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La Liguria vuole riaprire tutto, anche le spiagge

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La Liguria si prepara a riaprire tutto dal 18 maggio: oltre a bar e ristoranti, anche le spiagge. “Proveremo a riaprire il prima possibile”, ha spiegato il presidente della Regione Giovanni Toti, che non vede particolari criticita’. “Sono all’aria aperta, c’e’ spazio – racconta -. Ci sono infiniti locali che mi danno piu’ preoccupazione degli stabilimenti balneari dal punto di vista delle regole, della distanza, della ventilazione”. “Partiremo al piu’ presto con le prove generali, ma poi la stagione turistica vera e propria potra’ ricominciare quando si sara’ normalizzato il traffico tra regioni”. “Aspettiamo per meta’ settimana le linee guida Inail”, ma gia’ ora dei criteri ci sono: “Un corpus normativo sul covid esiste gia’, non e’ che siamo all’anno zero”, ricorda. E allora distanziamento, obbligo di mascherine al chiuso e igienizzanti e guanti a disposizione dei clienti e per i dipendenti. Toti ha piu’ volte escluso scenari con separe’ in plexiglass: “fanno piu’ morti del covid”. Il tema vero e’ che non sono attese resse per ora. Prevarra’ la prudenza degli stessi bagnanti, mancheranno inizialmente i turisti da altre regioni e gli stabilimenti dovranno prepararsi per riaprire nelle attese a scaglioni. Potrebbe in seguito aiutare il braccialetto studiato dall’Iit che suona in caso si riducano troppo le distanze. Di certo non all’inizio, anche perche’ si parla di prototipo, non e’ un oggetto gia’ in commercio. Quanto alle spiagge libere, Toti ha ipotizzato possano intervenire degli steward per la ‘moral suasion’, ma la gestione sara’ dei sindaci.

“Cercheremo di aiutarli in ogni modo ma e’ una loro responsabilita’”. La Liguria comunque prova a ripartire. “La produzione industriale e’ crollata del 30% – ha sottolineato Toti -. Turismo e commercio avranno andamenti simili e anche peggiori”. “Ora e’ il momento della responsabilita’, della prudenza ma anche del coraggio delle nostre scelte”. Dai gestori degli stabilimenti balneari intanto si chiede chiarezza sull’applicazione della norma che prolunga al 2033 le concessioni. “Bisognerebbe che ci dicessero che avremo continuita’: buona parte delle concessioni scade nel 2020. Sarebbe sufficiente che tutte le amministrazioni dicano che applicano la norma che le estende”, ha spiegato Enrico Schiappapietra, presidente ligure del Sindacato italiano balneari Confcommercio. Marco Buticchi scrittore e gestore di un importante stabilimento Lerici (La Spezia) va anche oltre: “Ben venga qualsiasi decisione che ci rimette in condizione di lavorare”, dice. Ma oltre alla chiarezza sulle concessioni e sul distanziamento previsto, che in Liguria non puo’ essere enormi, vista l’orografia del territorio, aggiunge la richiesta di chiarire “le responsabilita’ penali e civili: non posso essere responsabile di tutto il mondo che grava attorno alla mia azienda, se uno si ammala e va in giro senza mascherina e si bacia con tutti quelli che tossiscono non posso esserne responsabile”. Le concessioni in Liguria sono 1.200 per circa 40mila addetti. In tutta Italia, stima Schiappapietra di 30mila stabilimenti il 99% e’ a gestione familiare.

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A Pompei via al numero chiuso, guerra ai bagarini

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“Pompei non può essere associata al turismo di massa, ma deve avere come obiettivo quello della qualità”. Gabriel Zuchtriegel stringe tra le mani il suo biglietto nominativo, quello che da oggi è obbligatorio per entrare negli scavi che dirige dal febbraio 2021. È una delle novità introdotte all’interno del parco archeologico. La più importante riguarda il numero chiuso per gli ingressi giornalieri, che non potranno mai superare quota 20mila. Nel periodo di maggiore afflusso (dal primo aprile al 31 ottobre), poi, saranno anche previste specifiche limitazioni a seconda delle fasce orarie: dalle 9 alle 12 massimo 15mila ingressi; altri 5mila da mezzogiorno alle 17.30. L’acquisto dei ticket è consentito sul posto e online. “Alla base – spiega ancora Zuchtriegel – ci sono soprattutto motivi di sicurezza, sia dei visitatori, sia di tutela del patrimonio. Partiamo in questo periodo di bassa stagione per sperimentare tale misura, i cui numeri saranno poi esaminati con calma in vista delle giornate di maggiore afflusso”.

Obiettivo è anche combattere il fenomeno del bagarinaggio, che portava i turisti ad acquistare biglietti rivenduti a prezzi maggiorati e con l’aggiunta di “servizi” già compresi nel costo abituale del ticket. Altro proposito è puntare a distribuire i visitatori anche sugli altri siti del parco (Boscoreale, Torre Annunziata, Villa dei Misteri, Civita Giuliana e Stabia). Gli scavi di Pompei introducono le novità del numero chiuso e del biglietto nominativo dopo un’estate da record, che ha fatto registrare flussi mai visti in passato, con oltre quattro milioni di visitatori e punte di oltre 36.000 presenze in occasione di una delle prime domeniche del mese (quelle a ingresso gratuito). Questa mattina Zuchtriegel ha deciso di seguire personalmente l’avvio del cambiamento insieme con Prefettura, vigili del fuoco e consulenti dei lavoratori insieme ai quali è stata ravvisata la necessità di prevedere una gestione in piena sicurezza del sito Unesco.

“Abbiamo avuto in autunno, estate e primavera – sottolinea ancora il direttore – giornate in cui il limite dei 20.000 ingressi è stato superato: ci siamo resi conto di dover garantire a tutti i visitatori una esperienza di qualità. Pompei non deve essere un sito per il turismo di massa. Abbiamo un territorio meraviglioso e ci impegneremo a canalizzare maggiormente i flussi, ma anche gli investimenti, la ricerca e la valorizzazione di questi luoghi. Questo non è una misura contro la crescita. Anzi, noi puntiamo sulla crescita”. Nessuna gara sui numeri, come avviene in particolare in occasione delle domeniche ad ingresso gratuito: “La nostra priorità è la sicurezza – conclude Zuchtriegel -. E in caso di emergenza, abbiamo pensato di assicurare uscite controllate ai visitatori. Attenzione, siamo orgogliosi dei dati che abbiamo raggiunto in questi anni: spesso eravamo al primo posto nelle giornate di ingressi gratuiti. Questa classifica è carina, ma logica ci impone di scegliere la conservazione del nostro patrimonio: non vorremmo mai che qualche classifica finisca per danneggiarlo”.

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Casi di Covid in calo, 8.660 in 7 giorni e cresce la variante Xec

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Calano i contagi da Covid-19 in Italia. Nella settimana dal 17 al 23 ottobre si registrano 8.660 nuovi casi rispetto ai 11.433 della rilevazione precedente mentre i decessi sono 116 a fronte di 117. Il maggior numero di nuovi casi è stato registrato in Lombardia (2.693), Veneto (1.206), Piemonte (998) e Lazio (928). Mentre continua la corsa della variante Xec. E’ quanto emerge dal bollettino aggiornato e dal monitoraggio settimanale a cura del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità. Nell’ultima settimana sono stati effettuati 89.792 tamponi, in calo rispetto ai 94.880 della precedente rilevazione, e scende anche il tasso di positività, da 12% a 9,6%.

L’indice di trasmissibilità (Rt) basato sui casi con ricovero ospedaliero, al 15 ottobre è pari a 0,84 rispetto a 1,06 del 9 ottobre. È in lieve diminuzione, in quasi tutte le regioni, l’incidenza settimanale: la più elevata è stata in Lombardia (27 casi per 100mila abitanti) e la più bassa in Sicilia (con 0,2 casi per 100mila abitanti). Al 23 ottobre, si legge, “l’occupazione dei posti letto in area medica è pari a 3,7%, stabile rispetto alla settimana precedente (3,8% al 16 ottobre). In lieve diminuzione l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva, pari a 0,9% (76 ricoverati), rispetto alla settimana precedente (1,0% al 16 ottobre)”. In base ai dati di sequenziamento nell’ultimo mese si osserva la co-circolazione di differenti sotto-varianti di JN.1 attenzionate a livello internazionale, con una predominanza di KP.3.1.1. In crescita, inoltre, la proporzione di sequenziamenti attribuibili a Xec (17% nel mese di settembre contro il 5% del mese di agosto).

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Salgono del 30% i casi di Covid, in 7 giorni 11.164

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Dopo il calo delle ultime settimane, tornano a salire i contagi da Covid-19 in Italia. Dal 19 al 25 settembre sono stati 11.164 i nuovi positivi, rispetto agli 8.490 della settimana precedente, pari a un aumento di circa il 30%. La regione con più casi è la Lombardia (3.102), seguita dal Veneto (1.683) e Lazio (1.302). E a crescere sono anche i decessi settimanali, passati da 93 a 112. Stabile l’impatto sugli ospedali mentre cresce la variante Xec.

Questi i dati dell’ultimo bollettino settimanale pubblicato dal ministero della Salute e del monitoraggio a cura dell’Istituto superiore di Sanità. Ad aumentare sono stati anche i tamponi, passati dai 81.586 del 12-18 settembre a 85.030, mentre il tasso di positività è passato dal 10% al 13%. Stabile invece il numero di posti letto occupati da pazienti Covid nei reparti di area medica (pari a 3% con 1.885 ricoverati), così come quelli occupati in terapia intensiva (0,7% con 62 ricoverati). I tassi di ospedalizzazione e mortalità restano più elevati nelle fasce di età più alte.

L’indice di trasmissibilità (Rt) basato sui casi con ricovero, è pari a 0,9, in lieve aumento rispetto alla settimana precedente. Mentre l’incidenza è di 19 casi per 100mila abitanti, anche questa in aumento rispetto alla settimana precedente (14 casi per 100mila abitanti). L’incidenza più elevata è in Veneto (35 casi per 100mila abitanti) e la più bassa nelle Marche (1 per 100mila). In base ai dati di sequenziamento genetico, nell’ultimo mese circolano insieme differenti sotto-varianti di Jn.1 attenzionate a livello internazionale, con una predominanza di Kp.3.1.1 (68%). In crescita, e pari a circa il 5%, i sequenziamenti del lignaggio ricombinante Xec, appartenente alla famiglia Omicron.

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