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Cronache

Reparto oculistica Policlinico II di Napoli, decine di anziani da giorni aspettano di essere visitati. A poche centinaia di metri il Governatore De Luca parla dei suoi successi nella sanità e delle aggressioni mediatiche

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Secondo Policlinico, Università Federico II di Napoli, reparto oculistica. In fila da due giorni ci sono decine di anziani che aspettano di farsi visitare dallo specialista.  In questo reparto non si fa una controllatina veloce alla vista e vai via. Non ti fanno guardare il tabellone luminoso per farti leggere le lettere e ti spediscono a casa. No, qui si affrontano visite per problemi seri come  glaucomi e altre patologie gravi agli occhi. Da due giorni ci sono una sessantina di anziani che per ore sono in fila e non riescono non solo a farsi visitare ma nemmeno a sapere se e quando un benedetto dottore o dottoressa si degnerà mai di far sapere loro se e quando saranno mai visitati. Forse è questo l’aspetto più sconcertante di questa vicenda kafkiana della costosa quanto sgangherata sanità della Campania.  Come è un cazzotto nello stomaco vedere medici attraversare un corridoio pieno zeppo di gente in fila e nessuno si degna di fermarsi per dare una qualche spiegazione. Questi poveri anziani che vedete in queste immagini, prim’ancora che essere bistratti e non rispettati come pazienti,  soffrono di assoluta mancanza di considerazione.  Nessuno di loro è passato per il Centro di prenotazione unico per la visita ma per delle astruse questioni interne hanno tutti prenotato attraverso il medico responsabile del reparto, Maria Angelica Breve. Prima di arrivare al reparto oculistica, edificio 15, piano terra,  hanno dovuto affrontare una via Crucis lunga e dolorosa dentro la cittadella ospedaliera universitaria per trovare l’ufficio postale dove pagare il bollettino per il ticket della visita. Ecco, dopo tutto questo, non c’è nessuno che faccia loro la visita da due giorni. Sono in fila da 8 ore per il secondo giorno e nessun sa dire loro alcunché. Allora, non vogliamo chiamarla malasanità? Bene, diteci voi che cos’è questa vergogna che vi abbiamo descritto e che vi mostriamo nelle immagini e nelle parole di questi poveri cristi. Pazienti.

Mentre questa vergogna si consumava, il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, era ad un convegno sulla sanità per spiegare a chi lo ascoltava le magnifiche sorti e progressive della sanità sotto il suo commissariamento. Era un convegno sulle strutture ospedaliere, l’ordine finanziario, LEA e rapporti con le associazioni e la medicina privata. Un sistema che, scrive De Luca, “nel 2015 quando siamo partiti era in una situazione di disorganizzazione, clientela, affarismo e in alcuni casi di camorra”.”Eravamo non a zero, ma sotto zero. Oggi, invece, abbiamo la credibilità per poter uscire dal commissariamento e combattere per il riparto dei fondi a livello nazionale contro le disparità tra Nord e Sud” scrive sempre De Luca sulla sua pagina Fb, per lanciare la sua diretta sul web. Ovviamente, tra i bersagli principali di De Luca, oltre alla camorra (termine generico) ci sono “i fotografi e i giornalisti che sono a caccia di scandali che non esistono”. E poi giù ironie a buon mercato su una signora che sarebbe caduta dal letto in ospedale e vorrebbe denunciare le autorità sanitarie.

 

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Dal campo di calcio al carcere: la drammatica storia di Gennaro Musella

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La violenza scaturita su un campo di calcio amatoriale di Napoli due anni fa torna al centro dell’attenzione per l’inasprimento della misura cautelare nei confronti di Gennaro Musella, protagonista di un duplice tentato omicidio. Quella che doveva essere una semplice partita tra due squadre locali si è trasformata in un incubo di violenza e sangue, segnando in modo indelebile la vita dei partecipanti e delle vittime.

Tutto si è svolto nell’ottobre del 2022 sui campi di calcio di via San Rocco, durante una partita tra le squadre amatoriali dei “Bandidos Argentinos” e gli “Scugnizzi”. Gennaro Musella, allora ventenne, reagì a un intervento in scivolata da parte di un difensore avversario con una ferocia inaudita: estrasse un coltello nascosto nei pantaloncini e colpì ripetutamente l’avversario all’addome, riducendolo in fin di vita. Non contento, rivolse la sua furia verso un altro giocatore, colpendolo anch’esso.

La dinamica dell’aggressione fu chiara dalle immagini agli atti: Musella, spinto dalla rabbia e, pare, dalle incitazioni del padre sugli spalti (“uccidili, uccidili”), reagì in modo spropositato, infliggendo ferite gravi che avrebbero potuto avere esiti tragici. Il suo comportamento sul campo fu definito “pulp” per la brutalità e l’assenza di un minimo freno emotivo.

A seguito dell’arresto immediato, Musella è stato processato per duplice tentato omicidio. Difeso dall’avvocato Rosario Arienzo, ha scelto il rito abbreviato, ammettendo le proprie responsabilità e risarcendo le vittime. Nonostante la gravità dei fatti, la sua confessione e il percorso giudiziario gli hanno permesso di ottenere una riduzione della pena rispetto alle richieste della pubblica accusa. Condannato a quattro anni di reclusione, Musella ha trascorso un periodo agli arresti domiciliari.

Tuttavia, la recente violazione degli obblighi imposti dal regime di detenzione domiciliare ha portato al suo arresto. Le autorità hanno deciso di inasprire la misura cautelare, trasferendolo in carcere, dove Musella dovrà scontare il resto della sua condanna.

Il caso di Gennaro Musella ha destato scalpore non solo per la ferocia dell’aggressione, ma anche per le sue implicazioni familiari. Musella è infatti il nipote di Maria Licciardi, nota madrina di camorra, anche se in questo specifico contesto non sono state rilevate aggravanti di stampo mafioso. Tuttavia, la figura paterna ha avuto un ruolo decisivo nell’incitare la violenza, portando anche alla sua condanna.

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Morta Amelia Cortese Ardias, il cordoglio di Bassolino

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“La scomparsa della Cortese Ardias mi rattrista davvero. Amelia è stata una esponente liberale di primo piano, una donna delle istituzioni ed impegnata nella vita culturale e sociale”. Lo afferma in una nota Antonio Bassolino. “Mio padre – aggiunge l’ex sindaco di Napoli – era amico del marito. Le ho voluto molto bene e tra di noi vi sono sempre stati sentimenti di stima ed affetto. Un abbraccio ai familiari”.

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Torna il maltempo, allerta arancione in sei regioni

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Torma il maltempo e domani sarà allerta arancione in sei regioni e gialla in nove. Piogge e temporali, dalla serata di oggi, cadranno sulle regioni di Nord-Ovest e la Toscana, poi la perturbazione si estenderà nella giornata di domani al Nord-Est e in parte al Centro. Il Dipartimento della Protezione Civile d’intesa con le regioni coinvolte – – ha emesso un avviso di condizioni meteorologiche avverse.

I temporali da stasera riguarderanno la Liguria e poi, dalle prime ore di domani, Piemonte, Emilia-Romagna e Toscana, successivamente Lombardia, Veneto e, dal pomeriggio, Friuli Venezia Giulia, Marche, Umbria e Lazio. Possibili anche locali grandinate e forti raffiche di vento. Sulla base dei fenomeni previsti è stata valutata per la giornata di domani allerta arancione per rischio temporali e idrogeologico su buona parte di Toscana, Emilia-Romagna Liguria, Veneto e Lombardia e su tutto il Friuli Venezia Giulia. Allerta gialla su resto di Toscana, Liguria, Emilia-Romagna, Lombardia, Veneto, oltre che su Umbria e parte di Sardegna, Marche e Piemonte.

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