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Cronache

Funerali vietati ma celebrati per il fratello del boss Sparacio a Messina, è polemica

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Le immagini, rilanciate dai siti di informazione e via social, mostrano un corteo con decine di persone dietro al carro funebre. Una circostanza vietata espressamente dalle disposizioni sull’emergenza Coronavirus. E cosi’ quel funerale “senza controlli” ha innescato l’ennesima polemica nei confronti del sindaco di Messina Cateno De Luca, al centro nei giorni scorsi di un duro scontro istituzionale con il Viminale, protagonista di iniziative tanto clamorose quanto pittoresche. Anche perche’ il defunto, Rosario Sparacio, per inciso e’ il fratello di un boss mafioso oggi pentito. Il sindaco “sceriffo”, subito attaccato da numerosi esponenti politici che lo accusano di non avere mosso un dito in questa occasione, ribatte: “non c’e’ stato alcun funerale, ma un mero trasporto della salma per poche centinaia di metri, al quale si sono uniti, in modo estemporaneo, alcuni familiari del defunto”. Una presa di posizione che gli e’ valsa i ringraziamenti pubblici da parte dei familiari del “caro estinto” che De Luca respinge pero’ con sdegno: “Non voglio essere ringraziato dalla famiglia Sparacio per una vicenda che ho appreso dalla stampa e che oggi ho avuto modo di approfondire con l’ufficio di gabinetto del questore di Messina con particolari che non posso svelare”.

Cateno De Luca. Sindaco di Messina

In attesa di conoscere questi “particolari”, la magistratura ha deciso comunque di aprire una inchiesta conoscitiva. La Procura di Messina, guidata da Maurizio de Lucia, sta acquisendo gli elementi per accertare sia eventuali violazioni del dpcm che vieta gli assembramenti, sia se tra i partecipanti ci fossero appartenenti a Cosa nostra in liberta’, ma tenuti a rispettare limitazioni sulla liberta’ di movimento. Le forze dell’ordine hanno cominciato a identificare le persone che hanno partecipato al corteo funebre. Non solo. Gli investigatori vogliono anche risalire agli autori degli insulti nei confronti dei giornalisti che hanno raccontato la vicenda, definiti “bugiardi” e “pezzi di m…” sui social. Il lavoro svolto dai cronisti e’ stato difeso dall’Assostampa e dal Cdr del quotidiano “La Gazzetta del Sud” che sottolinea il “pericoloso corto circuito mediatico-istituzionale a Messina che ha trovato nutrimento negli abissi tossici dei social”. Rosario Sparacio, fratello del boss del rione Giostra Luigi, detto Gino, poi passato tra i ranghi dei collaboratori di giustizia, secondo i familiari non aveva da anni rapporti con l’ex capomafia.

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Cronache

Femminicidio a Cagliari, il marito ha confessato

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Ha confessato: dopo oltre sei mesi in cui si è sempre dichiarato innocente ha ammesso le proprie responsabilità Igor Sollai, il 43enne attualmente in carcere con le accuse di omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere per aver ucciso e nascosto il corpo della moglie, Francesca Deidda, di 42 anni, sparita da San Sperate, un paese a una ventina di chilometri da Cagliari, il 10 maggio scorso e i cui resti sono stati trovati il 18 luglio in un borsone nelle campagne tra Sinnai e San Vito, vicino alla vecchia statale 125.

Sollai, difeso dagli avvocati Carlo Demurtas e Laura Pirarba, è stato sentito in carcere a Uta dal pm Marco Cocco. Un interrogatorio durato quattro ore durante il quale il 43enne ha confessato il delitto descrivendo come ha ucciso la moglie e come poi si è liberato del cadavere. Non avrebbe invece parlato del movente. Nessun commento da parte dei legali della difesa. Non è escluso che l’interrogatorio riprenda la prossima settimana.

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Cronache

‘Ndrangheta: patto politico-mafioso, assolti i boss

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featured, Stupro di gruppo, 6 anni ,calciatore, Portanova

Mafia e politica, assolti i boss. La Corte di Appello di Catanzaro ha ribaltato totalmente la sentenza di primo grado riformando la sentenza di primo grado del processo “Sistema Rende”. I giudici di secondo grado hanno assolto i boss e gli appartenenti alle cosche di Cosenza e Rende finiti nell’inchiesta su mafia e politica che coinvolse amministratori ed esponenti dei principali clan cosentini. Assoluzione perche’ il fatto non sussiste per Adolfo D’Ambrosio e Michele Di Puppo (che in primo grado erano stati condannati rispettivamente a quattro anni e 8 mesi di reclusione), l’ex consigliere regionale Rosario Mirabelli e per Marco Paolo Lento (condannati in primo grado entrambi a 2 anni di carcere). Confermate poi le assoluzioni di Francesco Patitucci e Umberto Di Puppo, condannato in passato per aver favorito la latitanza del boss defunto Ettore Lanzino. Secondo l’inchiesta “Sistema Rende”, alcuni politici e amministratori rendesi (tra i quali gli ex sindaci Sandro Principe e Umberto Bernaudo) avrebbero stipulato un patto politico-mafioso grazie al quale avrebbero ottenuto sostegno elettorale in cambio di favori come le assunzioni in alcune cooperative del Comune. Ora la parola spetta alla Cassazione.

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Cronache

Attacco hacker ad archivi InpsServizi, alcuni server bloccati

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“InpsServizi S.P.A. (Società in House di INPS) ha recentemente subito un attacco informatico di tipo ransomware che ha portato al blocco di alcuni server, rendendo temporaneamente indisponibili alcuni applicativi gestionali e i dati forniti a propri clienti”. E’ quanto si legge in una nota dell’Inps nella quale si precisa che “l’accaduto è stato denunciato prontamente a tutte le autorità competenti”. “Attualmente, sono in corso indagini approfondite. È importante rassicurare i cittadini che il Contact Center, principale servizio di assistenza, non è stato colpito dall’attacco e rimane operativo”. “Le azioni in corso sono concentrate sul ripristino delle infrastrutture compromesse in modo tempestivo e sicuro”.

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