Sono 189 gallerie espositrici, un numero inferiore agli anni passati, per offrire esperienze migliori e di maggiore qualità
Provengono da 35 paesi
La percentuale degli espositori stranieri è del 60%
Tutto su 20.000 mq espositivi
Divisi in 8 sezioni di cui 4 con board di curatori e direttori di musei internazionali
Assegnati in fiera 7 premi
Il numero dei curatori e dei direttori di museo nelle giurie è di oltre 50
Nel 2017 ci sono stati 52.000 visitatori.
Questi sono i numeri di ARTISSIMA 25 che si concluderà oggi 4 novembre all’OVAL Lingotto di Torino ed è qui che oggi vi consigliamo la visita che ogni settimana vi proponiamo, è ovviamente un consiglio per i nostri lettori del Piemonte e delle regioni limitrofe.
È un tutto nell’arte moderna in una delle più interessanti fiere d’arte d’Italia e d’ Europa
Artissima è la principale fiera d’arte contemporanea in Italia.
Sin dalla sua fondazione nel 1994, unisce la presenza nel mercato internazionale a una grande attenzione per la sperimentazione e la ricerca.
Questa, dopo la 24° edizione del 2017, è la seconda a firma della direttrice Ilaria Bonacossa che ha ribadito il filo conduttore della venticinquesima edizione: “il tempo” (Time is on our side – Il tempo è dalla nostra parte) inteso non come statica cristallizzazione del ricordo e della celebrazione, ma proposto come flusso dinamico
La fiera è curata da Artissima srl, società fa riferimento alla Fondazione Torino Musei.
Girando per gli spazi espositivi, oltre a godere delle opere, si possono incontrare molti degli artisti in mostra per confrontarsi sul loro lavoro o per assistere a performance improvvisate o costruite.
Per gli amanti dell’arte contemporanea napoletani, si possono incontrare nei loro stand Lia Rumma e Alfonso Artiaco che con Umberto di Marino sono quest’anno la rappresentanza della vivacità dell’arte moderna di Napoli, messaggio rafforzato dalla presenza del direttore del MADRE Andrea Viliani, presente ad Artissima come componente della giuria internazionale del Premio Sardi per l’Arte Back to the Future.
Molto interessante analizzare i lavori e gli sforzi di artisti e galleristi di paesi come la Georgia, presenti come new entry o l’Iran, già alla terza partecipazione, ma è scoprire anche altre visioni con le visite agli spazi della Corea del Sud, del Messico, Hong Kong, Dubai, Luanda, Cape Town, Manila, Lima e Buenos Aires, come è stato fatto dai fondatori dell’Istituto Garuzzo Rosalba e Giorgio Garuzzo, attivi nel mondo dell’arte contemporanea con la loro missione imperniata sulla Diplomazia dellaCultura intesa come mezzo per promuovere il superamento dei confini geografici e mentali.
Seconda giornata IGAV ARTISSIMA
ph Mario Laporta/KONTROLAB
Seconda giornata IGAV ARTISSIMA
ph Mario Laporta/KONTROLAB
Seconda giornata IGAV ARTISSIMA
ph Mario Laporta/KONTROLAB
Fotogiornalista da 35 anni, collabora con i maggiori quotidiani e periodici italiani. Ha raccontato con le immagini la caduta del muro di Berlino, Albania, Nicaragua, Palestina, Iraq, Libano, Israele, Afghanistan e Kosovo e tutti i maggiori eventi sul suolo nazionale lavorando per agenzie prestigiose come la Reuters e l’ Agence France Presse,
Fondatore nel 1991 della agenzia Controluce, oggi è socio fondatore di KONTROLAB Service, una delle piu’ accreditate associazioni fotografi professionisti del panorama editoriale nazionale e internazionale, attiva in tutto il Sud Italia e presente sulla piattaforma GETTY IMAGES.
Docente a contratto presso l’Accademia delle Belle Arti di Napoli., ha corsi anche presso la Scuola di Giornalismo dell’ Università Suor Orsola Benincasa e presso l’Istituto ILAS di Napoli.
Attualmente oltre alle curatele di mostre fotografiche e l’organizzazione di convegni sulla fotografia è attivo nelle riprese fotografiche inerenti i backstage di importanti mostre d’arte tra le quali gli “Ospiti illustri” di Gallerie d’Italia/Palazzo Zevallos, Leonardo, Picasso, Antonello da Messina, Robert Mapplethorpe “Coreografia per una mostra” al Museo Madre di Napoli, Diario Persiano e Evidence, documentate per l’Istituto Garuzzo per le Arti Visive, rispettivamente alla Castiglia di Saluzzo e Castel Sant’Elmo a Napoli.
Cura le rubriche Galleria e Pixel del quotidiano on-line Juorno.it
E’ stato tra i vincitori del Nikon Photo Contest International.
Ha pubblicato su tutti i maggiori quotidiani e magazines del mondo, ha all’attivo diverse pubblicazioni editoriali collettive e due libri personali, “Chetor Asti? “, dove racconta il desiderio di normalità delle popolazioni afghane in balia delle guerre e “IMMAGINI RITUALI. Penitenza e Passioni: scorci del sud Italia” che esplora le tradizioni della settimana Santa, primo volume di una ricerca sui riti tradizionali dell’Italia meridionale e insulare.
Venerdì 18 ottobre 2024, alle ore 19:00, si terrà il vernissage della mostra d’arte “Hydro – La fede nel tempo della sete” presso il Battistero Paleocristiano del Complesso Monumentale di Santa Maria Maggiore a Nocera Superiore. La mostra, curata da Michelangelo Giovinale, propone un percorso artistico e spirituale legato al tema dell’acqua e alla sua centralità nella storia dell’umanità.
Il tema della mostra
La mostra “Hydro – La fede nel tempo della sete” prende ispirazione dal bisogno primordiale dell’acqua, fonte di vita e simbolo di purificazione. Il percorso espositivo si sviluppa tra le antiche mura del Battistero Paleocristiano, uno dei monumenti architettonici più imponenti d’Italia, dove le opere degli artisti sono state pensate in site specific, integrandosi perfettamente con la sacralità del luogo.
Antonio Carotenuto e gli altri artisti in mostra
Antonio Carotenuto, Cristina Cianci, Mario Ciaramella, Max Coppeta, Ugo Cordasco, Anna Crescenzi, Giovanni Cuofano, Eliana Petrizzi, Ernesto Terlizzi e Luigi Vollaro, hanno trascorso mesi dialogando con il curatore Michelangelo Giovinale per creare opere che si fondessero con la spiritualità del battistero.
Un percorso tra arte e spiritualità
La mostra si avvale del patrocinio della Regione Campania, della Provincia di Salerno e del Comune di Nocera Superiore, oltre al supporto della Diocesi di Nocera-Sarno e del Museo San Prisco. Don Fabio Senatore, guida spirituale della Parrocchia Santa Maria Maggiore, ha accolto con entusiasmo il progetto, sottolineando come il battistero rappresenti un punto di incontro tra arte, storia e spiritualità.
Michelangelo Giovinale, curatore della mostra, afferma: “La mostra vuole essere una prova di equilibrio fra la storia e la metastoria. Tutto prende forma intorno alla grande fonte battesimale, elevando lo sguardo verso l’oltre e verso quella dimensione spirituale che trascende il tempo.”
Un’esperienza immersiva nel sacro
La disposizione delle opere invita il visitatore a “percorrere un sentiero del sentire” in un luogo che, per secoli, ha rappresentato la purificazione e la fede. Ogni opera, posizionata con attenzione tra gli anfratti e le fessure dell’architettura, crea un connubio perfetto tra arte contemporanea e simboli antichi, in un percorso di contemplazione e riflessione.
Arte e fede in dialogo
Questa mostra rappresenta un viaggio tra l’arte e la spiritualità, proponendo una riflessione sul tema dell’acqua, non solo come elemento essenziale per la vita, ma anche come simbolo di fede e speranza. Le opere esposte nascono dalla volontà di esplorare il cammino dell’uomo moderno verso una ritrovata spiritualità, innalzando lo sguardo verso la luce della fede.
Il vernissage di venerdì 18 ottobre sarà un’occasione unica per scoprire come l’arte contemporanea possa integrarsi in modo armonioso con un luogo carico di storia e spiritualità, offrendo ai visitatori un’esperienza che unisce passato e presente in una sinfonia di emozioni e significati.
A quasi 80 anni dall’attacco atomico degli americani sul Giappone, che incenerì Hiroshima e Nagasaki, lo spettro di un conflitto globale con l’impiego di armi nucleari è tornato ad aleggiare come non accadeva dalla guerra fredda. Ai sopravvissuti di quei terribili giorni di agosto del 1945 il Comitato di Oslo ha deciso di conferire il Nobel per la pace, proprio per lanciare un monito alla comunità internazionale.
La situazione a Gaza è “come il Giappone di 80 anni fa”, ha denunciato il gruppo di attivisti, Nihon Hidankyo, che ha puntato il dito anche contro Vladimir Putin. Il Nobel per la pace di quest’anno è stato assegnato al movimento giapponese fondato nel 1956, “per i suoi sforzi nel realizzare un mondo libero da armi nucleari e per aver dimostrato attraverso le testimonianze che le armi nucleari non devono mai più essere utilizzate”, ha spiegato Jorgen Watne Frydnes, presidente del comitato norvegese che conferisce il riconoscimento.
La preoccupazione sollevata da Oslo è che il “tabù nucleare” internazionale, che si consolidò proprio dopo le bombe lanciate sul Giappone, in questi ultimi anni sia stato messo in discussione. In questo senso, il “premio di quest’anno serve a rinnovare la necessità di sostenere questo tabù”. Ed è un richiamo alla “responsabilità”, che si rivolge alle “potenze nucleari”. Il co-direttore del gruppo dei sopravvissuti di Hiroshima e Nagasaki, Toshiyuki Mimaki, ha accolto il premio con sorpresa ed in lacrime, ma ha mantenuto la lucidità per mettere in chiaro che si è tornati a camminare sull’orlo del precipizio: “È stato detto che grazie alle armi nucleari il mondo mantiene la pace”, ma “se la Russia le usa contro l’Ucraina, se lo stesso fa Israele contro Gaza, non finirà lì”, ha avvertito.
Due esempi scelti non a caso: Mosca dal 2022 ha ripetutamente brandito la minaccia nucleare nel tentativo di dissuadere l’Occidente dal sostenere l’Ucraina, mentre nello Stato ebraico il ministro della destra ortodossa Amihai Eliyahu, compagno di partito del falco Itamar Ben Gvir, ha evocato l’uso dell’atomica a Gaza per estirpare definitivamente Hamas, anche se la sua uscita gli è costata l’espulsione dal governo. Poi c’è l’Iran, che ha ripreso ad arricchire l’uranio, e la Corea del Nord, che utilizza la minaccia atomica come strumento di pressione verso il Sud e gli Usa.
E non vanno dimenticare le altre potenze nucleari, Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna, Cina, India e Pakistan, che secondo un recente rapporto dello Stockholm International Peace Research Institute stanno modernizzando i loro arsenali alla luce delle crescenti tensioni geopolitiche. Se una di questa potenze dovesse valicare il Rubicone dell’atomica, il rischio è quello di una “guerra nucleare” che “potrebbe distruggere la nostra civiltà”, è l’allarme del Comitato per il Nobel. Come cupo promemoria c’è proprio “l’inferno sulla terra” in cui precipitarono gli abitanti di Hiroshima e Nagasaki, il 6 e 9 agosto di 79 anni fa: 210.000 morti e 150.000 feriti dopo le esplosioni, senza contare le vittime delle radiazioni. Il primo e unico attacco atomico della storia sferrato dagli americani per costringere l’impero del sole ad arrendersi, durante la seconda guerra mondiale. Setsuko Thurlow, oggi 92enne, aveva 13 anni quando fu salvata dalle rovine di Hiroshima.
I sopravvissuti erano come “una processione di fantasmi”, con la carne bruciata che pendeva dalle loro ossa, aveva raccontato nel 2017 da ospite d’onore della cerimonia del Nobel per la Pace, che quell’anno era stato vinto proprio dalla Campagna Internazionale per l’Abolizione delle Armi Nucleari. Oggi, tra l’altro, questo tipo di ordigni hanno un potere distruttivo molto maggiore, in termini di vittime e anche di impatto per il clima. “Motori di morte”, ha denunciato il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, che ha invitato i leader mondiali a essere “lungimiranti come gli hibakusha (i sopravvissuti di Hiroshima e Nagasaki) e a vedere le armi nucleari per quello che sono”.
L’artista napoletano Antonio Nocera ha recentemente svelato la sua nuova opera d’arte, intitolata “Xenia”, un’installazione site-specific situata nella hall dell’iconico Sina Bernini Bristol di Roma, un simbolo dell’hotellerie di lusso da 150 anni. Commissionata da Bernabò e Matilde Bocca, presidente e vicepresidente del gruppo Sina Hotels, l’opera interpreta con sensibilità il tema dell’accoglienza, valore che caratterizza la storia della famiglia Bocca da tre generazioni.
L’opera “Xenia”: simboli di ospitalità e trasformazione
Realizzata in bronzo e tecniche miste su legno e plexiglass, l’opera “Xenia” fonde materiali e simboli profondi: le farfalle, che rappresentano la libertà e la trasformazione spirituale; le conchiglie, emblema della casa e simbolo del gruppo Sina Hotels; e la figura femminile, richiamando l’importanza ancestrale delle donne. Il nome “Xenia”, derivato dall’antica Grecia, esprime il concetto di ospitalità sacra, in cui l’accoglienza era considerata un atto sacro poiché si credeva che gli ospiti potessero celare entità divine.
Un dialogo tra arte e spazio
L’opera, presentata all’interno di una struttura che ha recentemente subito una ristrutturazione nel 2021 ed è entrata nella Autograph Collection, si armonizza con i dettagli d’arredo realizzati su misura. Oltre a “Xenia”, i visitatori possono ammirare anche l’affresco “The Birth of Baroque” di Adalberto Migliorati, che celebra i capolavori del celebre artista Gian Lorenzo Bernini.
Progetti futuri
Durante l’evento di presentazione, Antonio Nocera ha rivelato di essere già al lavoro su una nuova serie di dipinti che saranno esposti al Sina Villa Medici di Firenze, sottolineando il legame speciale che ha con la città.
Questa opera non solo arricchisce l’esperienza dei visitatori dell’hotel, ma offre anche una web-app gratuita per esplorare i cenni storici legati a Bernini e un itinerario virtuale per visitare le opere d’arte dal vivo, unendo tradizione e innovazione tecnologica.