Tutti assolti dal tribunale di Benevento. Assolti perchè il fatto non sussiste. Otto imputati, tra cui l’ex ministro Nunzia De Girolamo, coinvolte nell’inchiesta sulla gestione della Asl del capoluogo, otto assoluzioni. De Girolamo era accusata di associazione per delinquere, concussione e utilità per ottenere il voto elettorale. Assolti mentre il pm, Assunta Tillo, aveva chiesto addirittura 8 anni e 3 mesi di reclusione per la De Girolamo.
“Oggi finisce un incubo e sono contenta di aver incontrato sulla mia strada tre donne, parte di questo collegio, che hanno giudicato senza condizionamenti morali o politici, ma in fatto e in diritto, restituendo così almeno in parte serenità e fiducia verso la giustizia e verso le tante battaglie che facevo, faccio e continuerò a fare” ha detto la De Girolamo che fu costretta alla dimissioni da ministra dell’Agricoltura per quella inchiesta approdata a nulla dopo 7 anni. Ben sette anni di serenità, normalità, sottratti alla vita della De Girolamo e di tutti gli altri imputati. “Solo il sorriso di mia figlia – ha aggiunto la De Girolamo – , oltre alla vicinanza di tante persone compresi i miei avvocati, mi ha dato la forza per non aprire una finestra della disperazione che è facile per chi subisce un’ingiustizia”. Associazione per delinquere, concussione e utilità in cambio di voto elettorale: queste le accuse dalle quali l’ex ministro dell’Agricoltura nel governo Letta, Nunzia De Girolamo, e gli altri sette imputati nel processo sono stati scagionati con formula piena dal tribunale di Benevento. Al centro della vicenda giudiziaria, protrattasi per quasi sette anni, la gestione dell’Asl di Benevento, e l’esistenza di quello che gli inquirenti all’epoca definirono ”un direttorio politico-partitico” che ne avrebbe influenzato le scelte e di cui Nunzia De Girolamo sarebbe stata a capo. Un intrigo con contorni da spy story per via delle registrazioni che uno degli imputati, l’ex direttore amministrativo dell’Asl, Felice Pisapia, realizzo’ di nascosto nel corso di due incontri tenuti nella casa del padre di Nunzia De Girolamo, che all’epoca non aveva ancora assunto incarichi di governo. Vertici ai quali lo stesso ex ministro, allora coordinatore provinciale del Pdl, aveva preso parte attivamente. L’acquisizione di quelle registrazioni da parte della magistratura porto’ al coinvolgimento dell’ex ministro nell’inchiesta che aveva preso il via da una serie di fatture pagate per prestazioni sanitarie per l’accusa mai effettivamente erogate e che – nata sul finire del 2013 – esplose mediaticamente nei primi giorni del 2014 portando alle dimissioni della De Girolamo dal governo. Sette anni dopo quell’inchiesta è stata cassata con una formula “Assolti perchè il fatto non sussiste”.