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Economia

La Commissione Ue boccia la manovra economica, Dombrovskis: Italia apertamente e consapevolmente contro impegni europei

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La bocciatura della manovra economica del governo Conte da parte della Commissione Europea era scontata. Anzi, a dire il vero era stata annunciata ampiamente in questi giorni dal presidente Jean Claude Junker e da vari commissari (Moscovici, Dombrovskis, Oettinger) che avevano già espresso ogni giudizio possibile sulla base delle anticipazioni giornalistiche piuttosto che dalla lettura del Documento di economia e finanza spedito poi il 15 ottobre, come da regolamento.  Da oggi la bocciatura è anche ufficiale. La Commissione Ue respinge il Documento programmatico di bilancio italiano e ne chiede uno nuovo a Bruxelles entro tre settimane.

Valdis Dombrovskis. Il vice presidente della Commissione Ue

La bocciatura è stata uffiicalizzata nel corso di una conferenza stampa dal vice presidente della Commissione, Valdis Dombrovskis, insieme al commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici. È toccato al francese spiegare che “con molto dispiacere, per la prima volta la Commissione è costretta a richiedere ad uno Stato di rivedere il suo Documento programmatico di bilancio. Ma non vediamo alternative. Sfortunatamente i chiarimenti ricevuti ieri – con la lettera del ministro Tria – non erano convincenti”.

Per Dombrovskis, che firma la lettera di bocciatura, “la zona euro si basa su una questione di fiducia. Se viene erosa, ne sono danneggiati tutti gli Stati membri e la moneta unica” ed accusato l’Italia di andare “apertamente e consapevolmente contro gli impegni” cristallizzati in sede europea nello scorso luglio. “La tentazione di ‘curare il debito con più debito’ a un certo punto porta il debito ad essere insostenibile. Nel 2017 il debito dell’Italia era il 131% del Pil, il secondo più elevato dell’Unione e uno dei più elevati a livello mondiale – ha ricordato Dombrovskis – e ogni anno ogni contribuente deve farsi carico del suo costo”.

Moscovici ha voluto poi “fugare malintesi” spiegando che la “Commissione non intende sostituirsi alle Autorità italiane nella definizione delle politiche interne, ad esempio quelle di lotta alla povertà. Quello che ci preoccupa è l’impatto di bilancio di queste politiche sui cittadini”. In secondo luogo, “l’Italia deve portare avanti il suo impegno per ridurre il debito pubblico, che è il nemico dell’economia e dei popoli europei. Il fardello di 37mila euro per cittadino lascia senza respiro l’economia italiana: con 65 miliardi di spese a servizio del debito, l’Italia ha dovuto sborsare tanto quanto spende per l’istruzione”, ha incalzato ancora Moscovici. Che ha voluto ricordare come con la traiettoria di deficit strutturale prevista non sia possibile ridurre il debito e infine elencare la flessibilità già concessa in passato all’Italia, per “fugare i dubbi” su opposizioni di principio dalla Ue. In ogni caso, per il commissario “quello di oggi è solo un punto di passaggio, la porta per l’Italia resta sempre aperta”.

La mossa era prevedibile dopo lo scambio di lettere tra l’esecutivo europeo, rappresentato dq Dombrovskis e Moscovici, e il Tesoro italiano.

 

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Economia

La Digital Service Tax italiana si espande: aboliti i limiti di ricavi per le imprese digitali

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La Digital Service Tax (DST) italiana, introdotta nel 2021, sta ampliando il suo raggio d’azione con la legge di bilancioapprovata di recente dal Consiglio dei ministri. La principale novità consiste nell’abolizione dei due limiti di ricavo che fino ad oggi avevano escluso le piccole imprese dal prelievo fiscale. Con queste modifiche, l’imposta del 3% sarà applicata a tutte le imprese che utilizzano la rete per pubblicità digitale e servizi di piattaforme, senza più alcuna soglia di ricavi.

Nuove regole per il settore digitale

Il viceministro all’Economia, Maurizio Leo, ha annunciato la rimozione dei limiti di 750 milioni di euro di ricavi globali e di 5,5 milioni di euro di ricavi realizzati in Italia. Questa decisione, che si prevede sarà confermata nel testo finale della legge di bilancio atteso alle Camere, avrà un impatto significativo, espandendo l’applicazione della Web Tax italiana.

Il viceministro Leo ha dichiarato che questo intervento è necessario, in attesa che la tassazione dell’economia digitale sia regolata a livello globale. In particolare, si è fatto riferimento al Pillar 2 della Global Minimum Tax, già adottato dal Governo, che riguarda la tassazione delle multinazionali con partecipazioni in Paesi a regime fiscale privilegiato.

Come funziona la Digital Service Tax

La DST italiana si concentra sui ricavi derivati dai servizi digitali localizzati sul territorio italiano, in particolare per quanto riguarda la pubblicità online. L’utente è considerato localizzato in Italia se il contenuto pubblicitario appare quando il dispositivo è utilizzato nel Paese, determinato dall’indirizzo IP.

Tuttavia, alcune attività rimangono escluse dall’applicazione della tassa, come la gestione digitale dei servizi interbancari, la fornitura diretta di beni e servizi, e le piattaforme che offrono contenuti digitali o servizi di comunicazione e pagamento.

Prossimi passi e impatto economico

Il primo appuntamento con la Digital Tax senza limiti di ricavi sarà fissato per il 2026, con l’invio della dichiarazione entro il 30 giugno di ogni anno, e il versamento dell’imposta previsto per il 16 maggio 2026. I dettagli definitivi e il gettito atteso saranno chiariti nei prossimi giorni, con il testo finale del disegno di legge accompagnato dalla relazione tecnica della Ragioneria generale dello Stato.

Questa estensione della DST è parte delle “altre entrate/coperture” del Documento programmatico di bilancio, che stima un gettito complessivo di 3,2 miliardi di euro, superando di gran lunga i tagli ai ministeri discussi negli ultimi giorni.

Un mondo digitale in fermento

La mossa ha sollevato discussioni nel mondo digitale, già al centro di un dibattito acceso sul possibile incremento delle aliquote sulle criptovalute. Questo rappresenta uno dei tanti fronti su cui si concentreranno le discussioni riguardo la manovra finanziaria del prossimo anno.

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Economia

Meno agevolazioni sulle seconde case: come cambia il bonus ristrutturazioni nel 2024

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A partire dal 2024, le agevolazioni fiscali per le ristrutturazioni delle seconde case subiranno una significativa riduzione. La nuova legge di bilancio, approvata in Consiglio dei ministri, ridurrà l’aliquota di detrazione dal 50% al 36%per le abitazioni non principali, limitando il risparmio fiscale per chi intende effettuare lavori di manutenzione straordinaria.

Impatto su 10 milioni di immobili

Secondo le stime del Dipartimento delle Finanze, saranno colpite circa 10 milioni di unità immobiliari. Queste includono 3,6 milioni di abitazioni locate, 800mila concesse in uso gratuito e 5,7 milioni lasciate a disposizione dei proprietari. Dal 2024, chi intende ristrutturare una seconda casa potrà beneficiare solo dello sconto al 36%, rispetto al più vantaggioso 50% disponibile per le prime case.

Chi potrà ancora beneficiare dello sconto al 50%?

La nuova legge di bilancio premia chi effettua ristrutturazioni sulla propria abitazione principale. Per ottenere l’aliquota più alta, l’immobile deve essere quello in cui il contribuente ha residenza e dimora abituale, analogamente a quanto previsto per l’esenzione IMU. Questo significa che chi ristruttura una casa appena acquistata, senza avervi trasferito la residenza, non potrà beneficiare dello sconto completo.

Il nuovo tetto per le spese detraibili

Oltre alla riduzione dell’aliquota, la nuova legge introduce un tetto per le spese detraibili basato sul reddito e la dimensione del nucleo familiare. Questo potrebbe limitare significativamente i vantaggi fiscali per molti contribuenti. Ad esempio, per un single con reddito fino a 50mila euro, il limite massimo di spesa detraibile sarà di 4mila euro. Se si sfrutta il bonus mobili per intero (massimale di 5mila euro), l’ulteriore detrazione per le ristrutturazioni potrebbe diventare inutilizzabile.

Conclusioni

Questi cambiamenti potrebbero penalizzare molti proprietari, soprattutto chi ha seconde case o intende ristrutturare un immobile non ancora abitato. Gli esperti consigliano di valutare attentamente i tempi e i costi delle ristrutturazioni, poiché le modifiche introdotte dalla nuova legge di bilancio potrebbero tradursi in un aumento della pressione fiscale.

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Economia

Bonus edilizi 2025: nuove soglie di reddito e massimali di spesa

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Dal 2025, il nuovo design dei bonus edilizi porterà importanti novità, aggiungendo ulteriori variabili che potrebbero limitare i benefici fiscali per chi desidera ristrutturare casa o usufruire delle agevolazioni edilizie. Oltre alle aliquote di agevolazione e ai massimali di spesa, verranno introdotte nuove soglie di reddito e limiti personalizzati in base alla composizione del nucleo familiare.

Soglie di spesa massime in base al reddito

La legge di Bilancio 2025 prevede l’introduzione di tre diverse soglie di spesa massime detraibili, legate al reddito annuale del contribuente:

  • 8% per i redditi fino a 50mila euro;
  • 6% per i redditi compresi tra 50mila e 100mila euro;
  • 4% per i redditi superiori a 100mila euro.

Queste soglie saranno ulteriormente corrette attraverso coefficienti che aumenteranno il plafond disponibile per le famiglie con più figli, garantendo maggiore equità nella distribuzione dei benefici.

Come funzioneranno le detrazioni

Il meccanismo di detrazione sarà personalizzato. Ad esempio, nella fascia di reddito fino a 50mila euro, il massimale di spesa detraibile sarà di 4mila euro, ma sarà possibile incrementare questa soglia in base al numero di figli o alla composizione familiare. In questo contesto, il contribuente dovrà scegliere quali spese utilizzare per sfruttare al meglio le agevolazioni disponibili, privilegiando quelle con lo sconto fiscale più alto, come le detrazioni sui lavori edilizi.

Rischio di drenaggio delle risorse

Le nuove regole portano con sé il rischio che le spese più elevate, come quelle relative alle ristrutturazioni, possano esaurire tutto il massimale disponibile, limitando la possibilità di usufruire di altri sconti fiscali. Questo significa che, se non si pianificano attentamente le spese, interventi come ristrutturazioni importanti potrebbero assorbire tutte le risorse, penalizzando altre detrazioni, come quelle al 19%.

Applicazione delle nuove regole

Le nuove disposizioni entreranno in vigore a partire dal 1° gennaio 2025, ma le spese effettuate fino alla fine del 2024 non saranno incluse nel nuovo conteggio. Ciò significa che chi ha usufruito in passato di agevolazioni come il superbonus o il bonus facciate non subirà l’impatto delle nuove soglie, preservando i benefici ottenuti.

Conclusioni

Le nuove regole per i bonus edilizi 2025 richiederanno un’attenta pianificazione da parte dei contribuenti, soprattutto per coloro che hanno in programma ristrutturazioni significative. Le soglie di reddito e i massimali di spesa personalizzati potrebbero ridurre i benefici, soprattutto per chi ha redditi elevati o affronta spese molto consistenti per interventi edilizi.

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