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“Ora basta, non farò più la Cancelliera”, Angela Merkel annuncia il ritiro dalla politica. Sarà spesso a Ischia, dove ama stare tra gli isolani e rilassarsi

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Il discorso di addio. Angela Merkel teilte heute ihre Entscheidung mit, dass sie nicht wieder für das Amt der Vorsitzenden der CDU Deutschlands kandidieren wird (Angela Merkel ha annunciato oggi la sua decisione di non candidarsi alla carica di presidente della CDU della Germania)

La sconfitta elettorale in Assia l’ha convinta ad anticipare la sua decisione di una settimana. Angela Merkel ha ufficializzato il suo quasi addio alla politica. Al congresso della Cdu che si terrà a dicembre non si candiderà di nuovo alla presidenza del partito. La Cdu è guidato ininterrottamente dall’aprile del 2000 da Frau Angela. Completerà il suo quarto mandato da cancelliera, incarico che riveste da 2005 e che scadrà nel 2021. Poi andrà in pensione, si godrà la vita la signora Angela Merkel, politica tra le più longeve di sempre nel vecchio continente, mai scalfita da una accusa, da una maldicenza, una ombra in ben 12 anni di governo finora. L’unico rischio per Angela Merkel, se dovesse davvero cedere la guida del partito, può essere quello di spianare la strada a chi le succederà che potrebbe anche cambiare politica (la Cdu esce da almeno due sconfitte in due stati federali chiave) e portare il Paese a nuove elezioni già a maggio, quando ci saranno anche le europee. La Merkel ha fatto sapere che non aspira ad altri incarichi politici federali o europei. Si è assunta le responsabilità per la disfatta in Assia, dove domenica il suo movimento, pur rimanendo quello di maggioranza relativa, ha ceduto l’11% dei consensi. Il destino della cancelliera e del suo “alleato-detrattore”, il ministro degli Interni Horst Seehofer, ancora capo della Csu, sono legati a filo doppio.

Solo che la Merkel ha anticipato il suo congedo, seppur graduale. Mentre Seehofer sembra abbarbicato alla sua poltrona.
Sono stati anche i ripetuti attacchi del leader bavarese a indebolire la Merkel, l’Unione (Cdu e Csu) e il governo di Grande Coalizione.
Nella Cdu si apre la fase della difficile successione. Raccogliere l’eredità della donna più potente al mondo nel partito significa automaticamente accettare la candidatura alla cancelleria. La situazione è tesa, ma regna ancora un clima di calma apparente. Le prime avvisaglie dei nuovi equilibri interni erano emerse con la nomina del capogruppo dell’Unione al Bundestag.

Angela Merkel. È stata la più longeva, capace e brava cancelliera della Germania post nazismo

A Volker Kauder, uomo di fiducia della cancelliera in carica dal 2005, è stato preferito il più giovane (50 anni) ma anche più conservatore Ralph Brinkhaus. Il potere ha logorato la Merkel. Dopo aver spalancato le porte del Paese ai migranti in fuga dalla guerra civile in Siria e dopo aver difeso la sua scelta, la cancelliera non è più riuscita a ricostruire quello speciale rapporto con la Germania moderata che l’aveva mantenuta al governo. I suoi toni quasi “dimessi”, quasi crepuscolari, non sono più bastati ai tedeschi. La decisione è stata definita un “gesto nobile” da parte di Volker Bouffier, il governatore uscente dell’Assia. Gli aspiranti successori non mancano. Il partito non verrà rifondato: verrà riposizionato, verosimilmente più a destra e con spinte più “nazionaliste” a tutela degli interessi della Germania anche a dispetto di quell’Europa che è invece il tema caro (e perdente) ai socialdemocratici.
Annegret Kramp-Karrenbauer, la donna che la cancelliera ha voluto come segretario generale del partito, sarà fra i candidati. Se la dovrà vedere con Jens Spahn, rampante esponente dell’ala conservatrice della Cdu e ministro della Sanità.
Anagraficamente è giovane, ha solo 38 anni, ma politicamente è navigato perché ha uno scranno al Bundestag da quando ne ha 22. Anche Armin Laschet, il governatore del Nord Reno Westfalia, il land dove abita un quarto della popolazione del paese, dovrebbe prendere parte alla contesa. Esattamente come Friedrich Merz, uno che all’ inizio del Terzo millennio sembrava destinato a una luminosa carriera, ma che ha “sofferto” la presenza della Merkel. Il problema del partito e della Germania (e in parte dell’ Europa) è capire se chi vincerà la sfida abbia la statura per guidare il Paese. Angela Merkel ha dimostrato di essere donna di Governo che si è fatta rispettare anche da colossi della politica internazionale come gli Usa e la Russia. La Merkel ha saputo lasciare libera l’economia tedesca, aiutandola ad espandersi ovunque nel mondo: oggi è la prima industria manifatturiera d’Europa con un surplus commerciale e di esportazione da fare invidia agli Usa. Per la Merkel, il dopo governo si chiama Italia. Nel suo entourage fanno sapere che la signora Merkel non vede l’ora di poter venire spesso nella sua seconda casa, a Ischia, borgo di Sant’Angelo. È in questo posto delizioso dell’isola che la signora più potente del mondo viene ogni anno a riposare. Ed è qui che intende stare più tempo per fare quello che le piace di più: lunghe passeggiate sull’Epomeo con compagno Joachim Sawer, bagni ai Maronti ed uscite in mare con i pescatori. Così Angela Merkel in questi anni si è spesso rilassata.

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Zelensky: ho un piano di pace, lo porterò a Washington

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“Un piano” per mettere fine alla guerra in Ucraina: è quello che Volodymyr Zelensky ha ribadito di volere presentare al presidente americano Joe Biden e ai candidati alla Casa Bianca, Kamala Harris e Donald Trump. La necessità di consultare Washington, ha sottolineato il presidente ucraino dal forum di Cernobbio, deriva dal fatto che “ci sono alcuni punti che dipendono dall’America”. Un’annotazione particolarmente importante in giorni in cui si fa sempre più spinosa la discussione tra Kiev e Washington sulla possibilità di utilizzare le armi fornite dagli Usa per colpire in profondità il territorio russo. Zelensky aveva già parlato del piano il 27 agosto, anniversario dell’indipendenza del suo Paese. “Noi vogliamo delle garanzie”, ha ribadito oggi. Probabilmente garanzie americane di difesa da possibili nuovi attacchi di Mosca anche dopo che sarà finito il conflitto in corso. Ma anche, pare di capire, la garanzia che gli Stati Uniti non passino sopra la testa del governo ucraino per cercare con la Russia un compromesso al ribasso.

Negli ultimi giorni Zelensky ha detto di voler spingere Mosca ai negoziati servendosi di due mezzi: il primo è l’offensiva nella regione russa di Kursk, il secondo la possibilità appunto di usare i missili forniti dagli Usa e altri Paesi Nato per colpire quegli aeroporti russi – a non più di 300 chilometri dal confine, promette – da dove partono i bombardieri per compiere raid sull’Ucraina. Sull’offensiva di Kursk, Washington non si è finora espressa chiaramente a favore o contro. Quanto all’uso dei missili contro il territorio russo, l’amministrazione americana continua ad opporre resistenza. Dopo l’incontro avuto ieri da Zelensky in Germania con i ministri della Difesa dei Paesi del Gruppo di Ramstein, quello americano Lloyd Austin si è detto contrario, sottolineando che i raid ucraini non rappresenterebbero un punto di svolta. “Non esiste una capacità che sarà di per sé decisiva in questa guerra”, ha dichiarato il capo del Pentagono.

Fonti americane ed europee citate dal Wall Street Journal hanno invece accusato l’Iran di consegnare missili balistici alla Russia, oltre ai micidiali droni kamikaze Shahed che sarebbero impiegati massicciamente da tempo nei raid di Mosca. Le fonti ritengono che la Russia abbia firmato un contratto a dicembre a Teheran per ottenere 200 vettori balistici tattici a corto raggio Fath-360 e un certo quantitativo di droni a lungo raggio Ababil. La missione permanente iraniana presso le Nazioni Unite ha smentito la notizia: “L’Iran non solo si astiene dal prendere parte a tali azioni, ma invita anche altri Paesi a cessare la fornitura di armi alle parti coinvolte nel conflitto”, si legge in un comunicato. Ma il ministero degli Esteri ucraino si è detto “profondamente preoccupato”.

“Chiediamo alla comunità internazionale di aumentare la pressione su Teheran e Mosca per proteggere la pace e la sicurezza internazionale”, ha affermato la diplomazia di Kiev in una nota. Mentre l’ambasciatore iraniano a Mosca ha annunciato che il presidente Massud Pezeshkian parteciperà il mese prossimo al vertice dei Brics a Kazan, in Russia, dove prevede di incontrare Vladimir Putin. Sul terreno, il ministero della Difesa di Mosca ha annunciato che le truppe russe hanno conquistato un altro insediamento nell’est dell’Ucraina. Si tratta di Kalinovo, nella regione di Donetsk. Nella stessa regione, fonti ucraine hanno confermato un bombardamento russo sulla cittadina di Kostyantynivka con un bilancio di tre morti e tre feriti. I servizi di sicurezza ucraini (Sbu) hanno poi riferito di aver colpito con un drone un deposito di munizioni in una non meglio precisata regione russa di confine, dove è scoppiato un vasto incendio. “Ieri sera i russi hanno perso un grande deposito di munizioni e attrezzature”, ha dichiarato all’agenzia di stampa Afp una fonte dello Sbu. La regione potrebbe essere quella di Voronezh, il cui governatore ha dichiarato che i detriti di un drone abbattuto hanno provocato un incendio e una serie di esplosioni. Un villaggio ha dovuto essere evacuato. Mosca ha invece affermato di avere bombardato una serie di siti in Ucraina, tra i quali “officine di produzione di componenti per missili tattici-operativi Grom-2 e veicoli aerei senza pilota Palyanitsa”.

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In Kenya brucia dormitorio d’una scuola, strage di bimbi

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Strage di bambini in Kenya, dove un incendio violento in piena notte ha devastato il dormitorio di una scuola di campagna, prendendosi la vita di almeno 17 piccoli ospiti, i cui corpi carbonizzati recuperati sono “irriconoscibili”, e provocando gravi ustioni ad almeno altri 27, ricoverati in ospedale. Mentre i familiari dei bambini ospiti della Hillside Endarasha Academy della contea di Nyeri, fra i 5 e i 12 anni, ma anche più grandi, attendono nell’angoscia notizie anche di altri 70 bambini di cui si sono perse le tracce. Altri 59 si sono salvati indenni e vengono ora assistiti da medici e psicologi in un centro temporaneo messo su dalla Croce Rossa, insieme a insegnanti e familiari traumatizzati.

Il rogo è scoppiato intorno alla mezzanotte (le 23 di ieri in Italia) nei locali affollati del dormitorio, che ospitava almeno 150 bambini ospiti del collegio, per motivi di cui non si sa ancora nulla, ma la Commissione nazionale per l’eguaglianza e i generi ha fatto sapere che le informazioni preliminari descrivono il dormitorio come “sovraffollato, in violazione delle norme di sicurezza”, chiedendo l’apertura di un’inchiesta giudiziaria. La Hillside Endarasha Academy, una scuola elementare privata che serve un’area semirurale a circa 170 chilometri a nord della capitale kaniana Nairobi, secondo il governo keniano, ospita in totale 824 allievi – 422 bambine e 402 bambini – di cui 316 dormono nel collegio.

“I corpi recuperati sul posto sono bruciati a tal punto da essere irriconoscibili”, ha dichiarato il portavoce nazionale della polizia, Resila Onyango, anticipando che “altri cadaveri saranno probabilmente estratti”. “Ci sono ancora 70 bambini dispersi. Questo non vuol dire che siano morti o feriti, vuol dire solo che per adesso non sappiamo dove siano”, ha dichiarato il vice presidente del Kenya, Rigathi Gachagua, parlando con i giornalisti e con i parenti affollati sul posto in attesa di notizie. Fra i famigliari dei bambini, riferiscono fonti giornalistiche, si sentono molti pianti e lamenti. Alcuni hanno potuto riconoscere dei corpi. Altri sono stanno solo aspettando. “Noi genitori siamo nel panico”, ha detto all’Afp Timothy Kinuthia, che non sa più nulla del suo ragazzo di 13 anni. “Siamo qui dalle 5 di questa mattina e non ci hanno ancora detto niente”.

John Githogo, zio di un bambino disperso, ha confessato che l’attesa è una “tortura”. “Sappiamo che alcuni sono morti, ma che altri sono scappati via e altri sono stati portati a casa dai genitori. Non sappiamo se sia morto o se sia scappato, mettendosi in salvo”. Il ministro dell’Interno, Kithure Kindiki ha detto che alcuni si sono rifugiati nelle case vicine. La Bbc, citando funzionari locali, afferma che i vigili del fuoco hanno spento le fiamme e salvato alcuni bambini anche con l’aiuto delle comunità locali. “Abbiamo visto che il dormitorio bruciava e abbiamo cercato di salvare i bambini. Ne abbiamo trovati alcuni che si erano nascosti sotto al letto e siamo riusciti a salvarli”.

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Zelensky insiste: dobbiamo usare le armi in Russia

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Volodymir Zelensky vola prima in Germania, dove a Ramstein partecipa alla riunione del gruppo di contatto sull’Ucraina e parla con il cancelliere Olaf Scholz. Poi sbarca a Cernobbio, alla mini-Davos italiana, dove domani incontrerà Giorgia Meloni, attesa in mattinata al Forum Ambrosetti. L’obiettivo, all’indomani dell’offensiva in Russia e di nuovi pesanti raid di Mosca sul suo Paese, è di guardare in faccia gli alleati e chiedere, ancora una volta, più armi e più contraerea. Ma la tappa sulle sponde del lago di Como ha anche un altro fine, forse ancora più importante: convincere l’Italia a sdoganare l’uso delle armi fornite a Kiev per colpire in Russia. Una linea rossa per Roma che Zelesnsky vuole affrontare con la premier che intanto ribadisce, in videocollegamento con il G7 dei Parlamenti a Verona, l’impegno “con forza” a sostegno della nazione aggredita fino alla “fine della guerra e ad una pace giusta e duratura”.

La politica di parte dei Paesi occidentali di negare a Kiev la capacità a lungo raggio per colpire in Russia è “sbagliata”, ha scandito il leader ucraino da Ramstein: “Abbiamo bisogno di questa capacità non solo sul territorio occupato dell’Ucraina, ma anche su quello russo, per far in modo che Mosca sia incentivata a cercare la pace”. “Ci tirano quattromila bombe al mese, Putin non si fermerà, dobbiamo arrivare ad un eventuale tavolo negoziale in posizione di forza”, ha poi aggiunto Zelensky intervenendo al Forum di Cernobbio e spiegando che l’intenzione non è quella di usare le armi a lungo raggio “per colpire i civili ma i campi militari fino a 100-300 chilometri. Non abbiamo altre idee di usare di queste armi”, ha spiegato, ribadendo di “apprezzare tutti i passi che l’Italia ha fatto per sostenere l’Ucraina, tutti coloro che ci aiutano per la pace. Noi vogliamo porre fine alla guerra, ma non a danno del nostro Paese. Qui incontrerò Giorgia Meloni, sono fiducioso che insieme riusciremo a raggiungere importanti obiettivi”, ha aggiunto il leader di Kiev.

Sul tema l’Europa resta divisa. E se da Bruxelles l’Alto rappresentante Ue, Joseph Borrell, ha recentemente ribadito che le restrizioni andrebbero eliminate, resta proprio lo scoglio dell’Italia, che insieme all’Ungheria continua ad opporsi. A Cernobbio c’era anche Viktor Orban, con cui i rapporti sono tesissimi. Il leader ungherese ha insistito sulla necessità di un incontro Zelensky-Putin (“è possibile e necessario”) ma a Kiev, e non solo, viene ormai visto come la quinta colonna dello zar in Europa. Zelensky intanto incassa altri aiuti: il segretario alla Difesa Usa, Lloyd Austin, ha annunciato a Ramstein un altro pacchetto da 250 milioni di dollari mentre il collega tedesco Pistorius ha assicurato altri 12 obici Panzer 2000 (6 entro il 2024). E ulteriori 650 missili Martlet arriveranno da Londra, “come impegno del nuovo governo” Starmer; un’altra batteria contraerea da Madrid, nuove forniture dal Canada e 40 milioni aggiuntivi arriveranno dall’Ue per affrontare l’inverno e ripristinare le infrastrutture, soprattutto energetiche, pesantemente colpite dai russi.

Appoggio incondizionato anche dal segretario uscente della Nato Jens Stoltenberg: Kiev “ha bisogno di più supporto militare ora. Il modo più rapido per porre fine a questa guerra è fornirle armi. Putin deve rendersi conto che non può vincere sul campo di battaglia”. Un campo che continua a registrare duri scontri: Mosca ha rivendicato di aver conquistato un altro villaggio nel Dontesk, Zhuravka, mentre ha sferrato l’ennesimo raid con cinque missili balistici sulla città di Pavlograd. Il bilancio delle autorità locali parla di almeno 50 feriti (tra cui un bimbo di 4 anni) e un morto. La guerra prosegue anche a colpi di cifre: Mosca ha fatto sapere che in un mese di combattimenti gli ucraini hanno perso 10.400 soldati, tra morti e feriti, impegnati nell’offensiva in Kursk mentre Zelensky ha quantificato in almeno 6.000 i soldati russi uccisi o feriti dalle sue truppe nell’operazione nella regione. Il leader ucraino ha ricordato che dall’inizio del blitz Kiev ha conquistato 1.300 km quadrati della regione russa, dove si trovano più di 100 insediamenti. Un’avanzata che non vuole fermare guardando ancora una volta agli alleati occidentali, sferzandoli a continuare a fornire le armi e permettergli di usarle anche in casa del nemico Putin.

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