Un altro afroamericano ucciso dalla polizia a Filadelfia ad una settimana dalle elezioni rischia di riaccendere l’ondata di proteste antirazziste che ha travolto il paese dopo la morte di George Floyd lo scorso maggio a Minneapolis, con effetti imprevedibili sul voto. Nella citta’ piu’ grande della Pennsylvania, uno degli Stati piu’ importanti tra quelli in bilico, c’e’ stata una notte di scontri violenti tra dimostranti armati di pietre e mattoni e agenti in assetto anti sommossa: il bilancio finale e’ di 30 poliziotti feriti, di cui uno investito da un pickup, 20 arresti, decine di negozi saccheggiati e auto danneggiate. Una rivolta scatenata ancora una volta dal video di un passante, che ha registrato la scena con il suo smartphone e postato le immagini sui social, come successe con Floyd. La Casa Bianca ha gia’ lanciato il suo monito, cavalcando lo slogan ‘law and order’ di Donald Trump: “Siamo pronti a dispiegare risorse federali, il presidente non tollerera’ alcuna violenza contro le forze dell’ordine americane. Lasceremo che le indagini facciano il loro corso ma non consentiremo l’illegalita’ nelle nostre strade”, ha avvisato la direttrice delle comunicazioni Alyssa Farah sulla Fox.
La nuova vittima si chiama Walter Wallace, 27 anni, con problemi mentali, stando alla famiglia. L’episodio e’ avvenuto a West Philadelphia, una zona dominata dalla black community. Nelle immagini, diffuse dalla Cnn e da altre tv, si vede il giovane camminare intorno ad alcune auto parcheggiate, prima di attraversare la strada. Quindi spunta una donna, identificata poi come sua madre, che tenta di fargli scudo mentre due agenti gli puntano addosso la pistola. Quando l’afroamericano gira attorno ad una vettura e si avvicina a loro con un coltello, i due poliziotti arretrano intimandogli di lasciare cadere l’arma. Poi esplodono diversi colpi. Inutile la corsa all’ospedale. Alcuni testimoni hanno riferito che anche loro avevano chiesto a Wallace di mollare il coltello e alla polizia di non usare la forza. “Perche’ gli hanno sparato 10 volte, perche’ non hanno usato la pistola Taser”, ha denunciato il padre, che si chiama come il figlio. “Aveva problemi mentali, prendeva dei medicinali”, ha aggiunto.
Domande legittime, che ripropongono gli interrogativi sul grilletto facile della polizia e sulla sua incapacita’ a riconoscere e fronteggiare situazioni di disagio psichico. Il sindaco dem di Filadelfia Jim Kenney ha chiesto una indagine “veloce e trasparente”: ‘ho visto il video di questo tragico incidente e ci sono domande difficili cui va data risposta”. Una posizione condivisa dalla commissaria della polizia locale, Danielle Outlaw, la quale ha riconosciuto che il video “solleva molti interrogativi” e promesso un’inchiesta completa. “Quando sono andata sul posto, ho sentito la rabbia della comunita’”, ha riferito. Intanto i due agenti coinvolti sono stati tolti dal servizio esterno in attesa degli accertamenti, cui contribuirà anche la body cam che indossavano. Filadelfia pero’ teme una seconda notte di violenze.
Quattro militari italiani impegnati nella missione di pace UNIFIL in Libano sono rimasti feriti a seguito di un attacco alla base situata nel sud del Paese. Fonti governative assicurano che i soldati, che si trovavano all’interno di uno dei bunker della base italiana a Shama, non sono in pericolo di vita. Le autorità italiane e internazionali hanno espresso forte indignazione per l’accaduto, mentre proseguono le indagini per ricostruire la dinamica dell’attacco.
UNIFIL UNITED NATIONS INTERIM FORCE IN LIBANO. SOLDATI DELLE NAZIONI UNITE (FOTO IMAGOECONOMICA)
La dinamica dell’attacco
Secondo le prime ricostruzioni, due razzi sarebbero stati lanciati dal gruppo Hezbollah durante un’escalation di tensioni con Israele. Al momento dell’attacco, la base italiana aveva attivato il livello di allerta 3, che impone ai militari l’utilizzo di elmetti e giubbotti antiproiettile. La decisione si era resa necessaria a causa della pericolosità crescente nell’area, teatro di scontri tra Israele e Hezbollah.
Un team di UNIFIL è stato inviato a Shama per verificare i dettagli dell’accaduto, mentre il governo italiano monitora attentamente la situazione.
UNIFIL UNITED NATIONS INTERIM FORCE IN LEBANON. FOTO IMAGOECONOMICA ANCHE IN EVIDENZA
Le dichiarazioni del ministro Crosetto
Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha commentato con durezza l’attacco, definendolo “intollerabile”:
“Cercherò di parlare con il nuovo ministro della Difesa israeliano per chiedergli di evitare l’utilizzo delle basi UNIFIL come scudo. Ancor più intollerabile è la presenza di terroristi nel Sud del Libano che mettono a repentaglio la sicurezza dei caschi blu e della popolazione civile”.
Crosetto ha inoltre sottolineato la necessità di proteggere i militari italiani, impegnati in una missione delicata per garantire la stabilità nella regione.
La solidarietà del Presidente Meloni
Anche la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha espresso solidarietà ai militari feriti e alle loro famiglie, dichiarando:
“Apprendo con profonda indignazione e preoccupazione la notizia dei nuovi attacchi subiti dal quartier generale italiano di UNIFIL. Desidero esprimere la solidarietà e la vicinanza mia e del Governo ai feriti, alle loro famiglie e sincera gratitudine per l’attività svolta quotidianamente da tutto il contingente italiano in Libano. Ribadisco che tali attacchi sono inaccettabili e rinnovo il mio appello affinché le parti sul terreno garantiscano, in ogni momento, la sicurezza dei soldati di UNIFIL”.
Unifil: una missione per la pace
La missione UNIFIL, operativa dal 1978, ha il compito di monitorare il cessate il fuoco tra Israele e il Libano, supportare le forze armate libanesi e garantire la sicurezza nella regione. L’attacco alla base italiana evidenzia la crescente instabilità nell’area e i rischi a cui sono esposti i caschi blu impegnati nella missione di pace.
La trumpiana di ferro Marjorie Taylor Greene collaborerà con Elon Musk e Vivek Ramaswamy come presidente di una commissione della Camera incaricata di lavorare con il Dipartimento dell’efficienza. “Sono contenta di presiedere questa nuova commissione che lavorerà mano nella mano con il presidente Trump, Musk, Ramaswamy e l’intera squadra del Doge”, acronimo del Department of Government Efficiency, ha detto Greene, spiegando che la commissione si occuperà dei licenziamenti dei “burocrati” del governo e sarà trasparente con le sue audizioni. “Nessun tema sarà fuori dalla discussione”, ha messo in evidenza Greene.
Donald Trump nomina la fedelissima Pam Bondi a ministra della Giustizia. L’ex procuratrice della Florida ha collaborato con il presidente eletto durante il suo primo impeachment. “Come prima procuratrice della Florida si è battuta per fermare il traffico di droga e ridurre il numero delle vittime causate dalle overdosi di fentanyl. Ha fatto un lavoro incredibile”, afferma Trump sul suo social Truth annunciando la nomina, avvenuta dopo il ritito di Matt Gaetz travolto da scandali a sfondo sessuale. “Per troppo tempo il Dipartimento di Giustizia è stato usato contro di me e altri repubblicani. Ma non più. Pam lo riporterà al suo principio di combattere il crimine e rendere l’America sicura.
E’ intelligente e tosta, è una combattente per l’America First e farà un lavoro fantastico”, ha aggiunto il presidente-eletto. Bondi è stata procuratrice della Florida fra il 2011 e il 2019, quando era governatore Rick Scott. Al momento presiede il Center for Litigation all’America First Policy Institute, un think tank di destra che sta lavorando con il transition team di Trump sull’agenda amministrativa. Come procuratrice della Florida si è attirata l’attenzione nazionale per i suoi tentativi di capovolgere l’Obamacare, ma anche per la decisione di condurre un programma su Fox mentre era ancora in carica e quella di chiedere al governatore Scott di posticipare un’esecuzione per un conflitto con un evento di raccolta fondi.
La nomina di Bondi arriva a sei ore di distanza dal ritiro di Gaetz dalla corsa a ministro della Giustizia dopo le nuove rivelazioni sullo scandalo sessuale che lo ha travolto. Prima dell’annuncio, l’ex deputato della Florida era stato contattato da Trump che gli aveva riferito che la sua candidatura non aveva i voti necessari per essere confermata in Seanto. Almeno quattro senatori repubblicani, infatti, si era espressi contro e si erano mostrati irremovibili a cambiare posizione. Il nome di Bondi, riporta Cnn, era già nell’iniziale lista dei papabili ministro alla giustizia stilata prima di scegliere Gaetz. Quando l’ex deputato ha annunciato il suo passo indietro, il nome di Bondi è iniziato a circolare con insistenza fino all’annuncio.