, al quale seguira’, dalla settimana successiva (15 febbraio) un’altra consegna di 661.133 dosi. Prima di quella data bisognera’ comunque scegliere a chi destinare le fiale, quali under 55 mettere in cima alla lista. Con ogni probabilita’ si decidera’ di ‘pescare’ dalla platea identificata per le fasi successive, come personale scolastico, lavoratori del servizio pubblico, carcerati. “E’ necessario che le Regioni siano messe presto nelle condizioni di avere una chiara indicazione circa le priorita’ e l’aggiornamento del Piano strategico nazionale – avverte l’assessore alla Sanita’ del Lazio, Alessio D’Amato -. Su questo tema occorre la massima trasparenza e una scelta uniforme a livello nazionale”. Intanto le regioni cominciano ad allestire i primi centri che andranno ad affiancare le Primule. A Fiumicino, per esempio, sorgera’ un maxi-hub da 2.000 vaccinazioni al giorno. Ma strutture simili sono state identificate anche in altre citta’, da Varese a Padova. Critico il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, che ha annunciato di aver dato disponibilita’ al governo di utilizzare le fabbriche per la vaccinazione di massa. “Ma non abbiamo ancora ricevuto alcuna risposta”, la precisazione. La partita si giochera’, dunque, nell’incontro governo-Regioni, l’ennesimo tra il ministro degli affari regionali, Francesco Boccia, quello della Salute, Roberto Speranza, il commissario Arcuri e i governatori. Ma prima le Regioni dovranno trovare una mediazione sul nodo dosi da destinare ad ogni singolo territorio: alcuni governatori, come Fedriga e Toti, chiedono una distribuzione dei vaccini in base al target selezionato e non alla popolazione residente. L’obiettivo e’ quello di non lasciare ‘scoperta’ la platea di anziani che, con i continui tagli e ritardi da parte delle aziende farmaceutiche, rischiano di restare senza vaccino. Ma su questo criteri non tutti i governatori sono d’accordo.

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A Pompei via al numero chiuso, guerra ai bagarini

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“Pompei non può essere associata al turismo di massa, ma deve avere come obiettivo quello della qualità”. Gabriel Zuchtriegel stringe tra le mani il suo biglietto nominativo, quello che da oggi è obbligatorio per entrare negli scavi che dirige dal febbraio 2021. È una delle novità introdotte all’interno del parco archeologico. La più importante riguarda il numero chiuso per gli ingressi giornalieri, che non potranno mai superare quota 20mila. Nel periodo di maggiore afflusso (dal primo aprile al 31 ottobre), poi, saranno anche previste specifiche limitazioni a seconda delle fasce orarie: dalle 9 alle 12 massimo 15mila ingressi; altri 5mila da mezzogiorno alle 17.30. L’acquisto dei ticket è consentito sul posto e online. “Alla base – spiega ancora Zuchtriegel – ci sono soprattutto motivi di sicurezza, sia dei visitatori, sia di tutela del patrimonio. Partiamo in questo periodo di bassa stagione per sperimentare tale misura, i cui numeri saranno poi esaminati con calma in vista delle giornate di maggiore afflusso”.

Obiettivo è anche combattere il fenomeno del bagarinaggio, che portava i turisti ad acquistare biglietti rivenduti a prezzi maggiorati e con l’aggiunta di “servizi” già compresi nel costo abituale del ticket. Altro proposito è puntare a distribuire i visitatori anche sugli altri siti del parco (Boscoreale, Torre Annunziata, Villa dei Misteri, Civita Giuliana e Stabia). Gli scavi di Pompei introducono le novità del numero chiuso e del biglietto nominativo dopo un’estate da record, che ha fatto registrare flussi mai visti in passato, con oltre quattro milioni di visitatori e punte di oltre 36.000 presenze in occasione di una delle prime domeniche del mese (quelle a ingresso gratuito). Questa mattina Zuchtriegel ha deciso di seguire personalmente l’avvio del cambiamento insieme con Prefettura, vigili del fuoco e consulenti dei lavoratori insieme ai quali è stata ravvisata la necessità di prevedere una gestione in piena sicurezza del sito Unesco.

“Abbiamo avuto in autunno, estate e primavera – sottolinea ancora il direttore – giornate in cui il limite dei 20.000 ingressi è stato superato: ci siamo resi conto di dover garantire a tutti i visitatori una esperienza di qualità. Pompei non deve essere un sito per il turismo di massa. Abbiamo un territorio meraviglioso e ci impegneremo a canalizzare maggiormente i flussi, ma anche gli investimenti, la ricerca e la valorizzazione di questi luoghi. Questo non è una misura contro la crescita. Anzi, noi puntiamo sulla crescita”. Nessuna gara sui numeri, come avviene in particolare in occasione delle domeniche ad ingresso gratuito: “La nostra priorità è la sicurezza – conclude Zuchtriegel -. E in caso di emergenza, abbiamo pensato di assicurare uscite controllate ai visitatori. Attenzione, siamo orgogliosi dei dati che abbiamo raggiunto in questi anni: spesso eravamo al primo posto nelle giornate di ingressi gratuiti. Questa classifica è carina, ma logica ci impone di scegliere la conservazione del nostro patrimonio: non vorremmo mai che qualche classifica finisca per danneggiarlo”.

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Casi di Covid in calo, 8.660 in 7 giorni e cresce la variante Xec

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Calano i contagi da Covid-19 in Italia. Nella settimana dal 17 al 23 ottobre si registrano 8.660 nuovi casi rispetto ai 11.433 della rilevazione precedente mentre i decessi sono 116 a fronte di 117. Il maggior numero di nuovi casi è stato registrato in Lombardia (2.693), Veneto (1.206), Piemonte (998) e Lazio (928). Mentre continua la corsa della variante Xec. E’ quanto emerge dal bollettino aggiornato e dal monitoraggio settimanale a cura del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità. Nell’ultima settimana sono stati effettuati 89.792 tamponi, in calo rispetto ai 94.880 della precedente rilevazione, e scende anche il tasso di positività, da 12% a 9,6%.

L’indice di trasmissibilità (Rt) basato sui casi con ricovero ospedaliero, al 15 ottobre è pari a 0,84 rispetto a 1,06 del 9 ottobre. È in lieve diminuzione, in quasi tutte le regioni, l’incidenza settimanale: la più elevata è stata in Lombardia (27 casi per 100mila abitanti) e la più bassa in Sicilia (con 0,2 casi per 100mila abitanti). Al 23 ottobre, si legge, “l’occupazione dei posti letto in area medica è pari a 3,7%, stabile rispetto alla settimana precedente (3,8% al 16 ottobre). In lieve diminuzione l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva, pari a 0,9% (76 ricoverati), rispetto alla settimana precedente (1,0% al 16 ottobre)”. In base ai dati di sequenziamento nell’ultimo mese si osserva la co-circolazione di differenti sotto-varianti di JN.1 attenzionate a livello internazionale, con una predominanza di KP.3.1.1. In crescita, inoltre, la proporzione di sequenziamenti attribuibili a Xec (17% nel mese di settembre contro il 5% del mese di agosto).

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Salgono del 30% i casi di Covid, in 7 giorni 11.164

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Dopo il calo delle ultime settimane, tornano a salire i contagi da Covid-19 in Italia. Dal 19 al 25 settembre sono stati 11.164 i nuovi positivi, rispetto agli 8.490 della settimana precedente, pari a un aumento di circa il 30%. La regione con più casi è la Lombardia (3.102), seguita dal Veneto (1.683) e Lazio (1.302). E a crescere sono anche i decessi settimanali, passati da 93 a 112. Stabile l’impatto sugli ospedali mentre cresce la variante Xec.

Questi i dati dell’ultimo bollettino settimanale pubblicato dal ministero della Salute e del monitoraggio a cura dell’Istituto superiore di Sanità. Ad aumentare sono stati anche i tamponi, passati dai 81.586 del 12-18 settembre a 85.030, mentre il tasso di positività è passato dal 10% al 13%. Stabile invece il numero di posti letto occupati da pazienti Covid nei reparti di area medica (pari a 3% con 1.885 ricoverati), così come quelli occupati in terapia intensiva (0,7% con 62 ricoverati). I tassi di ospedalizzazione e mortalità restano più elevati nelle fasce di età più alte.

L’indice di trasmissibilità (Rt) basato sui casi con ricovero, è pari a 0,9, in lieve aumento rispetto alla settimana precedente. Mentre l’incidenza è di 19 casi per 100mila abitanti, anche questa in aumento rispetto alla settimana precedente (14 casi per 100mila abitanti). L’incidenza più elevata è in Veneto (35 casi per 100mila abitanti) e la più bassa nelle Marche (1 per 100mila). In base ai dati di sequenziamento genetico, nell’ultimo mese circolano insieme differenti sotto-varianti di Jn.1 attenzionate a livello internazionale, con una predominanza di Kp.3.1.1 (68%). In crescita, e pari a circa il 5%, i sequenziamenti del lignaggio ricombinante Xec, appartenente alla famiglia Omicron.

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