In questo periodo il tempo sembra essersi fermato, ogni giorno trascorso, sembra uguale a quello precedente oltre che a quello successivo, ci sono momenti in cui si alternano continuamente paure frammiste a rabbia, a sensi di colpa e soprattutto all’impotenza, quella che si prova innanzi ad un nemico subdolo, vorace ed invisibile!
Mai avremmo immaginato di vivere quest’angoscia, o per lo meno il nostro istinto di sopravvivenza ci portava a non pensarci, ma oggi siamo qui a constatare drammaticamente tutta la nostra umana fragilità, immersi in un continuo rimbalzare di stati d’animo, spesso contrastanti, ma che però hanno tutti un unico filo conduttore, ossia mettere allo scoperto tutta la nostra fragilità e le nostre incertezze, perché quelle che avevamo, si sono dissolte come neve al sole, mettendo improvvisamente in discussione tutta la nostra “esistenza”.
Vorrei poter cominciare questa personale ed asettica analisi dell’attuale momento storico, da una convinzione, ossia che non credo affatto che in tutta questa vicenda vi sia il dolo dell’uomo dietro al disastro che stiamo vivendo, forse c’è stata, accanto all’unica e vera protagonista che è indiscutibilmente la forza della natura, una superficialità dell’uomo nella gestione dell’evento, il quale ha sempre dato per scontato il pieno controllo su di essa, spesso infischiandosene dei tanti segnali di sofferenza e ribellione, che negli ultimi tempi, gli sono stati inviati. Eravamo troppo sicuri che i sistemi di difesa, contro i rischi naturali ed antropici, sarebbero stati efficaci e sempre sotto il nostro pieno controllo, dando presuntuosamente per ovvio, che per ogni problema che si fosse presentato, avremmo tempestivamente trovato la soluzione, ma purtroppo la realtà, in modo “feroce”, ci ha ineluttabilmente dimostrato, mettendoci di fronte alla dura realtà, che non è l’uomo l’artefice delle dinamiche universali.
In queste settimane di reclusione forzata, dettata sia dal buon senso che dal rispetto delle regole istituzionali imposte, è poi capitato, di imbatterci in ogni tipo di lettura, di considerazioni o riflessioni, le più disparate, tutte sul fenomeno del“covid 19”, alcune scientificamente supportate e molto istruttive, altre un po’ meno ed altre ancora che rasentavano l’immaginazione più fervida, neanche Verne avrebbe potuto immaginarle, ed è anche giusto, che in uno stato liberale come il nostro, ognuno abbia il diritto di esprimere le proprie idee e le proprie opinioni, diritto contemplato, tra l’altro, dalla nostra Carta Costituzionale, che espressamente, all’articolo 21, stigmatizza la “Libertà di pensiero”, anche se a mio avviso, e la giurisprudenza degli ultimi anni sembra anch’essa orientata in questa direzione, alla base di ogni tipo di espressione, è indispensabile che vi sia, innanzitutto il buon senso, oltre che un’analisi critica preventiva, in quanto si rischia seriamente di destabilizzare ancor di più la fragilità umana, che in questi giorni è messa già oggettivamente a dura prova. Comprendo appieno che ogni singolo individuo, spinto da un senso innato di “solidarietà sociale”, elemento che assieme al patriottismo ed alla fratellanza, in questo periodo sembra essersi sintomaticamente acuito in ognuno di noi, voglia quindi rendersi utile, dando un proprio contributo, anche morale, si senta legittimato, in un mondo sempre più mediaticamente globalizzato e connesso, ad esprimere i propri pensieri e condividendo notizie prese nella giungla incontrollata del web, che amplificate a loro volta da superficiali condivisioni, risultano addirittura dannose sia per la collettività che per le strategie medico/istituzionali, poste in essere per debellare il virus, rivelandosi, il più delle volte, dei fake, che di certo non aiutano chi è a casa in preda all’angoscia ed alla paura.
Per tali motivi, seppur spesso siamo di fronte ad una diffusione di notizie generata dalla solidarietà e dalla buona fede, è sempre necessario verificane preventivamente la fonte e la veridicità, altrimenti si rischia di sortire l’effetto contrario alle intenzioni, generando solo maggior confusione e paura.
Tutti, invero, siamo responsabilmente chiamati ad avere un ruolo, al fine di ripristinare e ristabilire vari equilibri, prima fra tutti quello tra la prevenzione dei rischi e l’agire più razionale e responsabile dell’uomo, in modo da prevenire o quantomeno prepararsi al potenziale propagarsi in futuro di emergenze simili a quella che stiamo attraversando, prendendo finalmente coscienza, una volta per tutte, che l’uomo non è il padrone della terra, in quanto non è altro che uno dei suoi tanti ospiti, accettando inoltre, la piena consapevolezza che la scienza non sarà mai in grado di avere il pieno controllo della natura e delle sue possibili reazioni.
A tal proposito, si sta discutendo molto anche di una probabile responsabilità del mondo scientifico in relazione al propagarsi del virus, richiamando di sovente la notizia del primo contagio avvenuto in Cina proprio all’interno di un laboratorio scientifico, dove uno dei ricercatori, purtroppo deceduto a causa delle gravi conseguenze del virus, sia stato il veicolo diffusore verso l’esterno di questi batteri, ma credo sia stata una prevedibile fatalità, rientrante tra i cd rischi del mestiere che ogni ricercatore mette in conto, spesso, come è accaduto, mettendo a repentaglio persino la propria vita. Giova quindi evidenziare che la ricerca, seppur con i limiti umani sopra accennati, è essenziale per la crescita, per lo sviluppo e per la sopravvivenza della specie umana, e per tale motivo andrebbe maggiormente incentivata e supportata con ulteriori investimenti e non di certo demonizzata, in quanto unica depositaria delle competenze necessarie per la creazione di un vaccino, unico modo per sconfiggere definitivamente questa pandemia.
Altra argomentazione molto dibattuta, sempre in questo periodo, è quella relativa alla ricerca sia delle cause che hanno generato il virus che della consequenziale propagazione, a tal proposito, ritengo necessario, oltre che doveroso, ricordare a tutti, che è oggettivamente innegabile che la contaminazione chimica delle matrici ambientali, dovuta all’inquinamento ed a tutti i fattori umani che lo hanno generato, ha un impatto devastante sulla salute umana, tale correlazione è stata confermata anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) oltre che da tutti gli organismi sanitari internazionali, tra cui anche il nostro ISPRA, che da decenni hanno più volte lanciato il monito, evidenziando come i cambiamenti climatici, incidano sia direttamente che indirettamente, sulla salute umana, favorendo, appunto, la creazione ed il propagarsi di pandemie. In tale ottica, giova all’uopo, evidenziare, che azioni antropiche come la deforestazione ed il richiamato inquinamento, stanno distruggendo gli habitat naturali degli animali, rompendone gli equilibri biologici ed ecologici, avvicinando così sempre di più gli stessi all’uomo, creando in questo modo un ambiente propizio allo sviluppo ed alla traslazione di malattie infettive, appunto come è accaduto con il covid 19, di cui una delle poche certezze confermate è proprio che deriva dai pipistrelli, così come tutte la altre pandemie diffuse negli ultimi anni, come l’ebola, la sars, la zika ed altre ancora, che sono tutte di origine zoonotica, ossia trasmesse dagli animali selvatici, da non confondere in alcun modo, con quelli domestici, tale precisazione va evidenziata alla luce di quanto sta accadendo nelle ultime settimane, in molti, presi da ingiustificate fobie, spesso frutto delle predette notizie fake, stanno abbandonando i propri animali di affezione, creando così ulteriore scompiglio e confusione tra i corpi di volontariato già duramente impegnati nel portare svariate forme di sostegno a chi ne ha bisogno.
E’ quindi evidente che questa emergenza sta modificando radicalmente la nostra vita, ed è proprio alla luce di questo stato di eccezionalità che l’uomo ha l’obbligo di rivedere tutto il suo operato e porre in essere con urgenza dei rimedi, che vadano profondamente ad incidere sullo stile di vita sinora condotto. Bisogna patire dal richiamo della propria coscienza, avere un approccio eticamente corretto sia verso i propri simili, nutrendo amore per il prossimo e compiendo atti solidali, dimostrando così di “esistere” e non solo di essere un mero numero tra i miliardi di abitanti della Terra, e sia verso l’ambiente, mostrando il dovuto rispetto verso chi ci ha sempre donato tutto senza mai chiedere nulla in cambio. Solo con dei cambiamenti radicali che fondano le proprie radici nella piena consapevolezza di essere degli ospiti del pianeta e non i suoi padroni, solo in questo modo, si possono gettare le basi per un futuro sostenibile che tenga conto delle reali esigenze del pianeta.
Infine, è sotto gli occhi di tutti, che questa pandemia, ha messo in modo cruento ed improvviso il mondo intero, senza alcuna distinzione geografica, di fronte alle proprie responsabilità, ed è per tale motivo che essa non dovrà essere vista solo come un’immane tragedia universale, ma dovrà servire come sprono , rappresentando per tutti l’occasione per fermarsi e riflettere sulle condotte e sugli sbagli del passato, traendo così insegnamento dalle tribolazioni attuali, in modo che possano essere ristabilite le priorità del nostro vivere, l’uomo deve capire, una volta per tutte, che se non interviene tempestivamente, anche con una repentina inversione di rotta, la sua stessa sopravvivenza è messa seriamente in discussione.
Lo stesso uomo, dovrà quindi, avere come suo obiettivo primario, quello di saper comprendere e percepire quali siano i bisogni reali e necessari del pianeta e soprattutto quali siano gli spazi da lasciare alla natura senza alcuna interferenza, in modo che possa finalmente ristabilirsi, l’equilibrio ancestrale che per milioni di anni ha portato la terra ad essere il meraviglioso pianeta che tutti conosciamo.
Concludo con la certezza che faremo tesoro di questo tristissimo “momento globale”, e che sapremo rialzarci presto e trasformare tutte le nostre ansie e fobie in energia positiva e reattivo entusiasmo, in modo da poterli trasmettere anche alle future generazioni, impegnandoci sin d’ora alla “ricostruzione” di un mondo migliore, dove l’uomo vivrà rispettosamente ed in piena sintonia, con tutto quello che lo circonda, da “inquilino esemplare”.
Francesco Della Corte (Presidente di FareAmbiente Campania)
In Italia negli ultimi dieci anni, in particolare dal 2015 al 20 settembre 2024, sono stati registrati 146 eventi meteo estremi che hanno causato danni all’agricoltura, pari al 7,4% del totale degli eventi avvenuti nello stesso periodo in Italia. Lo evidenzia il report Città Clima – speciale Agricoltura di Legambiente realizzato in collaborazione con il Gruppo Unipol – indicando che “preoccupa in particolare l’accelerata degli ultimi due anni 2023-2024, con 79 eventi meteo estremi con danni al settore, che è oltre la metà del totale registrato negli ultimi 10 anni. Sei le regioni più colpite: Piemonte con 20 eventi, seguito da Emilia-Romagna (19), Puglia (17), Sicilia e Veneto (ciascuna con 14), Sardegna (11) con danni alle produzioni di frutta, ortaggi, mais, barbabietole, frutteti e vigneti che sono stati sradicati.
Orme di anfibi e rettili, ma anche piante, semi, impronte di pelle e persino gocce di pioggia: è un vero e proprio ecosistema fossilizzato su lastre di arenaria, quello scoperto nel Parco delle Orobie Valtellinesi in provincia di Sondrio. Riportato alla luce dallo scioglimento di neve e ghiaccio causato dal cambiamento climatico, conserva tracce di vita risalenti a 280 milioni di anni fa. I primi reperti, recuperati pochi giorni fa a 3.000 metri di quota con una spettacolare operazione supportata da un elicottero, sono stati mostrati per la prima volta al Museo di Storia Naturale di Milano.
Il 2024 sarà l’anno più caldo mai registrato, e la temperatura media globale sarà più di 1,5 gradi sopra i livelli pre-industriali, probabilmente più di 1,55 gradi. Lo scrive in un comunicato il servizio meteo della Ue, Copernicus.
“L’anomalia media della temperatura globale per i primi 10 mesi del 2024, da gennaio ad ottobre – scrive Copernicus -, è stata di 0,71 gradi superiore rispetto alla media 1991-2020: è la più alta mai registrata per questo periodo, e di 0,16 gradi più alta dello stesso periodo del 2023”.
Secondo il servizio meteo della Ue, “è ora virtualmente certo che il 2024 sarà l’anno più caldo mai registrato. L’anomalia della temperatura media per il resto del 2024 dovrebbe crollare quasi a zero perché il 2024 non risulti l’anno più caldo”. Inoltre, prosegue Copernicus, “dato che il 2023 è stato 1,48 gradi sopra il livello pre-industriale, è virtualmente certo che la temperatura globale annuale per il 2024 sarà di più di 1,5 gradi sopra il livello pre-industriale, ed è probabile che sarà superiore di più di 1,55 gradi”.