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Cultura

Addio a “Paolino” Isotta, critico musicale colto e implacabile con ironia napoletana

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Musicista colto e raffinato, scrittore dallo stile brillante d’altri tempi, critico severo nei giudizi, appassionato negli elogi e implacabile nelle stroncature. Paolo Isotta, morto oggi a 70 anni all’improvviso nella sua abitazione in corso Vittorio Emanuele a Napoli, non amava le mezze misure. Per oltre trenta anni ha raccontato star e vicende della musica classica dalle colonne del Corriere della Sera facendosi sicuramente molti nemici ma conquistando, allo stesso modo, schiere di estimatori. “Paolino” Isotta intrecciava la competenza straordinaria con la prosa ottocentesca e la verve tutta partenopea che lo rendeva affabulatore affascinante. “Mi sono studiata per giorni l’ intera partitura” disse anni fa ad alcuni amici cari per spiegare con quale impegno arrivasse a giudicare una particolare esecuzione. Il suo modo di fare gli permetteva di ironizzare esplicitamente e con leggerezza anche sulla sua omosessualita’, come fece qualche anno fa in una intervista a ”Il Foglio”. Il rapporto con il Corriere della Sera, cominciato nel 1980, si interruppe nel 2015. Due anni prima in un articolo aveva criticato duramente Daniel Harding e, indirettamente, Claudio Abbado, provocando la reazione di Ste’phane Lissner, sovrintendente del Teatro alla Scala di Milano, che lo bollo’ come “persona non gradita”. Salutando i suoi lettori nell’ annunciare la fine della collaborazione con il quotidiano milanese, Isotta scrisse: ”Torno a essere un musicista e null’altro che questo. Col presente articolo si chiude la mia attivita’ di critico musicale svolta per piu’ di quarantadue anni”. Nello stesso anno, tuttavia, comincio’ a scrivere per il Fatto Quotidiano e, piu’ avanti, anche su Libero. Figlio di un avvocato civilista, Isotta aveva frequentato Giurisprudenza all’Universita di Napoli Federico II. Dopo gli studi di pianoforte con Vincenzo Vitale e composizione con Renato Parodi e Renato Dionisi, nel 1971 ebbe una cattedra come professore straordinario al Conservatorio Francesco Cilea di Reggio Calabria, poi divenne ordinario a Torino e poi a Napoli. Nel 1994 lascio’ l’insegnamento ”per progressiva intolleranza verso gli allievi attuali”. Nel gennaio 2019 il Conservatorio di Musica “San Pietro a Majella” di Napoli lo ha nominato Professore Emerito. Il suo debutto come critico musicale risale al 1974, nel quotidiano Il Giornale di Indro Montanelli, poi la lunga avventura al Corriere. Ha scritto un gran numero di saggi di storia della musica e di musicologia. Del 1974 e’ il libro I diamanti della corona, il primo in assoluto dedicato alle opere di Gioacchino Rossini, del 1983 Il ventriloquo di Dio, sull’influenza della musica nelle opere di Thomas Mann. Tra le sue opere piu’ recenti la storia dei Conservatori napoletani dal Medio Evo ai giorni nostri; Il canto degli animali. I nostri fratelli e i loro sentimenti in musica e in poesia; La dotta lira. Ovidio e la musica. L’ultima sua fatica, del 2020, le 672 pagine di “Verdi a Parigi”. (

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Cultura

Scala: la Filarmonica suona il cinema in piazza Duomo

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Schindler’s List, E.T, Il Gattopardo e anche Indiana Jones: per l’ormai tradizionale concerto alla città in piazza Duomo il prossimo 9 giugno la Filarmonica della Scala diretta da Riccardo Chailly esplorerà il legame fra la musica sinfonica e il cinema. Solista d’eccezione, nella dodicesima edizione di questo concerto gratuito che sarà trasmesso su Rai 5, Rai Play e Radio3 e all’estero Artè e Wdr, sarà il violinista Emmanuel Tjeknavorian che a 29 anni da poco compiuti ha scelto di concentrarsi in particolare sulla carriera da direttore d’orchestra, ruolo in cui ha da poco preso la guida dell’orchestra Sinfonica di Milano. Quindi il concerto in piazza segna anche una “collaborazione fra enti” milanesi, ha spiegato Chailly, che spera si possa nel tempo allargare.

“Sarà un concerto irrinunciabile e un’occasione per vivere emozioni straordinarie” ha promesso l’assessore milanese Tommaso Sacchi. E sarà anche “divertente” ha aggiunto Chailly, con un programma che include brani come Lollapalooza di John Adams, la suite per violino e orchestra Le bouf sur le Toit di Darius Milhaud il cui sottotitolo è ‘cinema fantasia su arie sudamericane’, e ancora la suite e una selezione di ballabili da Il Gattopardo di Nino Rota (inclusa la sua orchestrazione del valzer di Verdi), Le avventure sulla terra da E.T e Scherzo per motocicletta e orchestra da Indiana Jones composti da John Williams. Al centro del concerto “un momento di spiritualità” tanto più significativo in questo momento di “tragici giorni di guerre parallele” ha aggiunto, ovvero il tema di Schindler’s List.

Il concerto “è la sintesi” dell’impegno della Filarmonica per aprirsi alla città e a un pubblico sempre più vasto, ha ricordato il presidente Maurizio Beretta. Ed è anche una occasione di collaborazione fra realtà diverse. L’appuntamento gratuito è infatti possibile grazie al contributo di Regione Lombardia, al patrocinio del Comune e al sostegno del main partner UniCredit, dallo sponsor Allianz (insieme alla fondazione Allianz Umana Mente) e Esselunga. E sempre con il cinema come filo conduttore, ha spiegato il coordinatore artistico Damiano Cottalasso, la Filarmonica sta pensando a un nuovo concerto con le musiche di John Williams (dopo quello diretto nel 2022 dallo stesso compositore, cinque volte vincitore dell’Oscar su 48 nomination, l’ultima quest’anno per il quinto capitolo della saga di Indiana Jones).

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Cultura

Il caffè simbolo di Napoli, una due giorni per celebrarlo

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Non c’è giornata dei napoletani che non inizi con un caffè: che sia tradizionale, macchiato, schiumato, freddo o caldo, in tazza o in vetro, ma il buongiorno è sempre accompagnato da un caffè. E per celebrare questo legame imprescindibile tra la città e la sua bevanda, il Comune di Napoli propone una due giorni, il 7 e 8 maggio, dedicata interamente al caffè con la manifestazione ‘Nu bbellu ccafè’ in programma al Maschio Angioino. “Parlare del caffè a Napoli è parlare di noi – ha detto il sindaco, Gaetano Manfredi – il senso del caffè è socialità, cultura, storia, è stare insieme. Il grande valore di Napoli oggi è essere una grande capitale in cui le persone stanno insieme ed è importante soprattutto in un momento fatto di grandi divisioni, sofferenze e guerre e il caffè è anche momento di pace”.

Un legame che è celebrato e raccontato da sempre anche dalla musica, dal teatro, dalla letteratura. “Il caffè, insieme alla pizza, è uno degli emblemi della nostra città – ha detto l’assessora al Turismo, Teresa Armato – vogliamo fare in modo che le nostre tradizioni enogastronomiche diventino sempre più attrattori turistici perché a Napoli vengono per tante ragioni e una di queste sono sicuramente il mangiare e il bere le nostre prelibatezze”. L’idea della manifestazione è nata da un ordine del giorno proposto dalla vicepresidente del Consiglio comunale, Flavia Sorrentino, e approvato all’unanimità, con cui si chiedeva di istituire la Giornata del caffè in città.

Al Maschio Angioino, napoletani e turisti potranno partecipare a incontri che spiegheranno il caffè, le sue varianti e come si è arrivati al rito del caffè, potranno partecipare a workshop, a cui si affiancheranno momenti di assaggio, competizioni e contest. Alla manifestazione parteciperanno esperti di caffè, tutte le torrefazioni napoletane, molti bar napoletani fra cui lo storico Gambrinus. Un’iniziativa che si pone anche nel solco del percorso che la città di Napoli, insieme ad altre città italiane, ha messo in campo affinché il caffè sia riconosciuto patrimonio Unesco.

“Con questa manifestazione proviamo a diffondere questa dipendenza – ha sottolineato lo scrittore Maurizio De Giovanni – cerchiamo di fare da ‘pusher’ di una dipendenza fondamentale per i napoletani per cui il caffè è una modalità di incontro sociale”. Il logo della manifestazione è stato realizzato dagli allievi dell’Accademia di Belle Arti di Napoli.

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Cronache

Strasburgo: Getty restituisca la statua dell’Atleta di Lisippo all’Italia

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L’Italia ha tutto il diritto di confiscare e chiedere la restituzione della statua greca in bronzo dell’Atleta vittorioso attribuita a Lisippo che si trova attualmente nel museo della la villa Getty a Malibu, in California. Lo ha stabilito oggi all’unanimità la Corte europea dei diritti umani respingendo il ricorso presentato dalla fondazione Paul Getty per violazione della protezione della proprietà.

Nella sua sentenza, la Corte di Strasburgo ha quindi riconosciuto la legittimità dell’azione intrapresa dalle autorità italiane per recuperare l’opera d’arte che venne rinvenuta nelle acque dell’Adriatico, al largo delle Marche, nel 1964. E che, dopo varie vicissitudini, venne acquistata dalla fondazioni Getty nel 1977 per approdare infine al museo di Malibu. I giudici, in particolare, hanno sottolineato che la protezione del patrimonio culturale e artistico di un Paese rappresenta una priorità anche dal punto di vista giuridico. Inoltre, diverse norme internazionali sanciscono il diritto di contrastare l’acquisto, l’importazione e l’esportazione illecita di beni appartenenti al patrimonio culturale di una nazione.

La fondazione Getty, sottolinea inoltre la Corte, si è comportata “in maniera negligente o non in buona fede nel comprare la statua nonostante fosse a conoscenza delle richieste avanzate dallo Stato italiano e degli sforzi intrapresi per il suo recupero”. Da qui la constatazione che la decisione dei giudici italiani di procedere alla confisca del bene conteso “è stata proporzionata all’obiettivo di garantirne la restituzione”.

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