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Battaglia su ministeri e Arcuri minacciano un eventuale Conte ter

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Domenico Arcuri, Alfonso Bonafede, Roberto Gualtieri, Lucia Azzolina: nella giornata dedicata al programma a contare sono anche e soprattutto i nomi. Nomi sui quali, sotterraneamente, si e’ gia’ accesa la battaglia interna alla maggioranza che c’era e che potrebbe ancora esserci ma chissa’ se con Giuseppe Conte a Palazzo Chigi. Il premier guarda da lontano le consultazioni di Roberto Fico ma con il presidente della Camera e’ informalmente in contatto. E non e’ escluso che, tra stasera e domani mattina, non dica anche la sua sull’iter che si sta sviluppando e che potrebbe svilupparsi anche oltre la mattinata di domenica: un secondo giro di consultazioni e’ tutt’altro che da escludere. Il presidente della Camera, piu’ che altro, nel corso della giornata ha ascoltato. Preso appunti. Registrato cosa ancora unisce Pd, M5S, Leu e soprattutto e Iv. E cosa potrebbe far deflagrare tutto. Il Mes, al momento, e’ un problema di secondo piano. Non lo e’ il piano vaccini. E’ li’ che Matteo Renzi vuole puntare. Con conseguenze nefaste per Arcuri, il super-commissario di cui Conte non vorrebbe mai privarsi. Il leader di Iv, come al Quirinale, dopo le consultazioni parla col piglio del vincitore. Di chi ha la consapevolezza che, se pure ci fosse il Conte-ter, Iv ne uscirebbe di molto rafforzata. E, come era accaduto al Colle ma con tempi meno “castristi”, si lancia in un mini-comizio da Montecitorio, unico ad ammettere le domande dei giornalisti. Non siamo nei tempi di guerra tra alleati di qualche giorno fa. E qualche contatto tra i pontieri di M5S, Pd e Iv potrebbe gia’ esserci. Anzi, da Montecitorio, dopo le consultazioni, escono assieme Renzi e il capogruppo M5S Ettore Licheri. Ma il percorso resta molto in salita. Anche perche’, per non perdere i voti di Iv, Conte dovrebbe di fatto sconfessare buona parte dell’operato del suo secondo esecutivo. Dando il suo placet al “siluramento” di Gualtieri dal Mef (dove, secondo gli ultimi rumors, potrebbero finire o Fabio Panetta o Ernesto Ruffini) o della Azzolina alla Scuola. O affidando, secondo fonti di maggioranza, un ministero economico (in alternativa il Mit, se spacchettato) a Iv, che non vuole in alcun modo essere tagliata fuori dalla gestione del Recovery. E poi c’e’ il nodo Bonafede: in pochi, nei corridoi di Montecitorio, scommettono sulla sua permanenza al ministero della Giustizia in caso di Conte-ter. Rocco Casalino, infine. Il bombardamento di Renzi contro il portavoce del presidente del Consiglio e’ costante: l’ex uomo macchina del M5S appare uno dei primissimi obiettivi nel mirino dell’ex premier. Renzi dal canto suo, tiene aperta ogni strada. Quella del governo politico con un altro premier e quella del governo istituzionale. Ma non quella del voto. E’ su questo punto, secondo chi ha dimestichezza con Conte, che secondo l’avvocato del popolo Iv potrebbe spaccarsi. Ma il problema e’ che l’arma del voto parte spuntata: con la riforma dei parlamentari nel M5S in pochi lo vogliono. E forse anche nel Pd, sebbene Nicola Zingaretti abbia, nelle settimane scorse, ventilato con decisione le ipotesi. “E poi davvero il Quirinale ci manderebbe alle urne?”, si chiede una fonte di primo piano del Movimento a consultazioni in corso. Non e’, certo, una prospettiva da scartare. Ma e’, al momento, a dir poco molto lontana. Al Senato pero’ i “dibbacontiani” potrebbero creare qualche problema a Renzi. I fedelissimi del premier non sono pochi e, numericamente, c’e’ da tenerne conto. Meno numerosi sono i “dibattistiani”. Lo strappo sull’apertura del M5S a Renzi di ieri sera, secondo fonti parlamentari 5 Stelle, non ha generato troppi applausi nei gruppi. E neanche tra gli attivisti. E allora i duri e puri del M5S – ma non solo – provano ad aggrapparsi a Rousseau, rivestendolo da “arbitro” di governo, come e’ accaduto per il Conte I e il Conte II. “Ma questa crisi e’ diversa, secondo me sarebbe inopportuno”, e’ l’opinione di diversi deputati “governisti” dell’ala Di Maio.

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La versione di Conte: o il M5s resta progressista o avrà un altro leader

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“Da oggi a domenica i nostri iscritti potranno votare online e decidere quel che saremo. Abbiamo un obiettivo ambizioso, che culminerà con l’assemblea costituente di sabato e domenica: rigenerarci, scuoterci, dare nuove idee al Movimento. Nessuno lo ha fatto con coraggio e umiltà, come stiamo facendo noi”. Così a Repubblica il leader del M5s Giuseppe Conte (foto Imagoeconomica in evidenza).

“Se dalla costituente dovesse emergere una traiettoria politica opposta a quella portata avanti finora dalla mia leadership – aggiunge – mi farei da parte. Si chiama coerenza. Se questa scelta di campo progressista venisse messa in discussione, il Movimento dovrà trovarsi un altro leader”.

Sull’alleanza col Pd “la mia linea è stata molto chiara. Non ho mai parlato di alleanza organica o strutturata col Pd. Nessun iscritto al M5S aspira a lasciarsi fagocitare, ma la denuncia di questo rischio non può costituire di per sé un programma politico”. “Gli iscritti sono chiamati a decidere e hanno la possibilità di cambiare tante cose. Anche i quesiti sul garante (Grillo, ndr) sono stati decisi dalla base. Io non ho mai inteso alimentare questo scontro. Sono sinceramente dispiaciuto che in questi mesi abbia attaccato il Movimento. Se dovesse venire, potrà partecipare liberamente all’assemblea. Forse la sensazione di isolamento l’avverte chi pontifica dal divano vagheggiando un illusorio ritorno alle origini mentre ha rinunciato da tempo a votare e portare avanti il progetto del Movimento. L’ultimo giapponese rischia di essere lui, ponendosi in contrasto con la comunità”.

Sui risultati elettorali “in un contesto di forte astensionismo, sicuramente è il voto di opinione sui territori, non collegato a strutture di potere e logiche clientelari, ad essere maggiormente penalizzato. Dobbiamo tornare ad ascoltare i bisogni delle comunità locali. E poi c’è la formazione delle liste: dobbiamo sperimentare nuove modalità di reclutamento, senza cadere nelle logiche clientelari che aborriamo”.

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Alessandro Piana: “Perdono, ma non dimentico” – La fine di un incubo giudiziario

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Alessandro Piana (nella foto in evidenza), esponente della Lega e vicepresidente della Regione Liguria, tira un sospiro di sollievo dopo la conclusione di un’inchiesta giudiziaria che per oltre un anno lo ha visto al centro di pesanti sospetti. Accusato ingiustamente di coinvolgimento in un presunto giro di squillo e party con stupefacenti, Piana è stato ufficialmente escluso dall’elenco dei rinviati a giudizio, mettendo fine a un incubo personale e politico.


Un’accusa infondata che ha segnato una campagna elettorale

Alessandro Piana racconta di aver vissuto un periodo estremamente difficile, aggravato dalla tempistica dell’inchiesta, che ha coinciso con la campagna elettorale.

«L’indagine era chiusa da tempo, ma si è voluto attendere per renderne noto l’esito. Mi sarei aspettato maggiore attenzione, considerato il mio ruolo pubblico. Per mesi sono stato bersaglio di accuse infondate, che sui social si sono trasformate in attacchi personali».

Nonostante il clamore mediatico, Piana ha affrontato con determinazione la situazione, ricevendo il sostegno del partito e del leader regionale della Lega, Edoardo Rixi.


Le accuse e il chiarimento

Piana spiega di essere venuto a conoscenza del suo presunto coinvolgimento attraverso i media, vivendo quello che definisce un “incubo”:

«Ero al lavoro quando ho saputo del mio presunto coinvolgimento. Credevo fosse uno scherzo, invece era terribilmente vero».

L’esponente leghista si è immediatamente messo a disposizione della magistratura, fornendo tutte le prove necessarie per dimostrare la sua estraneità ai fatti:

«Non ero presente dove si sosteneva che fossi. Ero a casa mia, a 150 chilometri di distanza, con testimoni pronti a confermarlo. Non ho mai frequentato certi ambienti, nemmeno da giovane».

Secondo Piana, il suo nome sarebbe stato tirato in ballo per millanteria durante un’intercettazione telefonica che citava genericamente un “vicepresidente della Regione”.


Una vicenda che lascia il segno

Nonostante la sua assoluzione dai sospetti, Piana non nasconde l’amarezza per i danni subiti:

«Ho pagato un prezzo molto salato, gratuito e ingiusto. Per mesi sono stato additato come vizioso. Perdono chi ha sbagliato, ma non dimentico».

Il vicepresidente auspica che casi simili siano gestiti con maggiore rapidità in futuro, per evitare che accuse infondate possano danneggiare ingiustamente la reputazione di figure pubbliche.


Conclusione

La vicenda di Alessandro Piana solleva interrogativi sul delicato equilibrio tra diritto di cronaca e tutela dell’immagine pubblica, in particolare quando si tratta di accuse che si rivelano infondate. Oggi, il vicepresidente della Regione Liguria guarda avanti con serenità, forte del sostegno ricevuto e con la determinazione di proseguire il suo impegno politico senza lasciarsi scoraggiare dagli eventi passati.

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Trasporti, De Luca: investito un miliardo per rinnovo parco bus

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Millequattrocento autobus nuovi sui 1.800 programmati, per un investimento di quasi un miliardo di euro, sono già in esercizio sulle tratte coperte da Air Campania. Il dato lo fornisce il presidente della Regione, Vincenzo De Luca, che oggi ha inaugurato ad Avellino la nuova sede dell’azienda interamente partecipata dalla Regione, con la consegna di cinque bus elettrici. “Un impegno enorme – ha sottolineato De Luca-: stiamo sostituendo l’intero parco dei mezzi pubblici, non soltanto per il trasporto su gomma, ma anche per quello ferroviario”. Su questo specifico settore, De Luca ha rimarcato lo “sforzo gigantesco” della regione: “Ora – ha aggiunto – attendiamo l’omologazione per la linea Circumvesuviana che collega Napoli a Sorrento per mettere in esercizio il nuovo treno che ci è stato appena consegnato. Su un altro fronte, abbiamo indetto un altro concorso e presto assumeremo 150 giovani”.

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